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Cosa ci faceva quella kefiah nella mangiatoia del presepio di Francesco?


La scena è potente e densa di significati: papa Francesco, seduto sulla sua sedia a rotelle, prega davanti a una Natività. Il pontefice ci ha abituati a gesti semplici ma dotati di una capacità inattesa e profonda di lanciare messaggi evangelici universali. E infatti la Natività di cui parliamo non è una natività qualsiasi. La mangiatoia che accoglie il piccolo Gesù è coperta da una kefiah, il foulard bianco e nero simbolo della causa palestinese. Il gesto squarcia il velo della ritualità per gettare una luce sulla realtà della guerra in Medio Oriente. Dietro la “Natività di Betlemme 2024” c’è il lavoro di due artisti palestinesi, Johny Andonia e Faten Nastas Mitwasi, che hanno voluto riportare l’attenzione sulle radici della fede cristiana.

La delegazione palestinese presente non ha resistito alla tentazione di aggiungere un tocco, diciamo così, legato alla tragedia di Gaza: un membro ha posizionato la kefiah sulla mangiatoia prima dell’arrivo del Papa. È bastato questo dettaglio a scatenare reazioni contrastanti. Alcuni funzionari israeliani hanno criticato il gesto come una negazione delle origini ebraiche di Gesù. Niente di più errato, naturalmente. La verità è che quella keafiah, quella mangiatoia, quel raccoglimento di Francesco, è un messaggio universale di vicinanza alle decine di migliaia di palestinesi innocenti, in gran parte donne e bambini, vittime prima di tutto dei macellai di Hamas, autori di un massacro di civili israeliani altrettanto innocenti e poi della reazione spietata e sproporzionata di Israele. Questo gesto, che nasce dall’intento della delegazione palestinese di rendere omaggio alla sofferenza del proprio popolo, trasforma un momento di preghiera in un messaggio di pace, inclusione e riconciliazione

Un monito contro la violenza che genera altra violenza, in una spirale senza fine. Un tocco profondamente umano. «Basta guerre, basta violenza!» ha dichiarato il Papa nel suo discorso, lanciando un appello che sembra rivolto a ogni angolo del mondo. La scena della Sala Paolo VI, con la kefiah a fare da protagonista inatteso, è per Francesco, in preghiera di fronte al Bambinello, proiettato tra le rovine di Gaza, un tentativo di dialogo, un richiamo alla giustizia e alla pace, nella speranza che almeno il Natale possa rappresentare una tregua.





Dal sito Famiglia Cristiana

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