In Piazza San Pietro la Messa del giorno di Pasqua presieduta dal cardinale Comastri su delega di Francesco. Nell’omelia del Pontefice, l’invito ai fedeli ad avere speranza che “possiamo vivere questa esistenza povera, fragile e ferita aggrappati a Cristo, perché Lui ha vinto la morte, vince le nostre oscurità e vincerà le tenebre del mondo”
Isabella H. de Carvalho – Città del Vaticano
Cristo risorto “si nasconde e si rivela nelle sorelle e nei fratelli che incontriamo”, nelle “situazioni più anonime e imprevedibili della nostra vita” e “nel quotidiano”, quindi “dobbiamo metterci in movimento, uscire per cercarlo”. Questa l’esortazione del Papa ai fedeli nell’omelia per la Messa del giorno di Pasqua, il 20 aprile. La liturgia, celebrata questa mattina in Piazza San Pietro, è stata presieduta su delega di Francesco dal cardinale Angelo Comastri, vicario generale emerito per la Città del Vaticano e arciprete emerito della Basilica di San Pietro, il quale, alla fine dell’omelia, ha voluto ringraziare il Pontefice per questo “forte invito a risvegliare la nostra fede”.
Sotto un cielo primaverile, circa 35 mila fedeli sono riuniti tra il colonnato del Bernini. Tra loro anche il primo ministro della Croazia, Andrej Plenković, e una delegazione dall’Olanda. Come ogni anno, il sagrato della Basilica vaticana è stata adornata di fiori e piante di tutti i tipi e colori per la Settimana Santa. Dato che questo anno i cristiani dell’Oriente e dell’Occidente celebrano la Pasqua lo stesso giorno, il Vangelo è stato proclamato sia in greco che in latino. Sono stati anche intonati dei canti pasquali della liturgia bizantina che anticamente venivano cantati davanti al Papa il giorno di Pasqua.
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La speranza che Cristo vince la morte
Nell’omelia del Pontefice, letta da Comastri, è forte l’invito ai fedeli a credere nella “speranza più grande della nostra vita” ovvero che “possiamo vivere questa esistenza povera, fragile e ferita aggrappati a Cristo, perché Lui ha vinto la morte, vince le nostre oscurità e vincerà le tenebre del mondo, per farci vivere con Lui nella gioia”. Il Papa sottolinea che l’Anno giubilare che la Chiesa sta vivendo è l’occasione perfetta per affidare a Dio “le nostre sofferenze e inquietudini” e “il destino dell’umanità”. Gesù “ancora oggi vuole rinnovare la nostra vita”.
Non possiamo parcheggiare il cuore nelle illusioni di questo mondo o rinchiuderlo nella tristezza; dobbiamo correre, pieni di gioia. Corriamo incontro a Gesù, riscopriamo la grazia inestimabile di essere suoi amici. Lasciamo che la sua Parola di vita e di verità illumini il nostro cammino
Mettersi in movimento
Riprendendo il Vangelo di Giovanni in cui Maria di Magdala e i discepoli scoprono il sepolcro vuoto, il Papa sottolinea che per trovare Gesù Cristo risorto bisogna mettersi in movimento e cercarlo. “I protagonisti dei racconti della Pasqua corrono tutti”, evidenzia. Questo movimento mostra “il desiderio, la spinta del cuore, l’atteggiamento interiore di chi si mette alla ricerca di Gesù”, continua, spiegando che “la Pasqua ci consegna al movimento, ci spinge a correre” come i discepoli.
Come Maria di Magdala, ogni giorno possiamo fare l’esperienza di perdere il Signore, ma ogni giorno noi possiamo correre per cercarlo ancora, sapendo con certezza che Egli si fa trovare e ci illumina con la luce della sua risurrezione
Cristo non è una statua o un eroe del passato
Il Papa sottolinea poi che Cristo risorto è un fatto rilevante per la vita di ogni persona: “Non si può rinchiuderlo in una bella storia da raccontare” o “fare di Lui un eroe del passato o pensarlo come una statua sistemata nella sala di un museo”. O altrettanto considerare la risurrezione come “una sistemazione statica o un pacifico accomodarsi in qualche rassicurazione religiosa”. La Pasqua, continua Francesco, invita ogni persona ad avere “occhi capaci di ‘vedere oltre’, per scorgere Gesù, il Vivente” e vedere Dio che si fa presente nei fatti della vita.
Egli è vivo e rimane sempre con noi, piangendo le lacrime di chi soffre e moltiplicando la bellezza della vita nei piccoli gesti d’amore di ciascuno di noi