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GPO e la sua grande umanità. A Elisa Chiari il premio alla sua memoria

«Il premio giornalistico Gian Paolo Ormezzano l’avrebbe sicuramente fatto sorridere se non ridere di gusto. E lo avrebbe anche un po’ imbarazzato. Ci avrebbe detto che lo abbiamo preso troppo sul serio, che ci siamo cascati tutti quanti, però gli avrebbe fatto tantissimo piacere». Timoty Ormezzano ringrazia, a nome di tutta la famiglia, per «questa splendida iniziativa»: l’istituzione del premio intitolato alla memoria del padre. Racconta aneddoti, come quello che lo legò a Enzo Bearzot, che era stato «capitano del suo amato Torino». Era il 1978 e la polizia del dittatore argentino Jorge Videla aveva spianato i fucili contro di loro ritenendoli terroristi prima dell’intervento risolutorio di Omar Sivori. E poi aggiunge: «Mio papà ha avuto una vita piena di fortune, ma diceva anche che non basta la fortuna, bisogna anche crederci e comprare tanti biglietti. Chi ha vinto la prima edizione di questo premio ci ha creduto, ha comprato tanti biglietti e ha vinto», conclude chiamando sul palco, nella cornice della sala d’onore del Coni, a Roma, Elisa Chiari. Per lei GPO è stato un esempio e un amico, quasi un padre adottivo. Con quella «capacità», come ha sottolineato in direttore di Famiglia Cristiana, Stefano Stimamiglio, «di essere un maestro. Avendo maturato oltre alla dimensione giornalistica, anche quella umana».

Un incontro, quello tra Elisa e Ormezzano, quasi segnato dal destino quando, a 12 anni, sfoglia un numero de Il Giornalino, settimanale per ragazzi della Periodici San Paolo. È dedicato alle olimpiadi di Los Angeles e si apre con un lungo articolo di GPO che spiega l’evento olimpico e il boicottaggio, «per dire cosa erano allora i giornali per ragazzi», sottolinea Elisa. È come un colpo di fulmine che la appassiona ancora di più allo sport. Fino a ritrovarsi con Ormezzano «quando Fc mi ha messa in squadra». Tanti anni condivisi di sport e valori umani. Fino al premio di oggi, che, sottolinea Timoty, «è giusto consegnare a Elisa «per aver spartito con Gpo la sua crescita professionale e molto lavoro», e per tante altre cos, ma «soprattutto perché… “perché sì”, come taglierebbe cortissimo mio padre, che stimava profondamente Elisa come persona prima ancora che come collega».

 





Dal sito Famiglia Cristiana

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