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Francesco e quel viaggio a Lampedusa profezia di un pontificato

Adamo dove sei? Dov’è tuo fratello. Risuonano forti e chiare le parole pronunciate da Papa Francesco in quello che fu il suo primo viaggio apostolico, nell’isola di Lampedusa, terra di speranza per i naufraghi che arrivano, terra di dolore per chi è morto in mare. Era l’8 luglio del 2013, la porta d’Europa dell’artista Mimmo Paladino mai come quel giorno ebbe un significato più ampio.

Papa Francesco scelse Lampedusa perché sapeva che quello era il luogo dove Dio richiamava l’umanità intera davanti al dramma dei migranti. Una visita che fu profetica, perché pochi mesi dopo, il 3 ottobre 2013 in quella stessa isola morirono 368 migranti in quella che viene ricordata come una delle più grandi stragi del Mediterraneo

Da Lampedusa durante la sua omelia Papa Francesco ammonì l’intera umanità di essere vittima di quella «globalizzazione dell’indifferenza» che ci rende «tutti innominati, responsabili senza nome e senza volto». La corona di fiori gettata in mare con i pescatori fu il primo momento di Papa Francesco sull’isola. Poi il momento della messa solenne con la sua storica omelia: «Adamo dove sei?», «Dov’è il tuo fratello?, sono le due domande che Dio pone all’inizio della storia dell’umanità e che rivolge anche a tutti gli uomini del nostro tempo, anche a noi. Ma io vorrei che ci ponessimo una terza domanda: Chi di noi ha pianto per questo fatto e per fatti come questo? Chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle? Chi ha pianto per queste persone che erano sulla barca? Per le giovani mamme che portavano i loro bambini? Per questi uomini che desideravano qualcosa per sostenere le proprie famiglie? Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del “patire con”: la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere!».

Parole che il cardinale Francesco Montenegro oggi al Conclave ricorda perché era stato lui allora vescovo di Agrigento ad accogliere sua Santità insieme al parroco don Stefano Nastasi: «A un certo punto ci ha chiesto cosa significasse “O’ Scià,”, il saluto degli isolani che sentiva ripetere. E quando gli abbiamo spiegato che era un saluto lui ha chiesto i fogli dell’omelia e se lo è appuntato e infatti poi durante l’omelia ha salutato proprio con questa espressione. Mentre poi arrivavamo nel luogo dove avrebbe dovuto gettare in mare la corona di fiori in ricordo dei migranti morti nel Mediterraneo, mi ha colpito quando si è alzato e si è estraniato da tutto e da tutti». 

La gioia dei Lampedusani nel vedere Papa Francesco è ancora viva. L’ambone e le croci di legno utilizzate per la santa messa furono realizzate dall’artigiano Franco Tuccio, da quel momento quelle croci ricavate con il legno dei barconi sono un simbolo del dramma dei migranti. Enza Billeci, fotografa lampedusana ricorda: «Ci siamo incrociati con lo sguardo ed era come se ci fossimo raccontati una vita intera». Giuseppe Fragapane, custode del santuario della Madonna di Porto Salvo aggiunge: «Per tutti noi quella visita rimarrà indelebile nel nostro cuore, la custodiamo nella nostre preghiere». Dopo la visita di Papa Francesco sull’isola arrivò accompagnato sempre dal Cardinale Montenegro e Don Stefano, l’elemonisiniere Konrad Krajewski. 

La sua presenza seguirà quella del pontefice per rispondere alle richieste dei migranti che quella giornata dell’8 luglio chiesero schede telefoniche per poter chiamare i loro familiari. Qualche settimana dopo, in gran segreto, a Lampedusa arrivarono migliaia di schede destinate ai migranti presenti in hotspot proprio per volere di Papa Francesco

In ricordo di quella storica visita destinata a scuotere le coscienze Filippo Mannino, il sindaco di Lampedusa, ha deciso di intitolare il molo Favaloro, luogo dove sbarcano i migranti, a Papa Francesco: «La potenza delle immagini di Francesco che percorre a piedi il molo Favaloro e protende le braccia verso il mare, lanciando una corona di fiori, richiamano alla memoria il suo potente messaggio di fratellanza, di pace, di accoglienza, di amicizia che rimarrà scolpito nella storia dell’umanità. Qui ha lasciato un segno indelebile, c’è un percorso dedicato a lui, con tutte le foto fatte all’epoca, dentro il museo. Il particolare indicativo del significato di quella visita è che la maggior parte dei bambini nati quell’anno vennero chiamati dai genitori ‘Francesco’», conclude il sindaco. Adamo dove sei? Dov’è tuo fratello. Sono gli interrogativi che Papa Francesco ci pone ancora oggi davanti al dramma di chi continua a morire nel Mediterraneo.





Dal sito Famiglia Cristiana

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