Il cielo è cupissimo sopra Berlino. In un pomeriggio senza stelle, in tutti i sensi (in campo cui affidarsi e in cielo cui appellarsi, per l’Italia è nebbia fitta. «L’Italia s’è desta» cantato a squarciagola all’inizio è un programma che sa di ottimismo della volontà. Le partite precedenti, del resto, non hanno detto bene, con il passaggio del turno assicurato solo al rotto della cuffia di Zaccagni a tempo abbondantemente scaduto.
Basta pochissimo a capire che l’attesa svolta è un’ambizione velleitaria. La strada va dritta in discesa verso il muro di una Svizzera, tecnicamente superiore contrasto, precisione di passaggio, capacità di intercettare, tenuta di palla, condizione atletica, determinata, ma soprattutto concreta e ordinata. Le statistiche del primo tempo sono impietose: tiri totali 10-1, tiri in porta 3-0, occasioni da gol 2-0, tiri su pali 1-0. Per un intero tempo la Svizzera gioca da sola e si vede nei numeri, che potrebbero anche essere più severi per il niente che l’Italia ha combinato nel primo tempo. Le statistiche della difesa sono speculari a quelle dell’attacco e dà da pensare il fatto che, a parte i salvataggi del portiere, che sono due e tutti di Donnarumma – che alla fine da capitano si scusa pure mettendoci la faccia – la Svizzera nel primo tempo ha vinto il 100% dei contrasti difensivi. L’Italia non tocca palla e non è un modo di dire, le poche volte in cui la prende non la sa tenere. Non la sa portare di là dalla linea di mezzo. Hic sunt leones verrebbe da dire. L’Italia arriva a superare la metà campo la prima volta dopo 13 minuti e rotti. E non ci vuole molto a capire che così non si va lontano.
Anche perché non è che lì ci si sblocchi, tutto resta com’è per un tempo intero, in 45 minuti si salva giusto una giocata di Chiesa. Un po’ poco, al 19° salva la faccia un fuori gioco perché il liscio di Di Lorenzo è tale che la Gialappa’s ci andrebbe a nozze con il sonoro. Manca tutto, le idee, la determinazione. Ma sembra mancare soprattutto la tecnica: una questione di fondamentali. Ed è un po’ sconcertante a questo livello. Pochi passaggi e si perde palla. Al 24’ si rischia l’osso del collo, ci salva Donnarumma su Embolo, ma non è che si possa pretendere che faccia tutto da solo san Gigione. Al 36° del primo tempo la Svizzera trova il varco giusto, con un’azione che per la pulizia sembra una lezione di calcio, senza contrasto. Al 44’ del primo un fallo di El Shaarawij vale un giallo indulgente.
L’avvio della ripresa è il colpo di grazia, Vargas segna all’incrocio dei pali al 32” secondo del secondo tempo. Si cerca di battare il record europeo del gol incassato in 24″ contro l’Albania. E quello del gol subito più veloce dell’West è l’unico record che ci porteremo via da questo Euro 2024 sciagurato.
Coltivare qualche ambizione tirando in porta 8 volte in quattro partite del resto è improbabile. A un certo punto il labiale di Donnarumma, che prova a scollarsi i compagni dalla linea di porta con un eloquenta «Andate avanti e… parolaccia», è l’impietosa sintesi perfetta del 2-0.
A al 52’ la Svizzera riesce a prendere un palo dalla sua parte con un improvvido passaggio indietro di testa di Schar, ma il bonus della buonasorte evidentemente per l’Italia è andato esaurito con la Croazia in extremis. Forse avendo dato così poco sarebbe stato troppo chiedere. Anche Scamacca al al 74’ becca il palo dalla parte giusta. Ma non va.
Un palo per parte. Le stelle intese, come fortune astrologiche, hanno deciso di stare a guardare e forse è giusto così. Perché obiettivamente è giusto che vinca il migliore e non ci sono dubbi che la migliore il 29 giugno 2024 sia stata la Svizzera. Nel giorno della partenza del Tour da Firenze si può citare Gino Bartali: «L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare».