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«È divorata dall’ansia a causa della scuola. Lo psicologo non l’aiuta»

Mia figlia da quando frequenta la scuola superiore, si trova in preda ad ansia da prestazione. Io mi sento ostaggio di questa situazione che di riflesso crea ansia anche a me.

La ragazza ha ottimi voti, ma da mesi al pomeriggio inscena vere e proprie crisi con pianti e urla per paura di non avere tempo a sufficienza per prepararsi a una verifica scritta od orale. Dedica molte ore allo studio anche fino a tarda sera (anche fino alle 2 o alle 3 di notte) e poi la mattina quando suona la sveglia alle 6.00 fatica ad alzarsi. È un ritmo insostenibile e la mia preoccupazione è che si ammali.

Durante le crisi di ansia, oltre ad urlare disperata, si morde le braccia e proprio ieri sera diceva che le mancava l’aria.

Mia figlia ha iniziato qualche mese fa un percorso con uno psicologo (un incontro al mese circa), ma io non ho notato particolari miglioramenti dopo 10 incontri, pur consapevole del fatto che si tratta di un lavoro lungo e nessuno possiede una bacchetta magica.

FIORENZA

 

Risposta di Alberto Pellai

– Cara Fiorenza,

L’ansia da prestazione è oggi un sintomo comune a tantissimi adolescenti. Di fronte a prove che la scuola propone e che verranno valutate, accade che ragazzi e ragazze dotati di grande competenza si sentano travolti dalla paura di non farcela e di non riuscire. Una paura che si trasforma in ansia cronica: non li abbandona mai. E che poi ha manifestazioni esplosive, come quelle a base di urla e crisi di pianto, che tua figlia mette in scena a volte, per la paura di non avere tempo abbastanza.

Si instaura poi un circolo vizioso in cui l’ansia fa stare svegli fino a notte fonda, la perdita di sonno peggiora lo stress e impedisce un apprendimento efficace con un peggioramento progressivo della condizione dell’adolescente. Avete fatto bene a rivolgervi a uno specialista, perché molti aspetti comportamentali che riferisci in relazione a tua figlia (per esempio mordersi le braccia e urlare, perdendo il controllo di sé) confermano che c’è bisogno di un approccio clinico e serio al suo problema.

Non condivido la scelta di fare una seduta al mese. Mi sembra che a fronte della sofferenza di tua figlia nella sua quotidianità ci sia bisogno di una intensità più frequente delle sedute con lo specialista. E consiglio anche che l’approccio sia di natura cognitivo-comportamentale.

A te consiglierei di non diventare parte del problema: come scrivi nella tua lettera, tu sei in ansia quando tua figlia è in ansia. Questo effetto di “contagio emotivo” trasforma l’ansia in una “gabbia” che intrappola l’intero sistema familiare e che quindi rende ancora più difficile superare il problema.

Leggete Il Metodo Teddy Bear. Come vincere l’ansia e vivere felici di E. Zanelli (Ultra ed.) e provate a mettere in pratica i molti consigli che contiene.





Dal sito Famiglia Cristiana

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