Forse l’attimo più emozionante di tutta la cerimonia dell’ultima edizione degli Oscar è stato il momento della premiazione di Zoe Saldana, a cui è andata la prestigiosa statuetta come miglior attrice non protagonista per il film “Emilia Perez”.
Un premio che consacra definitivamente la carriera iniziata venticinque anni fa di questa attrice al primo grande ruolo drammatico in un film d’autore (da protagonista, in realtà, non tragga in inganno la categoria in cui ha ricevuto l’Oscar) dopo tanti film a grandi budget e campioni di incassi (Guardiani della Galassia, Avatar, Avengers, Star Trek…).
Nell’ultimo film, diretto da Jacques Audiard, interpreta il ruolo di Rita Moro Castro, avvocato di un grande studio di Città del Messico che riceve un’offerta per aiutare Juan Manitas Del Monte (Karla Sofia Gascon), un potente boss del cartello messicano della droga a ritirarsi dai suoi loschi affari e sparire per sempre.
Dal palco del Dolby Theatre di Los Angeles l’attrice, figlia di immigrati di origine dominicana, ritirando il premio in lacrime ha a sua volta commosso tutti parlando quasi esclusivamente di famiglia.
Anzitutto della sua di origine: «A mia mamma, a mio papà e alle mie sorelle Mariel e Cisely. Tutto ciò che ho fatto di coraggioso, oltraggioso e buono in tutta la mia vita è merito vostro. Mia nonna è arrivata in questo Paese nel 1961. Sono una figlia orgogliosa di genitori immigrati con sogni, dignità e mani laboriose».
La famiglia conserva anche oggi un posto speciale nella vita di questa grandissima attrice e lo ha testimoniato in mondovisione sempre su quel palco: «Grazie infinite a mio marito con quei capelli bellissimi. Il più grande onore della mia vita è essere la tua compagna. Hai appeso la luna e i nostri splendidi e perfetti figli, Cy, Bowie e Zen, riempiono ogni notte il nostro cielo di stelle».
Un punto fermo che si fonda proprio sul legame di questa stella planetaria del cinema con il marito Marco Perego, artista nato a Salò in provincia di Brescia nel 1979. Dopo una breve carriera calcistica nelle giovanili di squadre importanti e un brutto infortunio, lascia lo sport e l’Italia per coltivare la sua grande passione, l’arte. Giunge a New York e opera dopo opera il suo pluriforme talento viene sempre più apprezzato.
Una coppia artistica, Saldana&Perego, che quando si presenta l’occasione ama lavorare insieme. È accaduto con il film di debutto al cinema come regista di Perego, il lungometraggio The Absence of Eden, interpretato proprio da Zoe.
Esperienza che si è ripetuta nel 2024 con il cortometraggio Dovecote, anche lui in corsa per gli Oscar, entrato nella shortlist del miglior Live Action Short Film. Un lavoro particolare, unico, perché scaturiti da una sfida originale: diventare una delle installazioni del Padiglione della Santa Sede, realizzato dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione, alla 60’ Biennale di Arte di Venezia, visitata da papa Francesco il 28 aprile 2024.
Scritto da Perego insieme allo sceneggiatore Alexander Dinelaris (premio Oscar per “Birdman”) il corto è ambientato nel carcere femminile della Giudecca e narra la storia di una carcerata (Zoe Saldana) a fine pena che si prepara ad uscire portando con sé dei ricordi – piccoli oggetti, ciocche di capelli – delle compagne detenute. E mentre lei sta per riconquistare la libertà incrocia un’altra donna (Gaia Scotellaro) che compiendo il percorso inverso inizia il tempo della sua detenzione.
Nel film sono impegnate anche una ventina di detenute “vere”, nella parte di sé stesse. Un’interpretazione sentita, quella di Saldana in questo cortometraggio, frutto non solo della sua bravura ma resa intensa dal tempo che l’attrice ha condiviso con le detenute per preparare il film e per il tempo delle riprese.
Dovecote è stato poi presentato in occasione della 81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, in collaborazione con Fondazione Ente dello Spettacolo.