Presentato in Sala Stampa della Santa Sede il Giubileo degli Ammalati e del Mondo della Sanità che prende il via domani, 5 aprile. Diverse le testimonianze e gli esempi di chi vive la malattia con Dio accanto
Vatican News
Tutto pronto in Vaticano per vivere il Giubileo degli Ammalati e del Mondo della Sanità, il settimo dall’inizio dell’Anno Santo. In Sala Stampa sono state presentate alcune testimonianze di medici e non solo che animeranno questo importante evento. Tra i partecipanti al meeting point monsignor Graham Bell, sottosegretario incaricato della Segreteria, Dicastero per l’Evangelizzazione, Sezione per le Questioni Fondamentali dell’Evangelizzazione nel Mondo e la dottoressa Lucia Celesti, medico dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, responsabile dell’Accoglienza che ha raccontato l’impegno del nosocomio in questo Giubileo. “La speranza – racconta – fa parte del nostro DNA. I bambini da luoghi di guerra sono sempre arrivati in ospedale, ma mai così vicini e anche così numerosi come in questi ultimi anni. Accogliere una famiglia a cui è stata bombardata la casa e che potrebbe conservare nei confronti di chi gli ha bombardato la casa un odio generazionale, accoglierla con amore, veramente serve a spezzare un ciclo che altrimenti sarebbe un ciclo che porterebbe a risultati infernali. Dare amore significa effettivamente poi poterlo distribuire.”
La dottoressa Rocìo Bellido Octavio è una infermiera dell’Università San Jorge di Saragozza ed è stata fortemente impegnata nel periodo della pandemia. “Quando vedi molti morti, – racconta – vedi crisi, vedi che non controlli la malattia e che non la conosci, hai paura, ma in questo contesto la fede è essenziale per lavorare con la certezza che Dio era con me”. “La fede – spiega ancora – non mi ha aiutato a capire la situazione, mi ha aiutato a gestirla, a trarre forza quando non ne avevo più, a prendere fiato quando sentivo che mi mancava”.
Racconta la storia della Beata Benedetta Bianchi Porro, don Andrea Vena, officiale Dicastero per la Comunicazione, postulatore della sua Causa di Canonizzazione. “Benedetta è morta giovane, la sua è una storia attuale, contemporanea – racconta don Andrea – una storia segnata da profonde crisi. Alla fine resterà sorda, cieca, paralizzata eppure canta la vita, la gioia accettando la sua condizione abbracciandola fino in fondo”