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Il Papa ai sacerdoti: uscire dal clericalismo per diventare annunciatori di speranza


Nella Basilica di San Pietro la Messa crismale del Giovedì Santo presieduta dal cardinale Calcagno su delega di Francesco. Nell’omelia del Pontefice l’invito ai preti a “ricominciare” durante l’Anno giubilare “nel segno della conversione” e a trasformare le parole in azioni tangibili: “I poveri, prima degli altri, e i bambini, gli adolescenti, le donne e anche coloro che nel rapporto con la Chiesa sono stati feriti, hanno il “fiuto” dello Spirito Santo: lo distinguono da altri spiriti mondani”

Isabella H. de Carvalho – Città del Vaticano

Il sacerdozio diventa “un ministero di speranza” quando è Cristo a condurre, perché “in ognuna delle nostre storie Dio apre un giubileo, cioè un tempo e un’oasi di grazia”. È l’incoraggiamento che il Papa rivolge a tutti i sacerdoti nell’omelia per la Messa crismale del Giovedì Santo. La liturgia celebrata nella Basilica di San Pietro questa mattina, 17 aprile, è presieduta dal cardinale Domenico Calcagno, presidente emerito dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, su delega di Francesco ancora convalescente a Casa Santa Marta. Nella circostanza sono stati consacrati gli oli che poi saranno utilizzati per i vari sacramenti durante l’anno, come Battesimo, cresima o unzione degli infermi, alla presenza di 4300 persone, di cui 1800 sacerdoti e 2500 fedeli.

LEGGI QUI IL TESTO INTEGRALE DELL’OMELIA DEL PAPA

Guardare la propria vita per essere vicino alle persone

Nell’omelia, pronunciata dal cardinale, il Papa esorta i preti a “leggere il sacerdozio ministeriale come puro servizio al popolo sacerdotale” per portare “il lieto annuncio” della risurrezione di Cristo ai fedeli. Ricordando il rinnovamento delle promesse del giorno dell’ordinazione, di cui si fa memoria nella Messa crismale, Francesco sottolinea l’importanza di guardare la propria storia senza paura: questo porta “ristoro” a tutto il popolo di Dio, tramite la “prossimità quotidiana del prete alla sua gente in cui le profezie di giustizia e di pace si adempiono”, sottolinea il Pontefice. E l’Anno Santo, aggiunge, è una perfetta occasione per poter riscoprire il sacerdozio in servizio dei fedeli.

L’anno giubilare rappresenta così, per noi sacerdoti, una specifica chiamata a ricominciare nel segno della conversione. Pellegrini di speranza, per uscire dal clericalismo e diventare annunciatori di speranza.


Le anfore di oli che verranno usati per i Sacramenti   (VATICAN MEDIA Divisione Foto)

L’importanza della Parola di Dio

Il Papa insiste poi sull’importanza della Parola di Dio per accompagnare il ministero. “La nostra vita è sostenuta da buone abitudini. Esse possono inaridirsi, ma rivelano dov’è il nostro cuore – evidenzia – Quello di Gesù è un cuore innamorato della Parola di Dio: a 12 anni lo si capiva già e ora, divenuto adulto, le Scritture sono casa sua”. L’invito ai sacerdoti è quindi a ricordarsi che la Bibbia rimane la loro “prima casa”, dove si è costruito un rapporto con la Parola di Dio e in cui ognuno ha “delle pagine più care”.

Aiutiamo anche altri a trovare le pagine della loro vita: forse gli sposi, quando scelgono le Letture del loro matrimonio; o chi è nel lutto e cerca dei brani per affidare alla misericordia di Dio e alla preghiera della comunità la persona defunta.

Trasformare la Parola in fatti

Tornando al Vangelo, Papa Francesco evidenzia l’importanza del passo del profeta Isaia che sceglie Gesù in cui si legge che “lo Spirito del Signore à sopra di me”. “Noi seguiamo Lui e per ciò stesso ci riguarda e ci coinvolge la sua missione” ed è questo Spirito che “invochiamo sul nostro sacerdozio” e che rimane “silenzioso protagonista del nostro servizio”. Francesco poi rimarca che i fedeli avvertono subito quando questo Spirito è reale e la Parola di Dio si trasforma in fatti tangibili.

I poveri, prima degli altri, e i bambini, gli adolescenti, le donne e anche coloro che nel rapporto con la Chiesa sono stati feriti, hanno il “fiuto” dello Spirito Santo: lo distinguono da altri spiriti mondani, lo riconoscono nella coincidenza in noi tra l’annuncio e la vita. Noi possiamo diventare una profezia adempiuta, e questo è bello!

Dio che porta avanti la sua opera

Francesco aggiunge che gli oli consacrati durante Messa sono un sigillo di “questo mistero trasformativo nelle diverse tappe della vita cristiana”. Invita quindi i sacerdoti a “mai scoraggiarsi, perché è un’opera di Dio” e lui “non fallisce mai”.

Fino all’ultimo giorno, è sempre Lui a evangelizzarci, a liberarci dalle prigioni, ad aprirci gli occhi, a sollevare i pesi caricati sulle nostre spalle. E poi perché, chiamandoci alla sua missione e inserendoci sacramentalmente nella sua vita, Egli libera anche altri attraverso di noi. In genere, senza che ce ne accorgiamo. Il nostro sacerdozio diventa un ministero giubilare, come il suo, senza suonare il corno né la tromba: in una dedizione non gridata, ma radicale e gratuita.

La celebrazione della Messa del Crisma

La celebrazione della Messa del Crisma   (Vatican Media)

La Pasqua sostiene la missione

Nonostante “la nostra casa comune, tanto ferita, e la fraternità umana, così negata, ma incancellabile”, il “raccolto di Dio è per tutti” ed è “un campo vivo, in cui cresce cento volte più di quello che si è seminato”, afferma Francesco. “Ogni contadino, infatti, conosce stagioni in cui non si vede nascere nulla. Non ne mancano anche nella nostra vita. È Dio che fa crescere e che unge i suoi servi con olio di letizia”. Il Pontefice conclude incoraggiando i sacerdoti nel loro ministero, anche con le difficoltà che possono sorgere: “Molte paure ci abitano e tremende ingiustizie ci circondano, ma un mondo nuovo è già sorto”.

Passione, morte e risurrezione di Gesù, che ci apprestiamo a vivere, sono il terreno che sostiene saldamente la Chiesa e, in essa, il nostro ministero sacerdotale.



Dal sito Vatican News

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