Pubblichiamo la riflessione di Marina Casini, presidente del Movimento per la Vita, sul trentesimo anniversario della pubblicazione (25 marzo 1995) dell’Enciclica Evangelium Vitae di San Giovanni Paolo II e sul legame profondo di questo documento con il Movimento per la Vita che quest’anno festeggia 50 anni di vita.
Considero un dono parlare dell’Enciclica Evangelium Vitae (EV), scritta da San Giovanni Paolo II il 25 marzo 1995 e che quest’anno compie trent’anni esatti, anche se non è affatto facile parlare del legame tra il Movimento per la Vita (MpV) e questo testo dalla ricchezza straordinaria. Vorrei mettere in evidenza solo alcuni aspetti, sperando di riuscire a dare almeno un’idea di questo fecondo rapporto. Rivedendo la storia del MpV e la portata di tutto il suo impegno sin dalle origini, si può dire che siamo di fronte all’EV ante litteram.
Nella missione del MpV dal 1975 al 1995 c’erano già in nuce tutti i tratti e i contenuti di un impegno culturale, sociale e politico che poi verrà strutturato, potenziato, irrobustito, rilanciato, illuminato, rimotivato dall’EV. Il MpV, infatti, sin dai suoi primi passi, ha seguito sempre con la massima attenzione tutto il Magistero di San Giovanni Paolo II sulla vita facendone sin da subito suo nutrimento, suo balsamo, sua sostanza. Il primo incontro tra Wojtyla e il MpV è avvenuto il 26 febbraio 1979 e da allora è nata un’amicizia che si è progressivamente sempre più rafforzata.
Perciò, senza la minima distrazione, il MpV ha seguito poi passo passo tutti gli eventi che hanno portato all’EV ed è stato presente in molti momenti della fase preparatoria e in ogni caso di essi ha dato conto in incontri e pubblicazioni. Devo anche dire che in un documento preparatorio dell’EV non firmato ho ritrovato un capitolo in cui ho riconosciuto senza dubbio l’impronta di mio padre. Il MpV ha vissuto con trepidante attesa la pubblicazione dell’EV.
A ridosso della pubblicazione si legge in un editoriale del Sì alla vita del marzo 1995 questa riflessione: «Certo è che la ormai imminente enciclica di Giovanni Paolo II sul Vangelo della vita rappresenterà il punto più alto, l’espressione più forte, forse anche l’insegnamento più corposo e voluminoso del Magistero Pontificio sul valore e sulla intangibilità della vita umana» (SAV marzo 1995).
L’evento più importante
Siamo nel 50° anniversario del MpV e senza esitazione posso dire che l’evento che in questi mezzo secolo è stato il più carico di speranza, il più gratificante, il più incoraggiante, il più idoneo a far pensare al futuro con fiducia è stato la pubblicazione di quest’Enciclica di San Giovanni Paolo II.
Per il MpV questo documento ha una luce entusiasmante, non solo perché – sviluppando un pensiero già presente nella “Lettera alle famiglie” – include i Centri di Aiuto alla Vita (CAV) e MpV tra i “segni premonitori della vittoria”, ma soprattutto perché rende esplicite le basi spirituali e razionali dell’impegno per la vita – quella nascente in modo particolare – e delinea la strategia da seguire affinché, alla fine, si affermi a tutti i livelli della società la cultura della vita, cioè la civiltà della verità e dell’amore. L’Enciclica è davvero la “Magna Carta” del popolo della vita e per la vita.
Nel MpV c’è stata immediatamente la consapevolezza e la convinzione che l’EV fosse un autorevole e formidabile trattato, il più completo e articolato, non solo da leggere, ma da meditare.
