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Il cardinale Zuppi: l’Europa riscopra i suoi valori fondanti, ripudiare la guerra


Nella Basilica romana di Santa Maria in Trastevere l’arcivescovo di Bologna e presidente della CEI dialoga con il giornalista Ferruccio De Bortoli, nell’ambito del Giubileo della Comunicazione e tratta diversi argomenti di attualità: “L’anniversario degli 80 anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale serva all’Europa per decidere che cosa vuol essere e per riscoprire quell’umanesimo capace di risolvere i conflitti e costruire una società migliore”

Alvise Sperandio – Roma

Un dialogo a tutto campo con diversi spunti di riflessione: il presente e il futuro della comunicazione; il ruolo dei giornalisti; ma anche gli immigrati in catene allontanati dagli Stati Uniti appena reinsediato Trump da presidente; la tregua fragile in Terrasanta; il destino della guerra in Ucraina; il ricordo della Liberazione; il presente e il futuro dell’Europa; la riforma della giustizia; lo scandalo degli abusi nella diocesi di Bolzano-Bressanone; le solitudini e il fine vita. Il cardinale Matteo Maria Zuppi parla a tutto campo nella basilica di Santa Maria in Trastevere, centro di riferimento della comunità di Sant’Egidio e dove fu parroco prima di diventare vescovo, sollecitato dalle domande del giornalista Ferruccio De Bortoli, già direttore del Corriere della Sera, nel corso dell’incontro “Comunicare speranza e pace” promosso dall’Ufficio delle Comunicazioni sociali della CEI per il Giubileo del mondo della Comunicazione, iniziato venerdì come primo evento dell’Anno Santo e che domani raggiungerà il suo culmine con la Messa nella Basilica di San Pietro celebrata da Papa Francesco.

Giornalisti: “Schiettezza, ma nel rispetto delle persone”

Si parte dal tema dell’evento. “Nel suo lavoro il giornalista – dice il cardinale Zuppi – è sempre chiamato a riscoprire il coraggio, che dipende dalla sua professionalità e dal voler bene: che significa ricercare sempre il vero, anche andando oltre e trovando la speranza dell’umano”. De Bortoli ricorda l’importanza di saper rispettare le persone e cita uno dei valori cari a Papa Francesco: la “parresia”, ovvero la capacità di saper dire le cose con chiarezza. “C’è sempre un livello di base al di sotto del quale non bisogna andare: talvolta tale livello, purtroppo, non c’è proprio – afferma Zuppi –. La schiettezza è necessaria ma non bisogna mai mancare di rispetto, di attenzione, di umanità: una notizia data senza conoscenza, profondità, distinzione tra fatti e interpretazione, può fare male”. L’altra qualità, ricorda il porporato, “e la mitezza che è la vera consapevolezza delle proprie convinzioni. Chi è convinto non ha bisogno di gridare e di imporsi”. Il rapporto tra vero e falso è fondamentale soprattutto nell’epoca dei social network: “È necessario prestare attenzione a far pensare male, perché poi qualcosa rischia di restare…” perché nella digitalizzazione, osserva De Bortoli, “può esserci il trionfalismo del verosimile: una cosa falsa veicolata col giusto algoritmo dai social può far pensare di essere o diventare vera”. “E se decide l’algoritmo – aggiunge Zuppi – è preoccupante, perché invisibile, non neutro”.

Il dibattito tra Zuppi e De Bortoli a Santa Maria in Trastevere

Il dibattito tra Zuppi e De Bortoli a Santa Maria in Trastevere

L’immagine degli immigrati in catene negli Usa ci irriti istintivamente

L’incontro è anche l’occasione per una panoramica sugli eventi di più stretta attualità. De Bortoli suggerisce l’immagine degli immigrati in catene espulsi dagli Stati Uniti: “Un’immagine così, come cristiani, ci deve irritare istintivamente. C’è un problema di dignità, rispetto, attenzione all’altro. Stiamo perdendo in umanità”, risponde il cardinale Zuppi che a proposito della fragile tregua in Terrasanta, con l’immagine delle soldatesse liberate, ammonisce: “Quello che preoccupa tantissimo è l’odio. Bisogna insistere sulla strada dell’incontro, del dialogo. Questo riguarda anche lo stesso fare giornalismo: se io racconto con umanità un fatto, aiuto a capire chi è l’altro. Nell’odio diventa, invece, un nemico da combattere. Come diocesi di Bologna siamo andati in pellegrinaggio in Terrasanta con lo spirito non solo di visitare i luoghi della venerazione di Cristo Signore, ma anche per ascoltare le voci di chi sta vivendo quella situazione: ricordo la mamma di un ostaggio che cosi si è rivolta a noi: “La mia sofferenza è quella di tutti. E non voglio che la mia sofferenza ne produca dell’altra”. Sul conflitto in Ucraina, De Bortoli sostiene che “dopo tre anni è calato l’interesse dell’opinione pubblica”. “È vero che ci abituiamo a tutto, ma non ci si può mai abituare alla follia della guerra. Continuare a raccontare è un grande compito”, interviene Zuppi. In vista della Giornata della memoria, De Bortoli mette in guardia dal “rischio di riscrivere gli eventi mescolando torti e ragioni, vittime e carnefici” e Zuppi invita “a conservare la memoria, ma soprattutto il di più della memoria”.

