Nel discorso alle autorità, Francesco guarda al Lussemburgo come modello di impegno nella costruzione di un’Europa unita e solidale. Esprime rammarico per il proliferare degli investimenti negli armamenti e invita, dinanzi ai conflitti attuali, ad attingere ai valori spirituali per impedire “l’impazzimento della ragione”. Istituzioni e leggi garantiscano equità, è inoltre l’auspicio del Pontefice: la ricchezza è una responsabilità, non crei discriminazioni
Antonella Palermo – Città del Vaticano
Cooperazione tra le nazioni per evitare “inutili stragi” e per uscire dal perseguimento “miope” dei propri interessi. È quanto esprime come auspicio Papa Francesco fin dal suo primo discorso in Lussemburgo dove oggi, 26 settembre, è approdato per il suo 46.mo viaggio apostolico che lo condurrà anche in Belgio. Lo tiene di fronte a circa trecento persone – autorità, rappresentanti della società civile e Corpo Diplomatico esponenti del mondo culturale e imprenditoriale – nella Cercle Cité, il cuore della capitale, nella stessa sala dove settant’anni fa si svolsero le prime udienze della Corte di Giustizia della Comunità del Carbone e dell’Acciaio, precursore della moderna Ue.
L’appuntamento segue la visita di cortesia, nel Palazzo granducale, al granduca Enrico di Lussemburgo dove, come scritto da Francesco sul libro d’onore, sono già stati messi a fuoco gli elementi fondamentali che qualificano uno Stato: dignità delle persone, bene comune, collaborazione internazionale. Il Pontefice, di fatto, ricalca e approfondisce questa sintesi dopo aver ascoltato le parole del primo ministro Luc Frieden il quale, nel sottolineare il ruolo delle religioni come fonte di arricchimento nei dibattiti su questioni etiche, sociali e ambientali, ricorda l’opera originaria del missionario san Willibrord, primo vescovo di Utrecht. Frieden si fa portavoce del dovere di tutelare la dignità umana sancita dalla Costituzione, e di perseverare in quel progetto europeo di pace che “va difeso ogni giorno”.
Per un’Europa unita e solidale
Il Papa ricorda la particolare collocazione geografica del Paese, al crocevia delle più rilevanti vicende storiche dell’Europa, con un passato di invasione e privazione della libertà. Socio fondatore dell’Unione Europea, sede di numerose istituzioni europee, tra cui la Corte di Giustizia dell’Unione, la Corte dei Conti e la Banca degli Investimenti, ha vissuto i drammi delle guerre nella prima metà del secolo scorso che sono state delle vere e proprie lezioni per la popolazione, tanto che il Pontefice parla di una nazione “ammaestrata dalla sua storia”.
Il vostro Paese si è distinto nell’impegno per la costruzione di un’Europa unita e solidale, nella quale ogni Paese, piccolo o grande che fosse, avesse il suo proprio ruolo, lasciando finalmente alle spalle le divisioni, i contrasti e le guerre, causate da nazionalismi esasperati e da ideologie perniciose.
La democrazia previene e contrasta le discriminazioni
Proprio la posizione territoriale del Lussemburgo, come accade in genere per le aree di confine, può rivelarsi un danno o un’opportunità. Lo spiega il Papa quando parla dei rapporti tra potenze in conflitto: se prevalgono logiche di scontro, gli Stati cuscinetto “finiscono per essere – loro malgrado – pesantemente coinvolti”; se prevalgono invece “vie di saggezza”, diventano luoghi adatti “a indicare non solo simbolicamente, le esigenze di una nuova epoca di pace e le strade da percorrere”. La premessa indispensabile perché si verifichi questa seconda strada – a prescindere dall’estensione geografica, dalla rilevanza geopolitica ed economica del Paese – è, ribadisce Francesco, “la solida struttura democratica del Paese”. Ecco cosa è davvero importante:
La paziente costruzione di istituzioni e leggi sagge, le quali, disciplinando la vita dei cittadini secondo criteri di equità e nel rispetto dello stato di diritto, pongono al centro la persona e il bene comune, prevenendo e contrastando i pericoli di discriminazione e di esclusione.