Per questo si è sempre adoprato perché non fosse soltanto un grido di straordinaria intelligenza e di coinvolgente poesia, ma un testo da studiare, facendone oggetto di seminari, incontri, conferenze, approfondimenti sui temi che coinvolgono la questione antropologica e i connessi profili giuridici e politici, presentazioni ovunque possibile in qualsiasi ambiente e qualsiasi occasione. Fatto conoscere ai giovani. Affiancando idealmente la missione del MpV e l’Enciclica posso dire che il MpV è la messa in pratica dell’EV in ogni suo passaggio.
Per un riscontro circa il rapporto tra il MpV e l’EV basta sfogliare il giornale “Sì alla vita”, leggere le numerose pubblicazioni legate al Movimento, riprendere i numerosissimi interventi del Movimento sul quotidiano Avvenire. Non posso non ricordare, tra gli altri, i contributi preparati dal MpV in vista delle settimane sociali dei cattolici o dei convegni ecclesiali.
Proprio qualche giorno fa, rileggevo il contributo per il convegno ecclesiale di Palermo (che si svolse dal 20 al 24 novembre 1995, ndA). Il convegno si intitolava “Il vangelo della carità per una nuova società in Italia. Il contributo del MpV si intitolava “Vangelo della vita, vangelo della carità”.
Un contributo bellissimo che vuole portare al centro del convegno l’EV. Si legge nell’introduzione: «Alla riflessione collegiale che tutta la Chiesa italiana sta conducendo per prepararsi al convegno di Palermo, il contributo più importante sembra essere portato proprio dalla EV, che offre a tutta la Traccia una chiave di lettura che forse le mancava, che le dà una fondazione nuova ed originale […] Se la questione della vita è epocale e planetaria, come afferma l’intera EV, allora l’impegno dei cristiani d’Italia ha un ruolo esemplare verso gli altri popoli del mondo e verso le generazioni future».

Marina Casini con il padre Carlo, scomparso il 23 marzo 2020
La lettera a papa Wojtyla
Permettetemi di citare, adesso, la lettera che mio padre scrisse a Giovanni Paolo II: «Santo Padre, desidero esprimerLe la gratitudine più viva per l’Enciclica Evangelium Vitae. Vogliamo manifestarLe un grande affetto per la Sua persona. Nonostante la straordinaria responsabilità che pesa sulle Sue spalle, Lei ha saputo imprimere alla guida della Chiesa uno stile di famiglia, per cui, davvero, Le parliamo e Le parlo con linguaggio semplice e sincero come si parla tra padre e figli, tra persone che hanno tra di loro dei legami profondi e una continua consuetudine di vita. Anche perché Lei è sempre stato presente in ognuno dei nostri 224 Centri di Aiuto alla Vita, in ognuno dei nostri 295 movimenti locali, in ogni incontro o manifestazione, come nel segreto delle nostre coscienze, specialmente quando nell’amarezza di un insuccesso o nel constatare l’incomprensione, la denigrazione, la menzogna, ci chiedevamo: vale la pena di continuare? Il Vicario di Cristo non ha certo bisogno delle nostre parole per essere confortato nelle difficoltà, nelle fatiche e nelle incomprensioni, incommensurabilmente più grandi delle nostre. Ciononostante, vorremmo che Lei percepisse la nostra appassionata vicinanza. Nei primi commenti alla Sua Enciclica, ci ferisce particolarmente l’affermazione di chi crede che il Suo messaggio, per quanto appassionato, bello e nobile, è destinato a restare inascoltato. Non è così. Non sarà mai così. Per quanto è nelle nostre responsabilità, desidero assicurarLe che noi lo ascoltiamo e lo ascolteremo, moltiplicando impegno e chiedendo al Signore e a Maria di consacrarci letteralmente e senza riserve al servizio della vita. L’Evangelium Vitae è e sarà la nostra guida strategica e il nostro manuale. Lo faremo studiare sistematicamente in seminari e corsi di lezioni ai giovani della cui educazione al valore della vita, Lei si preoccupa al punto 98 dell’Enciclica.
