Il cardinale arcivescovo di Lussemburgo, relatore generale del Sinodo, si sofferma sulla figura e il pontificato di Francesco che ricorda come uomo del Vangelo, aperto agli altri e vicino nella preghiera a Gesù
Olivier Bonnel e Benedetta Capelli – Città del Vaticano
La sinodalità come esperienza costruttiva, aperta e dialogante: è l’aspetto che in passato il cardinale Jean-Claude Hollerich, relatore del Sinodo, ha più volte espresso parlando dell’assise sinodale. A questo fa riferimento, quando ai media vaticani concede il proprio ricordo del Papa, scomparso il Lunedì dell’Angelo a 88 anni.
“Ero nel carcere di Lussemburgo – racconta il porporato – per celebrare la Messa e non potevo avere il telefonino con me. Ho saputo della morte di Papa Francesco solo dopo la celebrazione ma nei giorni precedenti, in particolare nella Messa di Pasqua, ho spesso rivolto a lui il mio pensiero. Ho pensato alla Risurrezione e poi è arrivata la notizia della sua morte”. Una morte, spiega il cardinale Hollerich, che “è una proclamazione del Vangelo”.
L’eredità lasciata
L’arcivescovo di Lussemburgo racconta di aver incontrato Papa Francesco circa dieci giorni fa, “quando ho potuto andare a fargli visita, la sua sofferenza mi aveva fatto pensare a quella di Gesù”. “La sua bontà, la sua apertura a tutti, l’umorismo e la sua vicinanza a Gesù è qualcosa di enorme che ci ha lasciato”.
Una Chiesa viva
Pensando all’eredità del Papa, il porporato sottolinea il valore della sinodalità che Francesco ha trasmesso alla Chiesa. “Il Papa ha sempre appoggiato i passi che abbiamo fatto nel Sinodo. Quando io e il cardinale Mario Grech (segretario generale del Sinodo, ndr) andavamo da lui ogni mese per prepararlo lui ci ha sempre incoraggiati ad andare avanti”. Hollerich sottolinea poi che, anche durante il ricovero al Policlinico Gemelli, Francesco ha approvato l’avvio di un itinerario che porterà ad un’assise nel 2028, consolidando quanto compiuto fino ad allora, senza indire un nuovo Sinodo. “Questo gesto per me è come un testamento del Papa, è la sua eredità, e ci dice di continuare sulla via sinodale, affinché la Chiesa sia una Chiesa viva, una Chiesa missionaria in questo tempo di cambiamento”.