Ascolto, discernimento, profezia. Le tre fasi del percorso che ha portato la Chiesa italiana fino all’appuntamento della Seconda assemblea sinodale, delineano l’importanza di valorizzare la partecipazione delle comunità per accogliere le voci dello Spirito nelle esperienze concrete, l’individuazione delle priorità pastorali, sempre guidati dal Vangelo e le scelte coraggiose da compiere per costruire comunità aperte, inclusive e solidali, evitando di ridurre il Sinodo a mero cambiamento strutturale.
Il Cardinale Matteo Zuppi, Presidente della Cei, ha aperto la Seconda Assemblea Sinodale guidando la preghiera per invocare lo Spirito e per la salute del Papa. Francesco interviene, con un messaggio, insistendo sul tema della gioia cristiana. «La gioia cristiana», scrive, «non è mai esclusiva, ma sempre inclusiva, è per tutti. Si compie nelle pieghe della quotidianità e nella condivisione: è una gioia dai larghi orizzonti, che accompagna uno stile accogliente. È dono di Dio – ricordiamolo sempre –; non è una facile allegria, non nasce da comode soluzioni ai problemi, non evita la croce, ma sgorga dalla certezza che il Signore non ci lascia mai soli. Ne ho fatto esperienza anch’io nel ricovero in ospedale, e ora in questo tempo di convalescenza». Una gioia, continua il cardinale Zuppi, radicata nell’incontro con Dio e nella fraternità, come antidoto al pessimismo e all’individualismo. «Il nostro pensiero», ribadisce, «va a Papa Francesco, che del resto del Gaudium ha fatto la cifra del suo ministero, per liberare da un cristianesimo triste, ripiegato su di sé, ridotto a tranquillizzante, inquieto per l’interno e non per il mondo, ossessionato difensore delle proprie paure che scambia per verità perché ha perso il senso della storia, diventando giudice purista, attivo pelagiano che si fida delle opere o gnostico innamorato del proprio ragionamento o interpretazione di vario segno». Ed esortando a un cristianesimo “in uscita”, ha ricordato l’importanza del Cammino sinodale avviato nel 2021, ispirato al Convegno di Firenze del 2015 e al magistero del Papa, per rinnovare la Chiesa.
Richiamando il Concilio Vaticano II, in particolare Gaudium et Spes, il cardinale ha evidenziato la vocazione della Chiesa al dialogo con il mondo, alla condivisione delle gioie e sofferenze dell’umanità, e alla fraternità universale esortando a superare autoreferenzialità e paure, privilegiando relazioni autentiche e l’impegno nelle periferie esistenziali.
Infine ha invitato a proseguire con speranza verso il Giubileo 2025, vivendo come “pellegrini di gioia” uniti a Cristo. E, nel richiamare il compito dell’Assemblea a tradurre le Proposizioni sinodali in azioni concrete, per una Chiesa più missionaria e comunionale, ha ricordato le parole di Padre Turoldo : «Voi che credete / voi che sperate / correte su tutte le strade, le piazze / a svelare il grande segreto…Andate a dire ai quattro venti / che la notte passa / che tutto ha un senso / che le guerre finiscono / che la storia ha uno sbocco / che l’amore alla fine vincerà l’oblio / e la vita sconfiggerà la morte. / Voi che l’avete intuito per grazia / continuate il cammino / spargete la vostra gioia / continuate a dire / che la speranza non ha confini».