Nevianonline.it
Sito ufficiale della Parrocchia Matrice San Michele Arcangelo. Neviano Lecce.

Go2025: Gorizia e Nova Gorica capitali europee della cultura – interviste ai sindaci – il programma culturale – reportage dalle città



I sindaci di Nova Gorica Samo Turel (a sinistra) e di Gorizia Rodolfo Ziberna. In alto, Piazza della Transalpina rimessa a nuovo.

GORIZIA-NOVA GORICA CAPITALI DELLA CULTURA EUROPEA 2025: LA STORIA

Per cogliere davvero lo straordinario significato della designazione di Gorizia e Nova Gorica a capitali della cultura europea 2025, il viaggio può cominciare dal Valico del Rafut, uno dei punti di passaggio fra Italia e Slovenia dopo la divisione del territorio del 1947. Qui si apre il capitolo storico di un’area dell’Europa in cui il Novecento ha trovato una drammatica e impressionante concentrazione.

Ancora all’inizio del XX secolo la popolazione parlava italiano, sloveno, tedesco, friulano e molti conoscevano anche l’ebraico: «Era dolce vivere in quell’atmosfera di tolleranza, dove ogni cittadino senza averne coscienza veniva educato ad essere supernazionale», diceva lo scrittore Stefan Zweig. Poi arrivarono i moti nazionali, la Prima guerra mondiale con l’annessione di Gorizia all’Italia, l’avvento del fascismo che perseguitò gli sloveni, ne proibì la lingua, eliminò brutalmente ogni forma di dissenso. L’1 maggio 1945, ormai finita la Seconda guerra mondiale, Tito e il suo esercito fecero repentinamente irruzione in città prendendone possesso con l’obiettivo di annetterla alla Jugoslavia: iniziarono 42 giorni di terribili vendette, le foibe, le deportazioni, fino a che il Governo militare alleato non prese in mano la situazione.

Seguirono due anni di sospensione, poi, nel 1947, fu adottata la proposta francese di divisione del territorio: Gorizia città andò all’Italia, la sua campagna alla Jugoslavia. Centro e contado vennero innaturalmente spezzati, i soldati tracciarono – letteralmente, immagini e testimonianze lo documentano – una linea bianca separando spesso case e fattorie, ma soprattutto famiglie e persone che fino ad allora avevano vissuto assieme, venne eretta una rete divisoria alta 1,80 metri presidiata da guardie e cani…

Siccome la parte jugoslava era stata privata di un centro e dei suoi servizi, Tito affidò a Edvard Ravnikar l’edificazione di una città che, seguendo la concezione urbanistica del grande Le Corbusier, avrebbe dovuto far nascere una città giardino, moderna, con i quartieri suddivisi in base alle funzioni: insomma una città modello da esibire ai nemici distanti appena qualche chilometro. Accorreranno giovani volontari da tutta la Jugoslavia per costruire (anche se le risorse finanziarie limitarono in parte il progetto originario) quella che oggi è Nova Gorica.

Fino gli Accordi di Udine del 1955 attraversare il confine fu quasi impossibile per la stragrande maggioranza della popolazione, poi vennero rilasciati dei “passaporti”. E qui torniamo al Valico del Rafut dove oggi, nella parte italiana, la casa dei finanzieri è diventata un piccolo ma prezioso Museo del lasciapassare-prepustnica, in cui si ricordano in una sala multimediale i fatti del 1947 attraverso un racconto polifonico e in un’altra si ricostruisce il periodo dal dopoguerra ad oggi mediante una collezione di oggetti simbolici della vita al confine. A poche decine di metri, in Slovenia, l’alloggio delle guardie jugoslave si è tramutato in un altrettanto interessante Museo del contrabbando: gli italiani cercavano “di là” carne, grappa e uova di qualità a prezzi convenienti, mentre gli sloveni cercavano “di là” prodotti di prima necessità, medicinali, caffè, spezie che dalle loro parti loro scarseggiavano.

La prima svolta avvenne nel 2004: la Slovenia (che dal 1991 si era proclamata Stato indipendente dalla Jugoslavia) entrò nell’Unione europea: il confine era caduto, quella rete che aveva diviso case, famiglie, culture e cuori andava finalmente rimossa. «Da allora a oggi i rapporti sono cordiali, alcuni progetti congiunti sono stati promossi, ma è mancata la capacità di progettare congiuntamente e di valorizzare la peculiare identità culturale e le potenzialità turistiche di questi luoghi di frontiera, insomma di diventare una vera città trasnfrontaliera», dice Alessandro Cattunar, storico, curatore del Museo del lasciapassare-prepustnica, autore di Storia di una linea bianca (Bottega errante), un volume indispensabile per chi voglia conoscere il passato di queste terre. «Non si è pensato ad esempio di insegnare lo sloveno nelle scuole italiane e viceversa, non esistono organi di informazione transfrontalieri… Oggi, con la designazione di Gorizia-Nova Gorica a Capitale della cultura europea, il sogno nato nel 2004 finalmente si compie».

LE VOCI DEI SINDACI DELLE DUE CITTA’

«La candidatura di Gorizia-Nova Gorica ha sbaragliato la concorrenza di altre città, ben più grandi e famose, perché ha un immenso valore etico e simbolico: un confine insanguinato dalle tragedie del Novecento si propone come realtà unica, che pensa e progetta insieme», dice il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna. «Non nascondiamo la storia e le sue tragedie, anzi è necessario raccontarla, ma non possiamo restare prigionieri del passato. Per superarlo, occorre riconoscere i propri errori e dire: “Noi abbiamo fatto soffrire i nostri amici sloveni”. Bisogna riconoscere il dolore dell’altro».

