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I veri vincitori di Sanremo? Lucio Corsi e Fedez

inviato a Sanremo

Se il vincitore decretato dal complicatissimo meccanismo di voto del nuovo Sanremo dei record firmato da Carlo Conti è Olly, per noi sono due i veri vincitori di quest’edizione: Lucio Corsi e Fedez. Si tratta di due artisti agli antipodi come storia personale (il primo è un 31enne finora sconosciuto al grande pubblico, riservatissimo sulla sua vita privata; il secondo, almeno finché ha fatto coppia con Chiara Ferragni, ha fatto della propria vita privata il focus della sua attività); e come storia musicale (il primo è un menestrello che scrive canzoni poetiche e surreali rifacendosi alla lezione di Ivan Graziani e di Rino Gaetano, il secondo è un rapper specialista nella confezione di tormentoni pop).  

Ma abbiamo scoperto che c’è un legame fortissimo tra loro, come cantano nelle rispettive canzoni che hanno portato al Festival: la paura del buio. Ed è ecco perché sono secondo noi i veri vincitori di questo Sanremo. Perché nelle loro rispettive canzoni, Battito di Fedez e Volevo essere un duro di Lucio Corsi, hanno raccontato tutte la fragilità e il senso di inadeguatezza di una generazione, quella di chi ha tra i 30 e i 40 anni, di cui nessuno parla perché, in quella fascia d’età la società di oggi ti impone, appunto, di essere un duro, un uomo e una donna che si affermano nel lavoro e (ma dopo, solo dopo) nella vita personale. E se non ci si riesce ecco quello che ti capita, come ha cantato il 32enne Mahmood nel suo ultimo singolo Sottomarini presentato nella serata finale: «C’è chi ti giudica solo per un abbraccio. Nella fragilità vediamo sempre il marcio»  

Nei giorni del Festival, una delle cantanti in gara, Clara, diventata famosa come attrice nella serie Mare fuori, ha aperto nel centro di Sanremo “La farmacia dell’amore”, uno spazio in cui incontrarsi e prendersi cura di sé: tutti i giorni una psicologa, la dottoressa Laura Servidio, offriva consulti gratuiti a chi sentiva di averne bisogno. Noi l’abbiamo incontrata. Ci ha detto che a suo giudizio circa il 70% delle persone con cui ha parlato, adolescenti, adulti e anziani, ha manifestato un disagio così profondo per cui ha consigliato di intraprendere un percorso di terapia. E quando le abbiamo chiesto quale fascia d’età è messa peggio, la psicologa è stata netta: i 30-40enni. Perché? «Non sanno chi sono. Se chiedo di descriversi con cinque parole, fanno molta difficoltà perché hanno intrapreso una strada non per loro scelta, ma per soddisfare il volere di qualcun altro. Così si ritrovano a vivere una vita che non è la loro». Tutto questo si ritrova perfettamente nelle canzoni di Fedez e di Lucio Corsi. Il rapper ha spiegato che la donna a cui si rivolge è una personificazione della depressione contro cui combatte («Prenditi i sogni, pure i miei soldi, basta che resti lontana da me») e il Battito del titolo è quello accelerato del suo cuore che lo tormenta durante le notti insonni e che cerca di combattere con i farmaci («Spengo la luce e mi vieni a trovare. Fluoxetina, poca saliva»). In modo meno crudo e più poetico, ma altrettanto esplicito, Lucio Corsi esprime lo stesso disagio provocato dalle pressioni e dalle aspettative del mondo esterno che noi facciamo nostre: «Quanto è duro il mondo per quelli normali. Che hanno poco amore intorno o troppo sole negli occhiali. Volevo essere un duro, però non sono nessuno. Cintura bianca di judo, invece che una stella uno starnuto».

Bisogna aver coraggio e chiedere aiuto come ha raccontato nella serata finale Edoardo Bove, il 22 enne calciatore della Fiorentina che lo scorso dicembre è stato tra la vita e la morte a causa di un malore cardiaco che l’ha colpito mentre era in campo: «Vivo alti e bassi, perché il calcio è la mia forma di espressione, senza non mi sento lo stesso. Sono vuoto, incompleto. È come se mi mancasse qualcosa, è come se a un cantante togliessero la voce o una persona perdesse il grande amore. Ci vuole coraggio. E stasera voglio ringraziare tutti voi per l’affetto e dirvi che ho iniziato un percorso di analisi per vivere certe emozioni che ho provato, mi servirà per il futuro».

Ma uscire da questa logica della velocità, della performance a tutti i costi, del massimo risultato con il minimo sforzo, è davvero difficile. Noi, nel nostro piccolo, lo abbiamo sperimentato nel nostro lavoro a Sanremo. Fino a qualche anno fa si veniva per raccogliere una decina di interviste ai cantanti che poi venivano pubblicate nei giorni e nelle settimane successive come si fa ancora, per esempio, nei festival cinematografici. Interviste vere, dove si incontravano i cantanti prima delle prove, in camerino o anche mentre facevano jogging sul lungomare e dove loro avevano l’opportunità di mostrare davvero al pubblico le tante sfaccettature della loro personalità. Oggi invece i loro management decidono che spesso non vale più nemmeno la pena partecipare alle tradizionali conferenze stampa dentro l’Ariston. Molto meglio organizzare degli eventi “esclusivi” dove, tra una tartina e un bicchiere di prosecco, gli artisti raccontano barzellette, cantano canzoni di quando erano bambini e rispondono a domande acuminate di qualche influencer come “Pensi di aver scritto la tua canzone più bella?”. Il risultato è che, durante i giorni del Festival, molti cantanti, soprattutto quelli meno sgamati, appaiono come dei poveri deficienti che ripetono sempre le stesse due banalità. Ma questo, evidentemente, al sistema che ruota loro attorno non importa: ciò che conta è avere la massima copertura nelle radio e soprattutto sui social. Poi è inevitabile che qualcuno non ce la faccia più ed esploda. L’anno scorso uno dei cantanti più amati tra i giovani, Sangiovanni, alla fine del Festival ha annunciato di voler sospendere ogni attività per preservare la sua salute mentale e da allora non sappiamo più niente di lui. Così come non si sa più niente di Angelina Mango, la vincitrice dell’anno scorso che ha annunciato una pausa lo scorso autunno perché “devo prendermi cura di me”.

Per fortuna, c’è anche chi tra i cantanti si ribella questa logica. Il sottovalutato Rkomi nella sua Il ritmo delle cose, canta: «Esco da un’altra festa, esco dall’algoritmo. Ritrovo la bellezza solo dietro l’imprevisto». Sono solo canzonette, come ha ribadito sull’Ariston il grande Edoardo Bennato, ma ci dicono tanto su chi siamo.





Dal sito Famiglia Cristiana

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