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Daniele Berbenni: “Io, campione Special, ho servito il pranzo al Papa e me la gioco ai Mondiali”

«Che io possa vincere, ma se non dovessi riuscire che io possa tentare con tutte le mie forze», è con questo giuramento come faro nella vita che Daniele Berbenni, specialista dello sci alpino, si appresta a partecipare ai Giochi mondiali invernali Special olympics, in programma a Torino e nei luoghi dell’Olimpiade del 2006. Sono i Giochi invernali che ogni quattro anni vedono gli atleti con disabilità intellettiva disputarsi il mondo del ghiaccio e della neve. Si comincia l’8 marzo 2025 e Daniele, 31 anni, scelto dal sito ufficiale di Special Olympics Italia come volto dei Giochi, che abbiamo incontrato in un collegamento via google meet, ci ha raccontato, con un sorriso aperto e gentile, come affronta questa importante avventura di sport e di vita. Valtellinese di Bormio, Berbenni è cresciuto sulla neve ed è oggi uno degli atleti azzurri polivalenti dello sci alpino azzurro Special.

Ci racconti l’emozione della convocazione da titolare?

«Quattro anni fa ero di riserva, quando ho ricevuto la lettera di convocazione sono stato strafelice, sono rimasto un po’ senza parole perché ero davvero troppo contento».

Hai iniziato da piccino con lo sci di fondo, poi sei passato allo sci alpino. Come hai deciso di cambiare?

«Ho cominciato a sei anni con lo sci di fondo, ma i miei compagni alle elementari mi lasciavano sempre indietro e non mi aspettavo. Ho voluto io passare allo sci alpino, dove mi trovavo meglio perché come dice il detto: anche i sassi rotolano a valle».

Troppo modesto, i sassi non fanno gare di questo livello! Che cosa ti piace veramente dello sci alpino?

«Il fatto che mi dia tanta forza e tanto equilibrio e poi la competizione».

Come vivi il momento prima della gara?

«Competere mi diverte, anche se un po’ di tensione c’è sempre: stavolta farò gigante, speciale e SuperG».

Non sei solo uno sciatore, è vero che fai altri sport?

«Sì, pratico tai chi con i miei amici, nuoto e un po’ di arrampicata. D’estate cammino molto e vado in bicicletta. Ma mi piace anche leggere nel tempo libero e sto imparando a suonare la fisarmonica. Recito anche in una compagnia teatrale: la mia vita quotidiana è molto impegnata perché ho sempre voglia di sperimentare cose nuove».

Com’è la tua vita quotidiana fuori dallo sci?

«Lavoro con un contratto a tempo indeterminato come cameriere al Miramonti di Bormio, preparo i tavoli, le colazioni e talvolta servo anche alla cena. Ho imparato questo lavoro facendo un anno di formazione ad Asti all’Albergo etico, dove i ragazzi con disabilità imparano questo lavoro».

Asti è lontano da dove abiti, come hai vissuto questa esperienza fuori casa?

«È stata un’esperienza bellissima e importante perché ho imparato a viaggiare con i mezzi pubblici in autonomia e poi stare lontano da casa è molto formativo».

Quanto è stato importante l’insegnamento della famiglia in questa voglia di non tirarti mai indietro?

«La mia famiglia nel mio percorso di crescita è stata fondamentale mi hanno sempre «svegliato», spinto a fare molte cose, a credere in me stesso e a non arrendermi mai alle difficoltà. Il loro obiettito è che io diventi autonomo e indipendente».

E il tuo?

«Il mio obiettivo è la stessa cosa».

Si può parlare anche dell’obiettivo per i Giochi o sei scaramantico?

«Il mio obiettivo sarebbe di fare delle belle gare e magari se si riesce avere l’onore di prendere la medaglia d’oro, per porter dedicare la vittoria alla mia famiglia che mi ha supportato in tutti i modi e poi anche al mio datore di lavoro».

A proposito di lavoro, è vero che hai servito a tavola Papa Francesco?

«Nel novembre del 2022 ha fatto una visita ai suoi familiari ad Asti e con altri ragazzi di Albergo etico ho servito il pranzo in Vescovato. è stato «molto bellissimo», molto emozionante stringere la mano al Papa».

Vorresti mandargli un messaggio in questo momento?

«Certo, vorrei augurargli di cuore pronta guarigione e che possa tornare presto!».





Dal sito Famiglia Cristiana

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