«Partiamo proprio da ciò che non funziona per cercare di migliorarlo», gli fa eco il sindaco di Nova Gorica Samo Turel. «Il messaggio che arriva dalle nostre città e più attuale oggi che 8 anni fa, quando è nato il progetto di candidarsi: in una fase storica in cui i conflitti stanno esplodendo e vengono alzati nuovi muri, testimoniamo che l’unica via è collaborare, condividere, progettare assieme, ascoltare l’altro. Possiamo diventare un laboratorio per l’Europa e il mondo intero».

Ma l’avventura di capitale europea della cultura non ha valenze soltanto storiche e simboliche. I due primi cittadini concordano che si tratta di una grande opportunità economica: «Questo è un territorio dove nell’arco della stessa giornata si può sciare al mattino e al pomeriggio tuffarsi nel mare, è un’area strategica dal punto di vista logistico all’incrocio tra mondo slavo, germanico e latino», sottolinea Turel. L’abbattimento del confine nel 2004, assieme a nuove speranze, ha portato anche difficoltà, perché l’economia fino ad allora si era strutturata appunto come economia di confine. Nel centro di Gorizia, rimessa a nuovo per l’occasione, si notano diversi negozi chiusi. «La nostra marginalità geopolitica può diventare ora una grande occasione, perché offriamo qualcosa di unico, l’essere territorio transfrontaliero», chiosa Ziberna. Il 2025 è percepito non come un traguardo, bensì come l’inizio di un nuovo percorso, da compiere assieme.

PIAZZA DELLA TRANSALPINA DA SIMBOLO DI DIVISIONE A SALOTTO CITTADINO

Ecco allora la nascita di tante strutture che ospiteranno il fitto calendario di eventi di questi mesi, ma soprattutto resteranno come poli culturali e turistici, motori della nuova economia. Il caso più significativo è quello di Epic, il nuovo museo ospitato in un’altra area dal forte valore simbolico, quella di Piazza della Transalpina, l’unica piazza del mondo – fino a un tempo non troppo lontano – divisa fra due Stati, dove la cancellata divisoria, davanti al Palazzo della stazione ferroviaria voluta dagli Asburgo, è stata rimossa nel 2004. Questa piazza e l’area verde annessa si trasformeranno nel salotto cittadino degli abitanti di Gorizia e Nova Gorica; ed Epic, collocato in un ex magazzino della stazione ferroviaria, diventerà un luogo di riflessione storica ricca di narrazioni diverse e sede di eventi culturali.

I PROGETTI COMUNI

Il 2025 come un nuovo inizio, dunque, però non si parte da zero, perché alcune realtà progettano e operano già da tempo in piena armonia, scavalcando il confine in nome del benessere delle persone e con l’obiettivo di dare risposta a bisogni concreti, identici al di qua e al di là della famosa linea bianca tracciata nel 1947. Racconta Romina Kocina, direttrice di GECT GO, un ente pubblico fondato dai Comuni di Gorizia, Nova Gorica e Šempeter-Vrtojba nel 2011: «In questi anni abbiamo dato vita in particolare a due realtà trasnfrontaliere. La prima è il percorso ciclistico-pedonale lungo il fiume Isonzo, conteso e teatro di cruente battaglie, oggi attraversato da meravigliose passerelle. Cinque anni di lavoro e uno stanziamento di 5 milioni di euro. Il secondo è in ambito sanitario, grazie al quale è stata avviata una collaborazione tra gli ospedali di Gorizia e Nova Gorica e Šempeter-Vrtojba per lo sviluppo di servizi complementari; e poi la Casa della donna, un polo di servizi e consulenza per la maternità e gli adolescenti. Il ricordo dei torti subiti provoca conflitto. Queste attività rappresentano al contrario una modalità concreta di riscrivere la storia, accettandola e favorendo il dialogo.», spiega Romina, mamma slovena e papà goriziano («la nonna paterna non voleva andare al matrimonio!»). «Operiamo in tutta l’area trasnfrontaliera, perché noi qui ci sentiamo trasnfrontalieri ed europei. Il confine non è un ostacolo per le nuove generazioni, le differenze linguistiche vengono superate attraverso l’uso dell’inglese».

IL PROGRAMMA CULTURALE DEL 2025

Qui a Gorizia-Nova Gorica si getta un seme di futuro che può scrivere una nuova pagina di storia non solo per questo territorio, ma per l’Europa intera. «Le tante iniziative del programma degli eventi hanno già avuto il merito di attivare connessioni e confronti fra le due città, esaltando un percorso di cooperazione che comunque non nasce oggi», osserva Stojan Pelko, responsabile del programma di eventi. «Bisogna avere il coraggio di muoversi assieme, senza nascondere i problemi. Gorizia-Nova Gorica pongono al centro il valore della cultura, sia come modello di uno sviluppo che non deve necessariamente essere incentrato sull’industria, sia come propulsore di dialogo e amicizia che sa superare le ferite della storia».

È l’ora di andare, pensare, rinascere, svilupparsi senza confini.





Dal sito Famiglia Cristiana

Visualizzazioni: 0
Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

Questo sito web usa i cookies per migliorare la vostra esperienza di navigazione. Daremo per scontato che tu sia d'accordo, ma puoi annullare l'iscrizione se lo desideri. Accetto Leggi altro

Privacy & Cookies Policy