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Guerra in Ucraina, l’Europa fa fronte comune per far sentire la sua voce

Redazione FC

Restituire all’Europa una voce comune, riaffermando la sua forza e la sua coesione. Con questo obiettivo i capi di Governo di Germania, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Spagna, Olanda e Danimarca, oltre al presidente del Consiglio europeo, la presidente della Commissione europea e il segretario generale della Nato, si sono riuniti a Parigi il 17 febbraio – all’indomani della Conferenza di Monaco sulla sicurezza – su convocazione del presidente francese Emmanuel Macron, dopo la decisione degli Stati Uniti di prendere le redini dei negoziati per la fine della guerra in Ucraina e di trattare direttamente con Mosca, escludendo sia Kyiv che Bruxelles.  

Al vertice si è discusso del futuro dell’Ucraina e della sicurezza per l’Europa. Di fatto, un incontro informale e interlocutorio, che non ha portato a prese di posizione e decisioni concrete e significative. L’ipotesi di inviare truppe di pace in Ucraina ha trovatoi i leade discordanti. Molto netto l’intervento del cancelliere tedesco Scholz sulla modalità di trattativa intrapresa da Donald Trump insieme alla Russia: «L’Ucraina deve potersi difendere e non le può essere imposto nessun diktat. Non può accettare tutto ciò che le viene presentato, a nessuna condizione». Intanto, Kyiv ha proposto che l’Unione europea nomini al più presto un rappresentante per eventuali negoziati di pace con Washington e Mosca. 

Sul conflitto in Ucraina, si gioca anche, e molto, la credibilità e l’autorevolezza dell’Unione europea. I leader europei non ci stanno ad essere relegati in un angolo da Usa e Russia. Che nel frattempo vanno avanti nel loro percorso. A Riad, in Arabia Saudita, le delegazioni di Washington e Mosca si sono incontrate per i primi colloqui. Un primo passo anche verso una distensione dei difficili rapporti e delle tensioni ffra le due superpotenze:  il segretario di Stato americano Marco Rubio ha infatti concordato con i funzionari russi di istituire un «meccanismo di consultazione per affrontare gli elementi irritanti nelle relazioni tra Stati Uniti e Russia». Rubio ha affermato che «anche l’Europa dovrà sedersi al tavolo dei negoziati» sull’Ucraina, perché anch’essa «ha imposto sanzioni» alla Russia, ma ha specificato che «ma prima di tutto dobbiamo mettere fine a questo conflitto e Trump è l’unico leader al mondo che può riuscirci». Insomma, arriverà anche il turno di Bruxelles per dire la sua, ma solo in un secondo momento.  

Ma a quale pace potranno portate le trattative condotte da Usa e Russia? «L’auspicio è che si raggiunga una pace giusta in Ucraina e che non sia fittizia o fragile», è stata la dichiarazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita in Montenegro, dopo i colloqui con il presidente Yakov Milatovic. Mosca, attraverso la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, è tornata ad attaccare il presidente Mattarella per aver messo a confronto la Russia con il Terzo Reich nazista per l’attacco all’Ucraina, durante un discorso all’Università di Marsiglia. «Le parole di Mattarella non resteranno senza conseguenze», ha detto Zacharova. Dal Quirinale non è arrivata una risposta. Il mondo politico italiano si è stretto intorno al Presidente, che in Montenegro ha spiegato con grande lucidità e pacatezza: «Da tre anni a questa parte la posizione dell’Italia che ho sempre espresso è nitida, limpida, chiarissima: quella del rispetto del diritto internazionale e della sovranità di ogni Stato. Questa ferma, vigorosa affermazione è stata la base del sostegno che l’Italia ha assicurato all’Ucraina. Posizione sempre accompagnata dall’auspicio che la Russia torni a svolgere il suo ruolo nella comunità internazionale». E ha aggiunto: «L’auspicio è che la Russia torni a svolgere un ruolo di rilievo nel rispetto della sovranità di ogni Stato, è un auspicio che ho sempre fatto nel rispetto del diritto e della Carta delle Nazioni Unite».

(Foto Ansa: il vertice di Parigi)

 

 





Dal sito Famiglia Cristiana

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