Cooperazione tra i popoli
Fa proprie, Papa Francesco, le parole che già San Giovanni Paolo II pronunciò qui nel 1985, in particolare l’auspicio che la “volontà di solidarietà unisca sempre più le comunità nazionali” e si estenda nel mondo.
Rinnovo l’appello affinché si instaurino relazioni solidali tra i popoli, in modo che tutti possano diventare partecipi e protagonisti di un ordinato progetto di sviluppo integrale.
La ricchezza è una responsabilità
Il Successore di Pietro rimarca poi il duplice solco su cui si fonda il suo magistero: cura del creato e della fraternità. Ricordando una delle peculiarità del Lussemburgo, tradizionale meta di emigrazione da altre nazioni tanto che quasi metà della popolazione arriva dall’estero, il Papa torna a sottolineare le caratteristiche di un sano sviluppo:
[…] Per essere autentico e integrale, non deve saccheggiare e degradare la nostra casa comune e non deve lasciare ai margini popoli o gruppi sociali. La ricchezza – non dimentichiamolo – è una responsabilità. Pertanto chiedo che sia sempre vigile l’attenzione a non trascurare le Nazioni più svantaggiate, anzi, che esse siano aiutate a risollevarsi dalle loro condizioni di impoverimento. Questa è una via maestra per fare in modo che diminuisca il numero di quanti sono costretti a emigrare, spesso in condizioni disumane e pericolose.
La guerra ammala le nazioni, fa impazzire la ragione
In Europa riemergono “fratture” e “inimicizie”, denuncia il Pontefice. Buona volontà e lavoro diplomatico, lamenta, sembrano infruttuosi rispetto al prevalere delle logiche di distruzione e morte. Si percorrono “tragiche vie di guerra” senza memoria dei danni che la guerra ha prodotto nella storia.
Per sanare questa pericolosa sclerosi, che fa ammalare gravemente le Nazioni e rischia di gettarle in avventure dai costi umani immensi, rinnovando inutili stragi, occorre alzare lo sguardo verso l’alto, occorre che il vivere quotidiano dei popoli e dei loro governanti sia animato da alti e profondi valori spirituali, che impediscano l’impazzimento della ragione e l’irresponsabile ritorno a compiere i medesimi errori dei tempi passati, aggravati per giunta dalla maggiore potenza tecnica di cui l’essere umano ora si avvale.
Il Vangelo spegne gli odi e riconcilia
A riconciliare i cuori è il Vangelo, afferma Francesco, “linfa vitale”, forza sempre nuova di rinnovamento personale. È proprio con lo spirito evangelico del “servizio” che la leadership dovrebbe operare. Ricordando il motto stesso del viaggio “Pour servir”, Bergoglio indica in questo atteggiamento il “più alto titolo di nobiltà”, lo stile da assumere ciascuno ogni giorno.
Il Vangelo di Gesù Cristo, che solo è in grado di trasformare in profondità l’animo umano, rendendolo capace di operare il bene anche nelle situazioni più difficili, di spegnere gli odi e riconciliare le parti in conflitto.
Promuovere la pace, integrare i migranti
Di fronte all’urgente bisogno di sicurezza e pace del tempo presente, risuona il richiamo del Papa alle autorità è all’impegno costante e paziente “in oneste trattative in vista della soluzione dei contrasti”.
Il Lussemburgo può mostrare a tutti i vantaggi della pace rispetto agli orrori della guerra, dell’integrazione e promozione dei migranti rispetto alla loro segregazione, i benefici della cooperazione tra le Nazioni a fronte delle nefaste conseguenze dell’indurimento delle posizioni e del perseguimento egoistico e miope o addirittura violento dei propri interessi.