In un clima di stallo sul fronte dei negoziati per la tregua nella Striscia, l’esercito israeliano continua le operazioni militari nell’area nelle quali sono state uccise, ieri, decine di persone e neutralizzato uno dei capi di Hamas. L’Oms segnala migliaia di civili malati che necessitano di cure
Paola Simonetti – Città del Vaticano
È stata una ennesima giornata di fuoco ieri, giovedì 10 aprile, nella Striscia di Gaza: un attacco israeliano su un edificio civile ha provocato 10 le vittime, fra cui 7 bambini, secondo quanto riferito dalla Protezione civile di Gaza. Diversi i dispersi. Una operazione condannata dall’Onu che ribadisce come “i civili secondo le legge internazionale non dovrebbero mai essere un bersaglio”. Ucciso, in un altro raid, stando a quanto reso noto dell’esercito e dallo Shin Bet, l’agenzia di intelligence israeliana, un comandante di Hamas che aveva guidato uno degli attacchi del 7 ottobre 2023.
Il difficile cammino diplomatico
Appare ancora accidentata la strada per giungere alla tregua, con più fronti attivi per il raggiungimento di un’intesa. A spingere per un accordo il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che afferma di essere in trattativa sia con Israele che con il gruppo militante palestinese per il ritorno degli ostaggi trattenuti a Gaza. “Siamo quasi sul punto di riaverli”, ha dichiarato Trumo lasciandosi andare all’ottimismo con i giornalisti durante una riunione di gabinetto. Israele ed Egitto, dal canto loro si sarebbero scambiati bozze di documenti per arrivare a un’intesa di cessate-il-fuoco e al rilascio dei sequestrati. Lo riferisce Radio Kan, ripresa dal quotidiano Times of Israel. La proposta egiziana, resa nota all’inizio della settimana in corso, prevedrebbe la liberazione di otto ostaggi vivi e la riconsegna di otto corpi di rapiti deceduti in cambio di una tregua di durata compresa tra 40 e 70 giorni e il rilascio di un gran numero di terroristi e prigionieri palestinesi. Intanto, proseguono in Israele le proteste contro il conflitto in corso: 23 i manifestanti arrestati ad Haifa.
Popolazione allo stremo
Nella Striscia invece si aggrava di giorno in giorno la situazione umanitaria per gli oltre 2milioni di civili: le Nazioni Unite segnalano che sono oltre 60mila i bambini colpiti dalla malnutrizione per la carenza di cibo, mentre le cucine da campo stanno esaurendo carburante e rifornimenti. Gli operatori delle agenzie Onu e i loro partner lanciano l’allarme per la mancanza di acqua pulita e l’esaurimento delle scorte nei centri che ospitano gli sfollati. Solo nella settimana ancora in corso sono stati trovati più di una dozzina di bambini non accompagnati. “Non si sa che fine abbiano fatto i genitori o altri parenti. Gli operatori – ha spiegato un portavoce dell’Onu – stanno facendo tutto il possibile per ritrovare le famiglie dei piccoli”. L’organizzazione mondiale della Sanità fa sapere che sono almeno 12.500 i pazienti che hanno bisogno di lasciare le strutture ospedaliere locali e uscire dalla Striscia. L’Oms ha chiesto una pausa dei combattimenti per permettere di condurre in salvo i malati.
Il rilascio di detenuti palestinesi
E ieri è stata anche la giornata della liberazione, da parte delle autorità israeliane, di dieci detenuti palestinesi che erano stati arrestati nella parte settentrionale della Striscia di Gaza durante l’ultima offensiva israeliana prima del cessate il fuoco di gennaio. Gli ex detenuti hanno raccontato di essere stati in custodia nella prigione militare di Sde Teiman, nel deserto del Negev, e di avere subito costanti abusi. Le forze di difesa israeliane e le autorità carcerarie hanno dichiarato di osservare le leggi in materia di detenzione e che si indaga su eventuali violazioni.