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Essaouira: la città-mondo che unisce culture e tradizioni

di padre Renato Zilio

Essaouira, ossia l’arte di comporre. Di mettere insieme mondi, culture, sensibilità differenti. La città marocchina, ai bordi dell’Atlantico, vi prende l’anima. Il suo profumo di mare vi penetra i polmoni, vi inebria. Le onde dell’oceano, spinte dagli Alisei, continuano a danzare alte ai suoi fianchi: la rendono luogo ideale per il surf e il windsurf. Dove il mare si fa sfida, eleganza e passione.

Nelle piazze animate, con negozi carichi di stoffe e tappeti dai mille colori, di spezie, di specialità di ogni tipo, i richiami dei gabbiani e la musica di artisti di strada si confondono. Si intrecciano. Un suggestivo e potente inno alla vita e alle sue diversità: questa è Essaouira, patrimonio dell’umanità secondo l’UNESCO.

Poderose mura color ocra ricordano la sua terza o quarta rinascita. Quando, a metà del ‘700, il sultano Muhammad III decise di farne, con l’aiuto di un grande architetto francese, una base navale fortificata, un porto reale. Divenne un perfetto esempio di architettura militare, che la arricchì di mura, torri, bastioni, porte e cannoni, riuscendo a coniugare perfettamente la cultura arabo-musulmana con quella europea. La vecchia Mogador, di origine portoghese del XV secolo, si trasformò in Essaouira, cioè “la ben disegnata”. Animata da una comunità ebraica numerosa, più dei musulmani residenti, Essaouira si vantava di essere l’unico porto marocchino aperto al commercio estero per le carovane dell’interno. Oggi, una gigantesca tela celebra la sua identità. Esposta sulla piazza centrale, proclama a grandi lettere: “Essaouira, già emporio fenicio, diventa città-mondo, incrocio vibrante dove tradizioni culturali differenti si incontrano e si mescolano, in una trama unica di diversità e ricchezza umana.” Splendido elogio alla complessità. All’arte di comporre, di includere il diverso, di farne una sintesi nuova. Ecco una formidabile, attualissima lezione per i nostri giorni.

All’alba, il porto di pesca, in una città ancora addormentata, è febbrile di preparativi con tutto il pesce fresco appena arrivato. Qui pulsa la sua vita antica. Più tardi, è come inondata dai turisti: un’altra pesca, quella dei commercianti. I vicoli e le piazze pittoresche, la luce brillante, l’atmosfera tranquilla e lo spumeggiare delle onde, che nel passato hanno attratto pittori, scultori e altri artisti, fanno da sfondo ideale al Festival Internazionale di Musica Gnaoua. Voilà, ancora, un’esperienza sensoriale, in cui elementi della tradizione musicale africana gnaoua, dalle lontane origini di schiavi, si fondono con altre culture, dando vita a uno spettacolo unico nel suo genere. Nuovi ritmi e nuove energie vi sommergono.

La Chiesa non dista molto, fuori dalle mura. Con le sue tinte bianco e azzurro all’esterno, come le suggestive residenze di mare, vi introduce in un mondo che sa di antico e di pace. Vi incanta l’altare, l’ambone, la mobilia, tutto in pregevole legno di tuya, tipico del luogo. E poi una miriade di vecchie statue con i loro “Per Grazia Ricevuta”, in marmo, datati ai primi del Novecento: Santa Teresa di Lisieux, il Curato d’Ars, la Madonna di Lourdes… Era la chiesa dei francesi. Curiosamente, dappertutto stuoie e tappeti, come nelle moschee. Alla messa domenicale, sono i turisti che accorrono, da ogni parte… Così, non si sa mai, come nel Vangelo, quale sarà la pesca del giorno, come sarà composta l’assemblea. Anche questo fa di Essaouira una città-mondo. Sorprendente e amata, per davvero.





Dal sito Famiglia Cristiana

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