A 80 anni dalla Seconda Guerra mondiale “l’Europa ritrovi sé stessa”

Così si arriva a un appuntamento importante per questo 2025: l’ottantesimo anniversario della fine della seconda guerra mondiale e della Liberazione dal regime nazifascista. “Potremmo chiederci dov’è finita l’Europa. Abbiamo fatto poca manutenzione, eppure serve molto. Se non cresce in visione, in politica, resta solo burocrazia – è l’analisi del cardinale Zuppi – L’anniversario, che ricorda pure la nascita dell’Europa, sia l’occasione per scegliere cosa vuol fare, per riscoprirne i valori fondanti, espressione dell’umanesimo”. De Bortoli chiede se un diritto penale internazionale, con la sua corte di giustizia, possa servire: “Mi preoccupa quando gli organismi sovranazionali vengono messi in discussione – l’opinione di Zuppi –. Qui si vede come abbiamo perso la lezione della pandemia da Covid: si era detto che se ne usciva tutti insieme, ce lo siamo dimenticati subito”.

Il dossier abusi nella diocesi di Bolzano-Bressanone

Tra gli altri temi De Bortoli interpella il cardinale sulla riforma della giustizia italiana con la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante: “Vorrei non rispondere – sorride Zuppi – certo, gli equilibri istituzionali nella vita comune sono una cosa seria, non devono esserci prevaricazioni. Da italiano amo la Costituzione che ci ha insegnato quanto sia importante fare le regole assieme”. A tenere banco, negli ultimi giorni, è la notizia del dossier sui numerosi casi di abusi accaduti nella diocesi di Bolzano-Bressanone”: “L’informazione doveva essere più coraggiosa o c’è stata qualche strumentalizzazione?”, domanda De Bortoli. “Quel che è emerso ci rattrista molto. Questo problema va affrontato a partire dall’ascolto delle vittime. L’informazione ha fatto bene perché ha fatto crescere la consapevolezza. Tutti noi non dovremmo svegliarci solo quando c’è un problema. Ora, la Chiesa si è dotata di strumenti per essere rigorosissimi. Su questo versante sappiamo che dobbiamo fare di più. Dopo di che dico anche che il giustizialismo è pericoloso per tutti”.

Malattia e solitudine

De Bortoli guarda alle fatiche della vita e “a una società dove bisognerebbe raccontare di più il dolore, la sofferenza, la solitudine del nostro tessuto umano e in cui, però, c’è un grandissimo valore che si chiama volontariato. A Milano una recente ricerca ha messo in evidenza che una famiglia su due è composta da una sola persona, spesso anziana e che spesso muore da sola”. “La malattia di Alzheimer, per esempio, è la solitudine della solitudine – sottolinea il presidente della CEI –. La solidarietà è un grande capitale umano. Il mio auspicio è che uno dei segni del Giubileo è di non far mancare mai l’amore a chi è solo”.

Un momento del dialogo nell'ambito del Giubileo della Comunicazione

Un momento del dialogo nell’ambito del Giubileo della Comunicazione

Fine vita: “Alla Chiesa non piace la sofferenza”

L’ultimo passaggio del dialogo, riguarda il tema del fine vita, col dibattito su una possibile legge che il Parlamento italiano potrebbe adottare per disciplinarlo: “Su questo mi pare che la Chiesa abbia fatto più passi avanti che il legislatore, ma in generale è un tema che continuiamo a rimuovere – conclude il cardinale Zuppi –. Certo, il Parlamento non può non decidere anche perché, se no, rispondono i giudici. Osserviamo l’evoluzione. Ma una cosa è chiara: alla Chiesa non piace la sofferenza. Grazie, no. Esistono le cure palliative, si lavori per estendere la rete di cure”.



Dal sito Vatican News

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