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Haiti, nuovo attacco delle gang: almeno 20 morti nella capitale

Nuovo drammatico attacco da parte di bande criminali nella capitale Port-au-Prince. La popolazione protesta contro il governo, mentre la Repubblica Dominicana adotta misure di sicurezza per proteggere i propri confini

Sono almeno 20 le vittime dell’ennesima incursione delle gang ad Haiti, avvenuta nella notte tra il 24 e il 25 febbraio nel quartiere  Delmas 30 della capitale Port-au-Prince. A riferire la notizia è padre Jean Gardy Maisonneuve, direttore dell’organizzazione non governativa Sant Karl Lévêque, citato oggi dal quotidiano locale Le Nouvelliste. Il religioso gesuita ha definito la situazione nell’area “una catastrofe”.

Scontro con le forze armate

Le prime informazioni sull’attacco evidenziano l’uccisione di due militari delle forze armate per mano della gang Viv Ansanm, la stessa che si presume abbia provocato a metà febbraio l’incendio nell’ospedale generale della capitale haitiana. Secondo padre Maisonneuve, inoltre, il bilancio dell’attacco al quartiere Delmas 30 sarebbe ben più grave. Il quotidiano Le Nouvelliste riferisce inoltre di un crescente malcontento popolare nei confronti del governo, accusato di incapacità nel gestire la cronica crisi della sicurezza. Per il secondo giorno consecutivo si sono svolte manifestazioni davanti al palazzo di governo a Port-au-Prince.

Misure di sicurezza della Repubblica Dominicana

La Repubblica Dominicana, che condivide con Haiti il confine terrestre, ha annunciato contromisure per garantire la sicurezza del Paese. “Purtroppo, oggi, la situazione della sicurezza ad Haiti continua a deteriorarsi”, ha affermato il presidente dominicano, Luis Abinader, annunciando un decreto che classifica le bande criminali haitiane come “organizzazioni terroristiche”. Nella giornata di ieri, Abinader ha dichiarato che qualsiasi membro di una gang che tenti di attraversare il confine sarà perseguito secondo le leggi dominicane sul terrorismo, che prevedono arresti e condanne definitive.

Controlli e rimpatri

La Repubblica Dominicana ha intensificato già da alcuni mesi le deportazioni di migranti haitiani, con oltre 140.000 persone rimpatriate da ottobre. Il presidente Abinader ha ribadito che il Paese non può più sostenere questa crisi e ha criticato la comunità internazionale per la mancanza di supporto. In risposta all’emergenza, il governo dominicano ha annunciato nei mesi scorsi l’avvio di un programma per l’espulsione di fino a 10.000 persone a settimana, in un’escalation senza precedenti nella storia recente. Inoltre, dal 2021, ha avviato la costruzione di un muro di separazione lungo i 340 km di confine per contrastare l’immigrazione irregolare e i traffici illecito legati alle organizzazioni criminali.



Dal sito Vatican News

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