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Francesco apre la Porta Santa di Rebibbia: «La speranza non delude mai»

“Io ho voluto spalancare la Porta oggi, qui. La prima l’ho fatta a San Pietro, la seconda è vostra. È un bel gesto quello di spalancare, aprire: aprire le porte. Ma più importante è quello che significa: è aprire il cuore”.

Un momento storico si è svolto nel carcere romano di Rebibbia Nuovo Complesso: Papa Francesco, con i paramenti rossi, ha aperto per la prima volta una Porta Santa non in una basilica, ma in un penitenziario. Un gesto inedito e simbolico, che incarna il tema del Giubileo 2025: la speranza.

Davanti alla porta in bronzo della Chiesa del Padre Nostro, il Pontefice ha bussato sei volte, attraversando poi il varco decorato con fiori e piante. Il suo gesto risponde direttamente alle richieste dei detenuti, che avevano domandato: “Il Giubileo, per noi, cosa significa?”. Queste istanze, raccolte dal vescovo ausiliare di Roma, Benoni Ambarus, sono state accolte dal Papa, da sempre vicino al mondo carcerario.

Il simbolismo di una Porta Santa “aperta a tutti”

Con due detenuti, un uomo e una donna, e due agenti al suo fianco, Francesco ha attraversato la Porta Santa, seguito da un corteo di sacerdoti che innalzavano una croce in legno. Seduto in carrozzina, il Papa ha percorso il corridoio della chiesa tra 300 presenti, tra cui detenuti, educatori, polizia penitenziaria e familiari.

La solennità del momento è stata accompagnata da canti e silenzio rispettoso, mentre il Papa salutava le autorità presenti, tra cui il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Il rito si è svolto sotto l’icona della Madonna, in un’atmosfera di intensa partecipazione emotiva.

Un’omelia a braccio sulla speranza

Durante l’omelia, interamente a braccio, Francesco ha esortato i presenti a “spalancare le porte del cuore”. Ha parlato della speranza come un’ancora, un sostegno nei momenti difficili: “La speranza non delude mai. È come un’ancora che ci tiene legati alla riva. Non lasciate mai la corda della speranza”.

L’appello del Papa è stato chiaro: vivere un Giubileo con il cuore aperto, anche nelle situazioni più difficili.

Doni e scambi di solidarietà

Nel corso della celebrazione, due detenuti e due educatori hanno presentato i doni dell’offertorio. L’amministrazione penitenziaria ha regalato al Papa un quadro di Cristo con le mani protese, realizzato dall’artista Elio Lucente, e un cesto di prodotti agricoli delle detenute di Rebibbia femminile. Francesco ha ricambiato con una riproduzione della Porta Santa e una pergamena commemorativa, su cui si legge“Come segno di speranza per recuperare fiducia in sé stessi e ritrovare la stima e la solidarietà della società”.

Prima di concludere, il Pontefice ha consegnato un Rosario a ciascun presente, ribadendo il duplice invito: “Aggrappatevi alla corda della speranza e spalancate i cuori”.

 





Dal sito Famiglia Cristiana

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