Il porporato nel 2021 accompagnò Papa Francesco nello storico viaggio in Iraq e nel 2014 era stato suo inviato personale nel Paese mediorientale: quando raccontai delle sofferenze delle comunità cristiane, il Papa si commosse
Debora Donnini – Città del Vaticano
Dolore ma anche gratitudine per il pontificato di Papa Francesco emergono dalle parole del cardinale Fernando Filoni, Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, nell’intervista con i media vaticani. Il porporato ha collaborato con il Papa per tanti anni e, fra l’altro, dal 2011 al 2019, è stato prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
La speranza
“È un momento nel quale insieme alla preghiera di ringraziamento al Signore per la vita e il pontificato di Papa Francesco, tornano anche alla mente tanti momenti che mi hanno visto accanto a lui condividere aspetti importanti, riflessioni”, dice il cardinale. “Dunque, affiorano tanti elementi che naturalmente rendono questo momento nella tristezza di chi perde una persona amata e stimata, ma anche pieno di speranza perché non solo Papa Francesco ha insegnato questa virtù in modo unico ma l’ha praticata nella sua vita e soprattutto nella sua parte ultima e lo abbiamo visto veramente”.
La commozione del Papa per i racconti dall’Iraq
Filoni era al seguito di Papa in un viaggio apostolico centrale del suo pontificato: quello del 2021 in Iraq. Per la prima volta un Pontefice andava nella terra di Abramo. Nel Paese mediorientale l’allora arcivescovo Filoni era stato nunzio dal 2001 al 2006, attraversando gli anni della guerra, e successivamente, nel 2014, era stato inviato personale del Papa in Iraq per portare conforto a quanti erano fuggiti dalla Piana di Ninive.
“Quando Papa Francesco mi inviò nel momento in cui l’Isis aveva invaso la parte del nord dell’Iraq e tutte le comunità cristiane erano state mandate via, c’erano state sofferenze e tante distruzioni: il Papa non potendo lui stesso recarsi in quel momento perché era ormai imminente il viaggio apostolico nella Repubblica di Corea, mi chiese di rinunciare a questo viaggio in cui dovevo accompagnarlo e andare in Iraq”, racconta. “Fu un’esperienza di due settimane dove non solo portavo gli aiuti materiali che il Papa mi aveva affidato, ma soprattutto di incontro, di conoscenza e, usando un’espressione cara a Papa Francesco, per portare una carezza a questa popolazione, che si trovava veramente in una situazione di grande disperazione perché erano fuggiti senza nulla, erano stati mandati via a volte dovendosi togliere le scarpe e lasciarle… Dunque c’era una grande sofferenza”.
Quando, al suo ritorno, il cardinale Filoni raccontò a Francesco quanto vissuto: “Il Papa fu profondamente commosso: c’era molta emozione in quei momenti in cui parlavamo di questa esperienza di queste comunità cristiane. Il Papa – credo – in quel momento abbia maturato l’idea di andare lui stesso. Naturalmente si cercava il momento opportuno. Poi arrivò il Covid ma lui tenne fede a questa sua intuizione che in fondo era quasi una promessa”.
Il viaggio apostolico in Iraq
Il viaggio apostolico in Iraq si fece nel marzo del 2021. Sono tre in particolare gli aspetti che il cardinale Filoni mette in evidenza. Prima di tutto l’importanza di incontrare le popolazioni che stavano tornando nelle loro terre, visitarle e essere loro vicino. Il secondo aspetto era quello di dare compimento al desiderio di San Giovanni Paolo II e dello stesso Papa Francesco. E poi incontrare la comunità sciita “perché – ricorda il porporato – la terra di Ur si trova in pieno territorio sciita, lì ci sono le città sacre dello sciismo: Najaf, Karbala…È stato, dunque, un viaggio particolarmente storico”. “Ricordo anche – prosegue il porporato – che mentre il Papa ritornava per prendere l’aereo ed eravamo lì, mi disse: ‘Guardi che ho letto il suo libro prima di venire qui!’. In passato avevo scritto proprio una storia dei cristiani, della Chiesa nella Mesopotamia, e il Papa volle proprio leggerlo per arrivare anche edotto della lunga storia della presenza cristiana in questa terra”. Una tappa così importante per Papa Francesco da confidare come fosse stato il suo viaggio “più bello”.