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Così la stampa mondiale racconta la malattia del Papa

Con il  miglioramento delle condizioni di Papa Francesco, le notizie che arrivano dal Policlinico Gemelli hanno meno risalto sulla stampa internazionale. Ma l’attenzione resta comunque alta. Ovviamente in Argentina, paese natale di Bergoglio. Sul quotidiano argentino La NaciónElisabetta Piqué scrive che

“si percepisce un moderato ottimismo”, tanto che “il Vaticano ha scherzato sull’effetto benefico della maratona di preghiere del rosario per la salute del Santo Padre in Piazza San Pietro, iniziata lunedì, guidata ogni sera alle 21 da un cardinale residente a Roma”.

Il quotidiano spagnolo El País sottolinea l’operosità di Francesco nonostante i problemi di salute. “Dal momento del ricovero”, scrive Iñigo Dominguez, “il Vaticano ha costantemente riferito che il Papa è lucido, mangia normalmente, si alza dal letto e trascorre parte della giornata seduto. Inoltre, ad eccezione dello scorso fine settimana, quando è scoppiata la crisi, ha mantenuto un certo ritmo di lavoro. Ha firmato documenti ed emesso decreti con decisioni di ogni tipo, come nomine, canonizzazioni e persino una modifica delle norme vaticane. Lunedì ha avuto una riunione di lavoro con il Segretario di Stato, Pietro Parolin, e il suo sostituto per gli Affari generali, Edgar Peña Parra. Sono segni evidenti che continua a governare dall’ospedale, anche per sedare le voci di un’ipotetica dimissione, seguendo l’esempio del suo predecessore, Benedetto XVI, che si è dimesso nel 2013 quando si è trovato senza le forze per portare a termine il suo mandato”.

Il quotidiano francese Le Monde tuttavia si interroga sulle future capacità, da parte di Francesco, di svolgere in pieno le sue funzioni. “Il ricovero del Pontefice, che è sia la guida spirituale di 1,4 miliardi di cattolici sia il capo di Stato della Città del Vaticano, ha riaperto gli interrogativi sulla sua capacità di svolgere le sue funzioni. Il diritto canonico non prevede alcun problema grave che possa compromettere la sua lucidità. La notizia ha anche riacceso le speculazioni sulla possibilità che Francesco si dimetta, anche se ha dichiarato in diverse occasioni che questo momento non è ancora arrivato”.

Questo tema è ripreso da un giugno articolo del New York Times. “La malattia di Francesco solleva una domanda difficile: Chi governa se il Papa non può farlo? Il Vaticano dice che Papa Francesco ha continuato a prendere decisioni e sta migliorando, ma la sua degenza di due settimane in ospedale pone domande scomode e senza risposta sul processo decisionale del Vaticano.Tuttavia, l’intera prova della sua lunga permanenza al Gemelli, la più lunga del suo pontificato, senza apparizioni pubbliche, ha risvegliato vecchie preoccupazioni tra gli esperti e gli osservatori della Chiesa su chi governerebbe la Chiesa se questo o qualsiasi altro Papa dovesse cadere in coma o essere altrimenti incapace”.

Sul quotidiano cattolico francese La Croix viene intervistato il giornalista e scrittore Michel Cool, che sottolinea l’importanza della parola e della testimonianza del Papa in un contesto mondiale come quello odierno: “Credo che ci siano molte ragioni per cui ai cattolici piace Papa Francesco. Dall’inizio del suo pontificato, dodici anni fa, ci siamo abituati alla sua presenza, alla sua voce, al suo stile personale, che è molto caratteristico e distinto dai suoi predecessori, autentico, libero. Ho la sensazione che stiamo vivendo un ritorno del tragico. Il Papa, con il suo modo di essere, rappresenta una forma di resistenza spirituale di fronte alla disperazione e alla paura, di fronte al ritorno della guerra, all’ascesa del populismo e del nazionalismo… È “qualcuno di buono”, per usare un’espressione a me cara, a cui aggrapparsi in un’epoca incerta. In un momento in cui il male sembra guadagnare terreno, possiamo sentire, nel vuoto della sua assenza, un indebolimento della speranza tra i cattolici. Da un punto di vista spirituale, è piuttosto simbolico che ciò avvenga nel bel mezzo di un Anno giubilare, in un momento in cui i cattolici sono messi alla prova “per sperare contro ogni speranza”, per usare l’espressione paolina. Di fronte a realtà globali molto preoccupanti, ci viene chiesto di sperare nella fede cristiana, anche se lo straordinario predicatore che è Papa Francesco è assente. Questo distacco ci destabilizza. Allo stesso tempo, rappresenta una potente sfida spirituale, che ci invita a dimostrare maturità nel nostro rapporto con il mondo.





Dal sito Famiglia Cristiana

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