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Culle vuote e bullismo, frutti avvelenati dalla mancanza di speranza

La primavera è tempo di bilanci e di raccolta ed esposizione dati. E i dati sono fatti, non chiacchiere, supposizioni. Sui fatti si possono usare interpretazioni, possiamo sovrapporvi posizionamenti ideologici, usarli per rilanciarli contro l’avversario, ma prima di tutto i dati ti sbattono la realtà sul viso come il vento d’aprile.

Sappiamo dall’Istat che l’inverno demografico non porterà a una nuova primavera, stante la situazione attuale, figlia di disagio sociale, economico, ma soprattutto culturale. Non c’è più un bacino di genitori sufficienti a sostenere la crescita della natalità.

Primo dato. L’anno scorso 93.140 giovani hanno lasciato il nostro Paese, una fuga, il 30% in più rispetto all’anno precedente.

Secondo dato. Ma i numeri più inquietanti arrivano dallo studio Espad/Cmnr. La violenza dei minori è in aumento ed è sbagliato sminuirla concentrandosi di volta in volta sui singoli casi di cronaca. Quasi metà degli studenti interpellati (20.000) ha partecipato a una rissa; uno su nove a episodi di violenza di gruppo, dicasi bullismo o intimidazione, avere un’arma e ritenere lecito usarla è considerato normale per il 4,6% degli intervistati. Alla violenza, al male ci si abitua e non parliamo di psicopatologie individuali, ma di ragazzi qualsiasi, non necessariamente figli di ambienti difficili. Ragazzi e ragazze, perché i casi che le coinvolgono sono in crescita: era pensabile che una tua compagna di 14 anni ti sfregia il volto con un accendino, imponendoti il marchio V di vendetta? Era pensabile che un tredicenne accoltellasse un amico che non ha pagato una felpa? Sotto i 14 anni non è possibile neppure denunciare l’aggressore, solo chiedere un risarcimento economico alle famiglie. Si chiama impunità e l’impunità alimenta paura, ma soprattutto richiama altra violenza impunita. Dai 14 anni in su, sono tanti i distinguo e le assoluzioni, ma al massimo si finisce in carcere minorile, e nonostante gli sforzi e le intenzioni di tanti volontari, cappellani, dirigenti, la propensione alla violenza cresce e si creano sodalizi ancor più malati, senza alcuna rieducazione.

Si creano anzi nuovi branchi che spingono all’aggressività. I social ingigantiscono, incitano, creando gruppi di consenso e di sprone. Il cyberbullismo è sottovalutato, eppure scarica le responsabilità, dilagando nell’etere diffonde odio e mortificazione, spingendo ad atti estremi. Il suicidio è la seconda causa di morte tra gli adolescenti, l’autolesionismo è aumentato del 60%. Si risponde con troppa facilità cercando di interpretare i fatti che sconvolgono la sicumera degli adulti: il Covid, la guerra, la disillusione sul futuro… Sì, il Covid ha marchiato tanti giovani togliendo libertà, anche troppa, seminando ansie e sospetti. La guerra però interessa ben poco, anche se sono ragazzi appena maggiorenni quelli che muoiono sul fronte dell’est. Il futuro? Fa ben più paura a ragazzi di Paesi lontani, che pure afferrano ogni occasione di vita con volontà e amore. La verità è che mancano da noi i punti di riferimento, solidi e affidabili, realisti ma tesi alla speranza. E che nel mondo in cui ci siamo accucciati, al calduccio, manca sempre più l’anima.

(foto in alto: iStock)





Dal sito Famiglia Cristiana

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