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E poi, in un paesino del Salento, arrivò il “sesto angelo dell’Apocalisse”

Tornano sempre (e da sempre) i santoni, i guru, i folli invasati dalle divinità, gli eletti, i puri, cioè gli eretici. E in un tempo confuso gli eretici piacciono più degli ortodossi, illudono sulla pretesa di essere liberi. In un tempo confuso, dove Dio è come se non esistesse, ci si abbandona senza ragione agli idoli e a chi li propone e venera.

Capita anche a Miggiano, ridente cittadina del Salento, dove evidentemente i Vip nelle masserie e il turismo di massa coi suoi benefit economici non risolvono il problema elementare: dare senso alla vita. E così arriva Kadir, barbone e occhi profondi, che si proclama «sesto angelo dell’apocalisse» (quello che annuncia sciagure e già questo non deporrebbe a favore) e tanto per cambiare sostiene di essere il vero seguace di Gesù, perché una voce gli ha parlato, dice. Beato lui.

Fonda una comunità di adepti, una comune insomma, dove vige l’amore libero, anzi è un dovere, si mangia e si dorme poco, per purificarsi. Tutto già visto. Come le preoccupazioni di genitori e amici che alzano la voce, denunciano le stranezze e le condizioni di deperimento e sofferenza dei loro cari diventati seguaci, o servi, del santone. Che chiede sacrificio, uno specifico per ogni seguace, anche girare nudi per le strade o digiunare quattro giorni alla settimana, per umiliarsi.

Siamo noi che non capiamo, ottusi servi del benessere demoniaco. Il barbone inquietante di Miggiano balza all’onore delle cronache perché accusato di manipolazione psicologica e violenze sessuali, e anche qui nulla di nuovo purtroppo. Deprimente invece lo spazio che gli regalano i talk-show, permettendogli di gridare che il battesimo della Chiesa è falso e di aggredire le giornaliste che cercano spasmodicamente di intervistarlo.

Ci si chiede perché, e perché sociologi con spazi da editorialisti discettino su paragoni impropri con san Francesco e con Gesù, anche loro «irregolari e quindi incompresi e perseguitati». Perché le perplessità o le denunce, secondo loro, istigano all’odio verso un uomo presumibilmente buono che cerca con i suoi intimi (molto intimi) la verità.

Allora tocca ribadire ancora una volta, in un tempo di relativismo e spiritualismo vago, che il cristianesimo è materialista, come ricordava Giorgio La Pira, perché Gesù si è fatto uomo, «incarnatus est», in un ventre di donna. Ha preso corpo, e un corpo sfregiato e morto. Salvando con la sua risurrezione la carne, la materia, che non è malvagia, non è impura, se redenta dal figlio di Dio.

Tocca ribadire ancora che il Dio vero «non richiede sacrifici né vittime», perché si è fatto egli stesso sacrificio. Non dobbiamo più sacrificarci per essere salvati, ci salva Lui. Ma questi discorsi sono per chi ragiona. Per altri, ingenui, soli o malati di fragilità, serve sostegno amorevole e aiuto psichiatrico. Per chi li soggioga, probabilmente, serve invece l’intervento delle forze dell’ordine e della magistratura.





Dal sito Famiglia Cristiana

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