Non è servito al Governo spostare la competenza sulla convalida dei trattenimenti dei migranti in Albania alla Corte d’Appello. Dopo aver tolto la competenza ai tribunali specializzati, con atto senza precedenti accusando i magistrati di essere politicizzati, i giudici della Corte d’appello di Roma, dopo una giornata di udienza, hanno disposto il rinvio degli atti alla Corte di giustizia europea in attesa che la stessa si pronunci sul concetto di Paese sicuro, come era stato programmato, il prossimo 25 febbraio. Tornano così in Italia, probabilmente già durante la notte, i 43 migranti (sei erano già stati trasferiti nel nostro Paese perché minorenni o vulnerabili) che erano stati portati nel centro di Gjader.
Inutile dunque il terzo viaggio, con nave Cassiopea, per spostare in Albania i migranti. Il centro resta vuoto per l’impossibilità, come era già accaduto nelle due decisioni precedenti di «riconoscere come ‘Paesi sicuri’ gli Stati di provenienza delle persone trattenute».
D’altra parte la stessa Corte Costituzionale aveva sancito che se è vero che «la designazione di un paese terzo come paese di origine sicuro può essere effettuata, attraverso un decreto ministeriale, con eccezioni di carattere personale», «tuttavia la procedura accelerata di frontiera non può applicarsi là dove, anche in sede di convalida del trattenimento, il giudice ravvisi sussistenti i gravi motivi per ritenere che il paese non è sicuro per la situazione particolare in cui il richiedente si trova». Inoltre aveva ribadito che «egli è chiamato a verificare, in ipotesi limite, se la valutazione ministeriale abbia varcato i confini esterni della ragionevolezza e sia stata esercitata in modo manifestamente arbitrario o se la relativa designazione sia divenuta, ictu oculi, non più rispondente alla situazione reale». Infine aveva rinviato la decisione sui ricorsi a dopo la data del 25 febbraio per attendere la decisione della Corte europea.
Diversa la decisione del Governo che, in pieno scontro istituzionale con la magistratura, ha deciso di alzare il livello dello scontro inviando la nave Cassiopea a trasferire migranti in Albania prima della decisione della Corte europea.
I migranti tornano in Italia, nonostante l’enorme pressione sotto la quale i magistrati si sono trovati a decidere. E gli italiani pagano questa ulteriore decisione del Governo che ha tutto il sapore di uno spot pubblicitario.