Il premier israeliano Netanyahu detta le sue condizioni per la tregua, mentre Hamas conferma il rilascio sabato di altri sei ostaggi e per giovedì la restituzione dei corpi di quattro vittime, tra loro la famiglia Bibas, mamma e due figlioletti
Paola Simonetti – Città del Vaticano
Ci sarà anche la famiglia Bibas, madre e due figli di 2 e 5 anni, divenuta simbolo delle sofferenze israeliane nella guerra fra i quattro corpi degli ostaggi deceduti che Hamas consegnerà domani, giovedì 20 febbraio. Il governo israeliano si riserva tuttavia di fare le opportune verifiche prima di confermare l’identità delle salme. Altri sei ostaggi israeliani vivi dovrebbero, invece, tornare in libertà sabato, come confermato dallo stesso gruppo islamista palestinese.
Le richieste di Israele per la seconda fase della tregua
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, intanto detta le sue condizioni per i prossimi negoziati a Doha sulla seconda fase dell’accordo di cessate il fuoco: i punti cardine sono il disarmo di Hamas, l’espulsione del gruppo armato da Gaza e l’esclusione dell’Autorità Nazionale Palestinese dalla gestione postbellica dell’area. La delegazione israeliana che presenzierà ai tavoli della trattativa, sarà guidata dal ministro degli Affari strategici israeliano, Ron Dermer, dopo i dissapori del premier con i capi dello Shin Bet, del Mossad e dell’uomo chiave per gli ostaggi delle Forze di difesa israeliane, Nitzan Alon, con cui si era scontrato durante le trattative.
La tensione resta alta a Gaza
A Gaza, intanto, si continua a morire: l’esercito israeliano ha sparato a un palestinese uccidendolo. L’uomo, secondo le forze di difesa, avrebbe continuato ad avanzare verso le truppe nonostante i colpi di avvertimento per indurlo a fermarsi. I militari israeliani hanno preso di mira, con un drone, anche un veicolo sospetto che viaggiava verso nord dal centro della Striscia di Gaza senza essere stato ispezionato.