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Ciao Rafa, il lungo bel gioco del campione simbolo di Spagna e “ultimo re” di Francia

Viene sempre il momento, mai facile, in cui dall’arena bisogna uscire, anche se si è fatto della tenacia e della lotta il proprio marchio di fabbrica. Il tempo è un avversario inesorabile, si sa che prima o poi vincerà. Il 10 ottobre 2024 Rafa Nadal, 38 anni, ha annunciato che a Malaga con le finali di Davis stringerà la mano al suo ultimo avversario e con lui al tennis giocato da agonista e si spera al dolore fisico che ha accompagnato questo lungo addio e cui ha provato a non arrendersi. Qualcuno dirà che il campione di Palma del Mallorca avrebbe dovuto farlo prima, senza lasciare che il tempo che fugge rubasse l’anima al suo gioco a poco a poco, lasciando l’uomo Rafa a rincorrere il campione che è stato. In astratto magari chi lo dira avrà pure ragione, ma nessuno ha diritto di decidere le tappe della vita degli altri.

Rafa Nadal è stato, con Roger Federer e Novak Djokovic, un terzo del triunvirato più longevo e forse più spettacolare della storia del tennis: tante rivalità ci sono state, nessuna capace di monopolizzare a tre il gioco e la classifica mondiale, chiudendo a lungo e letteralmente la strada a chi veniva subito dopo.

Dei tre Nadal è stato forse il più tenace, perché il suo gioco, fuori dagli schemi che sarebbe stato impossibile nel tennis di una volta con i gesti bianchi e racchette diverse, ha chiesto al suo corpo, possente e logorato dalle infinite corse alla ricerca degli angoli stretti del suo rovescio bimane efficacissimo ma sempre affamato di un passo ulteriore, molto più di quanto abbia preteso dai suoi rivali il loro. Un retaggio del gioco dell’infanzia, quando il piccolo Rafa ancora gracile, fu impostato a due mani su entrambi i lati, anche sul dritto.

La terra rossa di Parigi è stata per lui un autentico regno: possiamo dire senza tema di smentita che Rafael Nadal è stato l’ultimo re di Francia, l’unico re, straniero, accettabile nella storia di una repubblica fieramente francese e fierissimamente repubblicana: glielo hanno riconosciuto, chiamandolo tra gli ultimi tedofori, lui campione di uno sport tradizionalmente poco olimpico, alla cerimonia di apertura di Parigi 2024. Dopo aver avuto l’onore di portare la bandiera della Spagna all’apertura di Rio 2016. Chissà se adesso verrà anche il momento della Légion d’Honneur, per aver portato i riflettori del mondo sulla Francia, motivo per cui altri non francesi in passato ne sono stati insigniti. Per intanto è stato onorato dal sindaco di Parigi Anne Hidalgo con la medaglia “Grand Vermeil” nel maggio 2015, la più alta onorificenza  della città e una sua statua campeggia, monumento in vita a un monumento vivente, accanto ai campi del Roland Garros.

Di sentirsi a casa sulla terra rossa francese, su cui ha vinto come nessuno, non ha mai fatto mistero, ma il suo gioco ha reso al massimo anche sulle superfici dure, oggi le più diffuse nel mondo, portandolo alla conquista di 92 titoli nell’Associazione professionistica del tennis, per 134.946.100 di dollari in soli premi. Dei suoi 22 titoli slam, 14 sono stati conquistati a Parigi, ma c’è chi sostiene che la più bella partita di tennis della sua lunga storia e forse della storia l’abbia giocata a Wimbledon, dove ha vinto la finale nel 2008 battendo Roger Federer, sull’erba ostile ma ostinatamente voluta come l’erba voglio dei bambini. Di sicuro è stata la sua partita più importante, perché conquistata sul terreno meno favorevole e perché servita a sistemare nel mosaico articolato e colorato di una carriera meravigliosa la tesserina (verde) ancora mancante.

 


La sua carta d’identità secondo ATP

La sua carta di identità sul sito Atp lo descrive così:

Nome completo: Rafael Nadal Parera.

Soprannome: Rafa.

Ha iniziato a giocare a tennis all’età di 4 anni con lo zio e allenatore di lunga data Toni. Gioca con la mano sinistra ma scrive con la destra. Giocava anche il dritto a due mani prima che lo zio Toni lo obbligasse a cambiare all’età di 9 anni. Il padre, Sebastian Nadal, è un uomo d’affari. Tra le sue attività figurano il ristorante Sa Punta, di proprietà della famiglia e un’azienda di vetri e finestre.

Moglie: Maria Francisca Perello; figlio, Rafael;

Madre: Ana Maria Parera; sorella, Maria Isabel.

