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Germania, le sfide per la nuova coalizione tra Cdu e Spd



Monsignor Schallenberg, esperto di politiche sociali ed economiche e professore a Paderborn, parla delle sfide che attendono il prossimo governo tedesco di “Große Koalition” dopo le elezioni: economia, welfare, immigrazione, rapporto con gli Usa, rilancio dell’Europa. Sul boom dell’AfD: “Meglio confrontarsi sulle idee che alzare muri, spesso sono pericolosi e controproducenti”.

Roberto Paglialonga – Città del Vaticano

“In Germania hanno vinto il voto di protesta e la rabbia: contro il vecchio sistema dei partiti e del potere, contro la scarsa considerazione di cui milioni di persone si sentono vittime, contro l’Ovest”. Al telefono per un’intervista con i media vaticani parla monsignor Peter Schallenberg, esperto di politiche economiche e sociali e professore presso la Facoltà Teologica di Paderborn. Lo raggiungiamo mentre si trova ad Alba Iulia, in Romania, per alcune lezioni accademiche e gli chiediamo una valutazione sul risultato delle elezioni tedesche.

Il boom del partito di ultradestra AfD

Spiega Schallenberg, con riferimento al boom di AfD: “In politica bisogna analizzare i fenomeni partendo dalla realtà, non dall’ideologia. E il dato principale che vale in democrazia è il voto popolare: tradirlo vuol dire andare contro gli elettori e pagarne a medio-lungo termine un conto molto salato”. I vincitori, Cdu/Csu con il leader Friedrich Merz, cancelliere in pectore, come promesso in campagna elettorale hanno ribadito il cosiddetto ‘Brandmauer’, un principio eretto fin dalla fine della seconda guerra mondiale contro i partiti di ultradestra. “Penso che questo costituisca un errore e un pericolo. È sbagliato, perché mettere da parte milioni di persone ed elettori che già si sentono esclusi, non farà che aumentare il loro risentimento. Tra l’altro, si taglia fuori tutta la Germania orientale, dove AfD è ovunque il primo partito, e che già si percepisce fin dall’unificazione ‘figlia di un dio minore’. Un pericolo, poi, perché un partito come quello di Alice Weidel lo si modera includendolo in un confronto, trasparente e serrato, e smontando le sue idee con altre idee e argomenti, non imponendo conventio ad exludendum. Si tratta di milioni di voti, ma attenzione, perché al prossimo giro un 20% può diventare 26 o 27%, e allora sì saranno problemi”.

“Dialogare, non costruire muri”

In Europa AfD è definito un partito estremista, quando non neo-nazista. “È un movimento certamente nazionalista, anti-intellettuale e con alcune posizioni ultra-liberiste. Faccio però un ragionamento politico. O il voto è sempre valido in democrazia, oppure non lo è mai. Insomma — aggiunge — pur con tutte le contraddizioni insite di determinate forze politiche, in Italia si è parlato con il M5S di Beppe Grillo e si è visto com’è finita; ma anche in passato, per dire e senza voler fare indebiti paragoni, Aldo Moro interloquiva con il Pci. In Austria lo si è fatto con la Fpö. Il programma di AfD è confuso, di spunti ce ne sono pochi, alcuni sono folli: definiamo le linee rosse e i paletti oltre i quali non si va, per esempio l’antisemitismo, e vediamo che cos’hanno da dire. Altrimenti si abbia il coraggio di metterli fuori dall’arco costituzionale, ma finora ne fanno parte”.

La nuova Große Koalition

I cristiano-democratici e la Spd stanno costruendo un’alleanza e si stanno accordando per un governo di Große Koalition. “Date le premesse, è la naturale conseguenza dei ragionamenti fatti da Merz e da Markus Söder, il capo della Csu, in campagna elettorale. Sicuramente questo sarà più stabile che un esecutivo a tre, ma è considerato il male minore. Tuttavia, i socialdemocratici sono in crisi da tempo, anche in città tradizionalmente operaie come Kaiserslautern o Gelsenkirchen. I Verdi, altro partito preso in considerazione ma che rimarrà fuori dal governo, hanno portato avanti politiche troppo spinte sul tema “green” che non sono piaciute agli elettori. Chi ha votato AfD o Die Linke ha buon gioco nel dire che le grandi forze si mettono insieme solo per mantenere il potere. I grandi partiti tradizionali dovrebbero essere lungimiranti, non conservativi”. Negativo anche il risultato dei liberali, che hanno pagato probabilmente “il loro legame con le classi tecnocratiche ricche e le burocrazie economiche di alto livello. Nelle campagne nessuno vota per Fdp”.

Le sfide per il futuro cancelliere Merz

Le sfide che il nuovo cancelliere adesso ha davanti sono molte. “Merz è un politico esperto — sottolinea Schallenberg, che Merz lo conosce bene perché le loro famiglie sono state a lungo vicine di casa nella stessa città —: a livello interno dovrà affrontare la questione della ripresa dell’economia, con la grande crisi che ha colpito i settori industriali come l’automotive, e il tema di politiche sociali e di welfare più efficienti. Inoltre, ci sono i nodi legati alla sicurezza, con il finanziamento alle forze armate, e all’immigrazione illegale, che non riguardano solo la Germania come sappiamo. A livello internazionale, bisogna capire come impostare le relazioni con gli Usa, con cui sicuramente occorrerà trovare un’interlocuzione; e rilanciare il processo europeo. Qui necessariamente l’asse franco-tedesca sarà importante, ma credo che Merz vorrà trovare una relazione costruttiva anche con l’Italia. Rispetto al rapporto con Donald Trump, una cosa sono le affermazioni in campagna elettorale, un’altra sarà ciò che avverrà da adesso in poi, per esempio sulla questione russo-ucraina. Il rapporto Usa-Europa è inscindibile per l’Occidente e i suoi valori”.

La politica del pragmatismo

Sarà insomma un governo fondato sul pragmatismo. “Tutta la politica dovrebbe essere così», conclude Schallenberg, «la politica non ha come scopo solamente risultati giusti, talvolta irrealizzabili, ma scelte possibili. In questo caso lo dico per il mio Paese e per il bene dell’Europa”.
 



Dal sito Vatican News

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