Ne parleremo ovunque possibile. Soprattutto in essa troveremo forza per costruire un grande Movimento per la Vita, quale il Suo esempio e la Sua parola si meritano, in modo da poter contribuire, in piena armonia con tutte le strutture ecclesiali e con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, al rinnovamento della società. Sentiamo la gioia di questa promessa. Perché sbagliano ancora una volta quei commentatori che giudicano l’Enciclica un grido disperato, quasi di sconfitta, arroccato sul passato.
Al contrario: noi vi sentiamo il calore di una grande speranza, una rivoluzionaria proiezione verso il futuro, la comprensione dell’attualità del nostro tempo che esige una ricomposizione morale e civile di tutti gli uomini, la quale ha come punto di partenza la percezione stupita e commossa del valore incommensurabile di ogni vita umana. Grazie Santo Padre! Siamo certi di essere costantemente seguiti dalla Sua benedizione».
La responsabilità del Movimento per la Vita
Quest’Enciclica è stata avvertita anche come una grande responsabilità per il MpV chiamato a introdurre il tema del diritto alla vita – primordiale espressione della uguale dignità di ogni essere umano cioè di ogni persona – in ogni livello della convivenza civile: religioso, culturale, politico, assistenziale, se è vero, come afferma l’Evangelium Vitae, che «sul suo riconoscimento si fonda l’umana convivenza e la stessa comunità politica» (n. 2).
1) ENCICLICA SOCIALE
Nel diffondere e nel vivere l’EV il MpV non ha escluso nessun aspetto. Devo però soffermarmi solo su alcuni profili. Ritenuta, a torto, esclusivamente morale, in realtà l’EV è una grande e profetica enciclica sociale che tratta questioni ancora oggi attualissime. Una eredità enorme, straordinaria, ancora da comprendere fino in fondo: «Il Vangelo della vita è per la città degli uomini. Agire a favore della vita è contribuire al rinnovamento della società mediante l’edificazione del bene comune» (n. 101). C’è un forte richiamo ai “responsabili della cosa pubblica” che, in quanto «chiamati a servire l’uomo e il bene comune, hanno il dovere di compiere scelte coraggiose a favore della vita, innanzitutto nell’ambito delle disposizioni legislative». Quante volte ho sentito mio padre ripetere, di fronte alle incomprensioni: «Qual è la consapevolezza che attorno al diritto alla vita si costruisce la nuova dottrina sociale della Chiesa?»; «Si tratta del documento che pone le fondamenta della nuova dottrina della Chiesa», diceva. E, infatti, l’EV vede proprio «a livello sociale e politico» «l’aspetto più conturbante e sovversivo» dell’attuale «congiura contro la vita» che ha assunto la natura di una «guerra dei potenti contro i deboli» con la forza di vere e proprie «strutture di peccato», che costituiscono «una minaccia frontale a tutta la cultura dei diritti dell’uomo». La “sorprendente contraddizione” sviluppatasi nell’ambito dei diritti dell’uomo: essi anziché essere per l’uomo, divengono strumenti “contro” l’uomo, specialmente nelle fasi di maggiore fragilità: l’uomo che comincia a esistere, che è colpito dalla malattia e/o dalla disabilità, che è prossimo alla morte.
«Nuova situazione culturale, che dà ai delitti contro la vita un aspetto inedito e — se possibile — ancora più iniquo suscitando ulteriori gravi preoccupazioni: larghi strati dell’opinione pubblica giustificano alcuni delitti contro la vita in nome dei diritti della libertà individuale». Legittimazione giuridica, assistenza medica, consenso sociale.
Perciò Giovanni Paolo II paragona l’enciclica sulla vita che prende le difese «di una intera categoria di uomini oppressa addirittura nel suo fondamentale diritto alla vita, com’è, in particolare, il caso dei bambini non ancora nati», alla grande enciclica di Leone XIII, la Rerum novarum, che, nel finire dell’800, dette avvio alla presenza sociale del movimento cristiano in pensiero e in opere prendendo le parti di un’altra categoria di uomini «oppressa nel suo fondamentale diritto al lavoro». Tema dei diritti e del titolare dei diritti, dell’uguaglianza, della democrazia, delle leggi ingiuste e del massimo bene possibile.
