L’indulgenza è uno dei segni peculiari degli anni giubilari. La Penitenzieria apostolica ha indicato le norme.
Anzitutto, si può ottenere per sé e per le anime del purgatorio se «intraprenderanno un pio pellegrinaggio verso qualsiasi luogo sacro giubilare, in Roma, in Terra Santa o in altre circoscrizioni ecclesiastiche designate dall’ordinario del luogo e lì parteciperanno alla Messa, alla Liturgia delle ore; alla Via Crucis; al Rosario mariano; all’inno Akathistos; a una celebrazione penitenziale che termini con le confessioni individuali dei penitenti.
Inoltre, si può ottenere «nelle pie visite ai luoghi sacri» se lì «si intratterranno nell’adorazione eucaristica e nella meditazione, concludendo con il Padre Nostro, la Professione di fede in qualsiasi forma legittima e invocazioni a Maria, Madre di Dio, affinché in questo Anno Santo tutti “potranno sperimentare la vicinanza della più affettuosa delle mamme, che mai abbandona i suoi figli”».
Chi è impedito per motivi di salute, perché recluso, o in clausura o perché presta servizio in luoghi di cura, può conseguire l’indulgenza «alle medesime condizioni se, uniti in spirito ai fedeli in presenza, particolarmente nei momenti in cui le parole del Sommo Pontefice o dei Vescovi diocesani verranno trasmesse attraverso i mezzi di comunicazione, reciteranno nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene (ad esempio, nella cappella del monastero, dell’ospedale, della casa di cura, del carcere…) il Padre Nostro, la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima e altre preghiere conformi alle finalità dell’Anno Santo, offrendo le loro sofferenze o i disagi della propria vita».
Inoltre l’indulgenza giubilare potrà essere ottenuta compiendo «opere di misericordia e di penitenza» come «dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. Consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti».
Così come si suggerisce di riscoprire il valore penitenziale del venerdì «astenendosi, almeno durante un giorno da futili distrazioni (reali ma anche virtuali, indotte ad esempio dai media e dai social network) e da consumi superflui (per esempio digiunando o praticando l’astinenza secondo le norme generali della Chiesa e le specificazioni dei vescovi), nonché devolvendo una proporzionata somma in denaro ai poveri; sostenendo opere di carattere religioso o sociale, come quelle a favore della difesa e protezione della vita in ogni sua fase, dell’infanzia abbandonata, della gioventù in difficoltà, degli anziani bisognosi o soli, dei migranti dai vari Paesi che abbandonano la loro terra alla ricerca di una vita migliore per sé stessi e per le loro famiglie; dedicando una congrua parte del proprio tempo libero ad attività di volontariato, che rivestano interesse per la comunità o ad altre simili forme di personale impegno».