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Haiti, appello dell’arcivescovo di Port-au-Prince: “Il Paese brucia. Chi verrà ad aiutarci?”

In un messaggio ai media vaticani, monsignor Max Leroys Mésidor, arcivescovo di Port-au-Prince e presidente della Conferenza Episcopale haitiana, racconta come nella sua arcidiocesi la situazione si sia fatta sempre più dolorosa: “Qui 28 parrocchie sono state completamente chiuse e il lavoro pastorale di altre 40 prosegue al rallentatore perché molti quartieri della città sono in mano alle bande armate”. Dura condanna dei vescovi per le violenze a Mirebalais e l’uccisione delle due suore

Federico Piana – Città del Vaticano

«Haiti è in fiamme e sanguina: aspetta un sostegno urgente. Chi verrà ad aiutarci? ». E’ con un messaggio affidato a i media vaticvani che l’arcivescovo di Port-au-Prince e presidente della Conferenza episcopale haitiana, monsignor Max Leroys Mésidor, lancia un accorato appello portando a conoscenza del mondo intero il dolore che sta devastando il suo cuore sanguinante per la recrudescenza delle violenze che devastano ogni giorno sempre di più la nazione caraibica. Negli ultimi giorni, denuncia con forza il presule, anche la situazione della sua arcidiocesi è drammaticamente peggiorata: 28 parrocchie sono state completamente chiuse e il lavoro pastorale di altre 40 prosegue al rallentatore perché molti quartieri della città sono in mano alle bande armate. «La nostra Quaresima – ha scritto  – è davvero un calvario, ma la offriamo in comunione con le sofferenze di Cristo».

L’indignazione dei vescovi

Profonda tristezza ed indignazione ieri era stata espressa ufficialmente anche dalla Conferenza episcopale haitiana che  ha condannato senza mezzi termini l’attacco delle bande armate a Mirebalais, popolosa città a pochi chilometri da Port-au-Prince, capitale del Paese caraibico, che lunedì scorso è costato la vita a numerose persone, tra le quali due religiose della congregazione delle Piccole Sorelle di Santa Teresa del Bambino Gesù: gli uomini delle gang, riuniti nel cartello criminale denominato Vivre Ensemble, avevano assaltato una stazione di polizia e il penitenziario locale, dal quale sarebbero fuggite decine di detenuti, ingaggiando con le forze dell’ordine uno scontro lungo e sanguinoso. 

Crimine efferato

«Questi tragici eventi gettano ancora una volta la nostra nazione e la nostra Chiesa nel lutto» hanno ammonito i vescovi che hanno giudicato l’omicidio delle due religiose, Evanette Onezaire e Jeanne Voltaire, «un crimine efferato che ci ricorda la portata del male che affligge la nostra società. La loro vita di servizio al Vangelo e ai più vulnerabili rimane una luminosa testimonianza dell’amore di Cristo».

L’inerzia delle autorità

Ma i vescovi sono andati anche oltre: hanno denunciato l’inazione delle autorità che nonostante abbiano sotto gli occhi l’escalation delle violenze che sta gettando nel caos tutta la nazione «non hanno ancora preso le misure necessarie per evitare questa tragedia. La mancanza di una risposta efficace alla continua insicurezza è un grave fallimento che mette in pericolo una nazione abbandonata alle mercé di forze distruttive». 

Rabbia crescente

Cercando di placare la rabbia crescente tra il popolo haitiano che accusa le autorità di non fare abbastanza per mettere fine agli scontri, ieri il leader del consiglio presidenziale di transizione, Fritz Alphonse Jean, ha promesso nuove, drastiche, misure per fermare lo spargimento di sangue dopo aver riconosciuto pubblicamente che il Paese è diventato un inferno per tutti. «Comprendiamo  la tua miseria. Conosciamo il tuo dolore e la  tua sofferenza. Popolo haitiano: tu hai parlato e noi ti abbiamo ascoltato» ha detto Jean a margine dell’imponente manifestazione che nella capitale, mercoledì scorso, ha mobilitato migliaia di persone sotto gli uffici governativi.



Dal sito Vatican News

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