Mentre si fa sempre più dura l’offensiva israeliana sulla Striscia, il gruppo islamico ribadisce la sua posizione sulla proposta di cessate-il-fuoco avanzata da Israele: nessun accordo che non contempli la fine della guerra e il ritiro delle forze israeliane dal territorio. Intanto si aggrava la situazione umanitaria nell’area
Paola Simonetti – Città del Vaticano
Khan Younis è sotto attacco. Stando a quanto riportato da Al Jazeera e da altri media palestinesi, le forze israeliane stanno portando avanti pesanti bombardamenti sull’area della città meridionale della Striscia, e nelle ultime ore sono stati segnalati anche raid al campo profughi di Maghazi, nella parte centrale di Gaza. Dunque, la morsa delle operazioni militari israeliane si fa sempre più stretta: almeno 15 le vittime solo nella notte appena trascorsa. Morti che ingrossano il tragico bilancio di ieri, giovedì 17 aprile, di 27 vittime per i raid su Gaza City.
Popolazione allo stremo
Vicino al collasso totale il sistema degli aiuti umanitari nell’area per il blocco israeliano ai valichi in corso dal 2 marzo. A denunciarlo dodici importanti ong, che invocano la possibilità di fare il loro lavoro al servizio dei civili stremati dall’assenza di cibo e beni essenziali. “Quello a Gaza – ha sottolineato le organizzazioni- è uno dei peggiori fallimenti umanitari della nostra generazione”.
Tregua in stallo
Traballa, intanto, il fronte dei negoziati. Hamas dopo aver valutato la proposta di tregua di Israele sottoposta negli ultimi giorni per mezzo dei mediatori, sottolinea che l’ipotesi di intesa non comporta la fine del conflitto, né il ritiro delle forze israeliane dalla Striscia, un elemento questo inaccettabile per il gruppo islamico che ribadisce di essere indisponibile ad accordi parziali. Hamas, ha aggiunto, “è pronta a negoziare immediatamente un accordo per scambiare tutti gli ostaggi con un numero concordato di palestinesi incarcerati da Israele – è stato precisato-, nell’ambito di un’intesa che porrebbe fine alla guerra”.
Intanto la società israeliana si interroga sul proseguimento della guerra. Circa mille persone, tra cui parenti di soldati israeliani uccisi durante la guerra in corso e in precedenti operazioni militari su vari fronti, hanno firmato una lettera che ribadisce la necessità dello scontro con Hamas. Lo riportano i media israeliani ricordando che la missiva è controcorrente rispetto alla recente ondata di lettere, registrate nell’ultimo periodo, da parte di migliaia di ex militari, riservisti delle forze israeliane e professionisti civili che si dicono stanchi della guerra e esortano il governo a firmare un accordo per la liberazione degli ostaggi.