Il portavoce Bruni aggiorna i giornalisti in Sala Stampa vaticana sulle condizioni di salute del Pontefice, ricoverato nel Policlinico romano per le cure da un’infezione delle vie respiratorie. Francesco non ha guidato l’Angelus, seguendo l’indicazione di “riposo assoluto” dello staff medico. Ma una nutrita folla di fedeli si è radunata fuori dall’ospedale nella speranza di una sorpresa e per pregare per la “buona guarigione” del Papa: “Vogliamo che torni ad affacciarsi, ma dalla sua finestra”
Salvatore Cernuzio e Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano
Il Papa ha dormito bene, “una bella notte di sonno”, ha fatto colazione e ha letto i quotidiani come fa abitualmente, prosegue la terapia. Sono gli aggiornamenti che il portavoce vaticano, Matteo Bruni, offre ai giornalisti presenti nella Sala Stampa della Santa Sede in merito alle condizioni del Papa, ricoverato da venerdì scorso nel Policlinico Gemelli per curarsi da una infezione delle vie respiratorie. Già ieri una nota ufficiale della Sala Stampa informava sul miglioramento della salute generale di Francesco, che non ha presentato episodi febbrili, e di alcuni valori come certificati da esami di laboratorio. Oggi Bruni, incontrando i cronisti – alcuni dei quali hanno lamentato la diffusione di fake news sulla salute del Papa, da parte, peraltro di testate che non hanno neppure corrispondenti a Roma o vaticanisti – conferma quanto già affermato ieri, aggiungendo il dettaglio di una mattinata di ‘routine’ per il Pontefice, che, tuttavia, come annunciato ieri, non ha guidato la preghiera domenicale dell’Angelus “per facilitare la ripresa” e seguire le prescrizioni dello staff medico di “riposo assoluto”
Fedeli riuniti al Gemelli a mezzogiorno
Al Gemelli, però, prima delle 12, l’ora dell’Angelus, una nutrita folla di persone si è fermata ugualmente sotto un sole che a Roma non si vedeva da giorni al lato destro della piazza dell’ospedale, dove spicca la grande statua di Giovanni Paolo II. Sono una cinquantina di coppie, gruppi, famiglie, sacerdoti, al Policlinico per una visita o il ricovero di un parente che si sono appostati al corrimano nella speranza di vedere un cenno dalle finestre del decimo piano. Dietro a loro telecamere e fotocamere dei giornalisti delle testate internazionali. Tutti sono in fila con la testa e lo smartphone puntati verso l’alto.
“Ecco, ecco, qualcosa si è mosso lì”, urla all’improvviso un’anziana intorno alle 12.02 assicurando di aver notato un movimento dalle finestre. Tutti sobbalzano e zoomano verso le finestre. “Dove? Dove?”, domandano. Un falso allarme che però non la fiducia in una “improvvisata”: “D’altronde questo Papa ci ha abituato a sorprese”. “Speriamo che esca il nostro Papa”, sospirano tre donne venute da Cetraro, in Calabria, “volevamo fargli un augurio speciale di buona guarigione e soprattutto dirgli che speriamo di rivederlo presto”.
Auguri e preghiere
“Anche io vengo dalla Calabria”, fa esco la signora Ermelinda, lì a fianco con il marito Franco. È al Gemelli – come racconta – per una biopsia che dovrà effettuare domattina, ma oggi, dice, non vuole pregare per lei ma per il Papa. “Siamo naturalmente in apprensione per il Santo Padre, abbiamo bisogno tanto della sua presenza e della sua benedizione per tutte le persone che soffrono. Lo stiamo ricordando tanto nella preghiera perché è l’arma più importante, il Papa ce lo chiede sempre: ‘Pregate per me’. E noi lo facciamo, vogliamo che stia bene”.
Messaggi dalla gente
Una donna con la mascherina e un Rosario argentato nelle mani resta in disparte dalla folla. Non vuole dire una parola: “Solo preghiera”. Più avanti un uomo, con la figlia ricoverata da quasi un mese, ha le lacrime agli occhi che scendono dal volto rivolto alle finestre. Anche lui spiega di voler vivere il momento dell’Angelus nel raccoglimento: per il Papa e per la bambina. “Sono qui a fare il mio dovere: pregare!”, esclama invece don Jaroslaw, sacerdote polacco di Elblag ma studente a Pamplona, ora a Roma per lavoro. Con una grossa coroncina nelle mani chiede se può inviare, tramite i media vaticani, un messaggio direttamente al Papa: “Santità, le auguriamo che guarisca presto, che abbia buona salute nel corpo e nell’anima, che possa continuare a svolgere la sua missione. Le chiediamo di benedirci”. “Credo che tutti i sacerdoti oggi stiano pregando oggi per il Santo Padre”, aggiunge, “e che molti fedeli abbiano dedicato questo Angelus a lui”. Dalla cappellina interna del Gemelli intitolata a Papa Wojtyla, di recente costruzione, c’è un via vai di fedeli che hanno partecipato alle Messe domenicali dei francescani che servono nella Cappellania: “Abbiamo ricordato il Papa durante le celebrazioni”. Molti si affrettano a uscire anche loro verso mezzogiorno. L’attesa da parte di tutti dura una ventina di minuti, trenta per i più ostinati; qualcuno va via con un pizzico di delusione, ma consapevole della situazione. Si spegne l’attesa, ma non la speranza. Quale? “Di vedere, sì, il Papa riaffacciarsi dalla finestra. Ma dalla sua non da quella di un ospedale”.