Lo zio, Miguel Angel, ha giocato a calcio per il Barcellona, il Real Mallorca e la nazionale spagnola. partecipando ai Mondiali del 1994, 1998 e 2002. Viene dall’isola di Maiorca come il suo allenatore, l’ex numero 1 del mondo Carlos Moya. Ha avviato la Fondazione Rafa Nadal nel 2008 e ha ricevuto la borsa di studio ATP ACES for Charity nel 2011 e nel 2020. La madre, Ana Maria, è presidente della fondazione. Nel maggio 2016 ha lanciato la Rafa Nadal Academy by Movistar, che combina tennis di alto livello, istruzione e residenza.

RECORD IN CAMPO E PREMI FUORI, TRA ONIRIFICENZE CIVICHE E SOLIDALI

  

Accanto ai titoli conquistati sul campo ha avuto un’infinità di riconoscimenti per meriti sportivi e per il suo impegno solidale: ha ricevuto moltissimo e donato molto e la sua accademia ha aperto le porte alle vittime delle inondazioni improvvise che hanno colpito Mallorca nel 2018. Durante la pandemia COVID-19, in collaborazione con la star dell’NBA Pau Gasol, ha lanciato la campagna #NuestraMejorVictoria (La nostra migliore vittoria), incoraggiando le donazioni degli sportivi spagnoli, raccogliendo oltre 14 milioni di euro per aiutare le persone in difficoltà. Ha creato scuole di tennis in tutto il mondo: Tennis School in India (2010), il Rafa Nadal Tour in Spagna (2014), il Rafa Nadal Tennis Centre in Messico (2019), il Rafa Nadal Tennis Centre in Grecia (2019), il Rafa Nadal Tour in Australia (2019) e la Rafa Nadal Academy in Kuwait (2020).

Ha vinto il premio ATP n. 1 per 5 volte (2008, 2010, 2013, 2017 e 2019), il premio Stefan Edberg per la sportività per 5 volte (2010 e 2018-21), il premio Fans’ Favourite nel 2022, il Comeback Player of Year nel 2013, l’Arthur Ashe Humanitarian Award nel 2011, il Most Improved Player of Year nel 2005 e il Newcomer of Year nel 2003. Nominato sportivo dell’anno (2011 e 2021), giocatore dell’anno in rimonta (2014) e esordiente dell’anno (2006) ai Laureus World Sports Awards.

Ha ricevuto le più alte onorificenze spagnole, tra cui il premio Principe delle Asturie nel 2008, la “Medalla de Oro al Trabajo” nel maggio 2015, una delle massime onorificenze civili in Spagna (Medaglia d’oro per il merito nel lavoro), e il dottorato honoris causa dall’Università Europea di Madrid nel 2015 ei infile la Gran Cruz de la Orden del Dos de Mayo nel 2020, la più alta onorificenza di Madrid.

Nadal è stato l’unico tennista, insieme a Emerson, Laver e Djokovic, a essersi aggiudicato almeno due volte tutti i Major, i tornei più importanti. Avrebbe vinto ancora di più se tanti infortuni non avessero accidentato la sua carriera, rendendolo però un simbolo di combattività e di tenacia, a dispetto di un carattere amabile e posato fuori dal campo, che gli ha permesso di stringere un’amicizia duratura e solidale con l’avversario più ostico, lo svizzero Roger Federer. Sarà difficile adesso fuori dalle righe bianche: speriamo che abbia già in mente la strada da percorrere perché il domani non diventi l’esilio dorato di un reduce.

LE PAROLE DEL CAMPIONE

  

“Ciao a tutti, sono qui per dirvi che mi ritiro dal tennis professionistico”, ha esordito Rafa. “La verità è che sono stati anni difficili, specialmente gli ultimi due. Penso di non essere in grado di giocare senza limitazioni”, ha ammesso. “Ovviamente è una decisione difficile, è servito tempo per prenderla, ma nella vita tutto ha un inizio e una fine e penso che sia il momento giusto per chiudere la mia carriera. È stata una carriera lunga e piena di successi, più di quanto immaginassi”.

Il suo ultimo torneo professionista sarà la Final 8 di Coppa Davis a Malaga, in programma dal 19 al 24 novembre. Il campione non na nasosto l’emozione, parlando spagnolo, ma salutando in tante lingue: “Sono molto emozionato dal fatto che il mio ultimo torneo sarà la Coppa Davis in rappresentanza del mio Paese”, ha spiegato: “è come chiudere il cerchio, perché una delle mie prime gioie è stata la finale di Siviglia nel 2024”.

“Mi sento super fortunato per tutte le cose che ho potuto vivere”, ha detto allargando il suo grazie all'”l’intero settore del tennis, tutti i partner per tanti anni. Con loro ne ho passate tante e ho vissuto molti momenti che ricorderò per il resto della mia vita”.





Dal sito Famiglia Cristiana

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