2) MOBILITAZIONE GENERALE E NUOVA CULTURA DELLA VITA
Urgono una generale mobilitazione delle coscienze e un comune sforzo etico per mettere in atto una grande strategia a favore della vita. Tutti insieme dobbiamo costruire una nuova cultura della vita: nuova perché in grado di affrontare e risolvere gli inediti problemi di oggi circa la vita dell’uomo; nuova, perché fatta propria con più solida e operosa convinzione da parte di tutti i cristiani; nuova, perché capace di suscitare un serio e coraggioso confronto culturale con tutti» (EV n. 95).
La mobilitazione generale suppone sensibilità crescente, conoscenza dei problemi, formazione permanente, capacità di dialogo, comprensione della complessità sociale, chiarezza di idee, collegamento di forze, elaborazione di strategie unitarie. Di tutto questo il MpV si è fatto carico senza sosta.
3) LE DONNE, IL NUOVO FEMMINISMO E LA SENSIBILITÀ VERSO LE DONNE CHE HANNO FATTO RICORSO ALL’ABORTO
Il pressante invito alle donne: «Riconciliate gli uomini con la vita». «Un pensiero speciale vorrei riservare a voi, donne che avete fatto ricorso all’aborto.
La Chiesa sa quanti condizionamenti possono aver influito sulla vostra decisione, e non dubita che in molti casi s’è trattato d’una decisione sofferta, forse drammatica. Probabilmente la ferita nel vostro animo non s’è ancor rimarginata. In realtà, quanto è avvenuto è stato e rimane profondamente ingiusto. Non lasciatevi prendere, però, dallo scoraggiamento e non abbandonate la speranza. Sappiate comprendere, piuttosto, ciò che si è verificato e interpretatelo nella sua verità. Se ancora non l’avete fatto, apritevi con umiltà e fiducia al pentimento: il Padre di ogni misericordia vi aspetta per offrirvi il suo perdono e la sua pace nel sacramento della Riconciliazione.
Vi accorgerete che nulla è perduto e potrete chiedere perdono anche al vostro bambino, che ora vive nel Signore. Aiutate dal consiglio e dalla vicinanza di persone amiche e competenti, potrete essere con la vostra sofferta testimonianza tra i più eloquenti difensori del diritto di tutti alla vita. Attraverso il vostro impegno per la vita, coronato eventualmente dalla nascita di nuove creature ed esercitato con l’accoglienza e l’attenzione verso chi è più bisognoso di vicinanza, sarete artefici di un nuovo modo di guardare alla vita dell’uomo».
4) LA PREGHIERA UNIVERSALE
Nel paragrafo 100, San Giovanni Paolo II dichiara che «è urgente una grande preghiera per la vita, che attraversi il mondo intero […] per ottenere che la forza che viene dall’alto faccia crollare i muri di inganno e di menzogne, che nascondono agli occhi di tanti nostri fratelli e sorelle la natura perversa di comportamenti e di leggi ostili alla vita, e apra i loro cuori a propositi e intenti ispirati alla civiltà dell’amore e della vita».
Se, dunque, per guardare al futuro senza rassegnazione e senza assuefazione lo strumento veramente forte è l’“Evangelium Vitae”. Tutti insieme, «possiamo dare a questo nostro mondo nuovi segni di speranza, operando affinché crescano giustizia e solidarietà e si affermi una nuova cultura della vita umana, per l’edificazione di un’autentica civiltà della verità e dell’amore», con la fiducia che «il Vangelo della vita […] ha un’eco profonda e persuasiva nel cuore di ogni persona, credente e anche non credente, perché esso, mentre ne supera infinitamente le attese, vi corrisponde in modo sorprendente».
Foto di copertina Ansa