Disperazione e slanci: quanta vita ci può essere in una comunità familiare? Moltissima, come sanno coloro che seguono i più di 26 mila minori ospitati nelle strutture italiane. Mentre per chi non si è mai affacciato a questo mondo, il vibrare di energie, emozioni e dissidi, tipico di queste case, è una vera e propria scoperta. A stupirsene, nell’ottava stagione di Che Dio ci aiuti, è anche la giovane suor Azzurra, interpretata da Francesca Chillemi. Proprio lei che, dopo aver preso i voti nella stagione precedente si era prefigurata una vita tranquilla nel convento degli Angeli custodi, si trova invece a fare i conti con le asprezze delle ragazze in difficoltà, il tutto con la “benedizione” e l’investitura di suor Angela, Elena Sofia Ricci. Da Assisi a Roma, dal convento alla casa-famiglia: la nuova stagione – in onda dal 27 febbraio su Rai 1 – spalanca le porte alla complessità della vita. «Abbiamo raccolto la sfida di rinnovarci senza tradire gli ingredienti fondamentali, possiamo definirla un’edizione rivoluzionaria», anticipa la sceneggiatrice Silvia Leuzzi.
Ma perché ambientare la serie in una casa-famiglia? «In questi contesti si trovano storie strazianti, eppure la speranza non manca. Tutti abbiamo bisogno di sapere che qualcuno si preoccupa per noi e ci vuole bene, sempre», nota Leuzzi.
In Italia i minori accolti fra comunità familiari e socio-educative sono 26.010, di cui 18.300 italiani e 7.707 minori non accompagnati. «Si tratta prevalentemente di adolescenti e preadolescenti – il 46% ha tra 15 e 17 anni; il 17,5% ha tra 11 e 14 anni –, spesso segnati da disagio psicologico, che manifestano forme di ritiro sociale o di aggressività, e sono incapaci di immaginare il proprio futuro. Alcuni provengono dall’area penale, tutti da famiglie che non sono, o non sono ancora, in grado di prendersene cura», spiega Liviana Marelli, referente Nuove generazioni e famiglie del Coordinamento nazionale comunità accoglienti (Cnca). Le strutture sono circa 4 mila lungo tutta la Penisola: «La comunità familiare, a volte chiamata appunto casa-famiglia, prevede la presenza stabile di due
adulti, spesso coniugi, supportati da educatori professionali. Poi ci sono le comunità educative o socio-educative, in cui l’accompagnamento degli adulti è garantito da una équipe di operatori professionali. Tutte le comunità devono essere di tipo familiare, con una presenza di massimo 6-7 minori nelle case-famiglia, collocate in civili abitazioni e aperte al territorio. Individuare quale realtà sia la più appropriata per il minore
e la famiglia di origine spetta all’ente pubblico».
Che Dio ci aiuti 8 riproduce gli ambienti e le dinamiche delle case-famiglia reali. Per altro anche il nome della struttura, Il sorriso, richiama quello di una delle realtà che a Roma accoglie persone con disabilità, ma si tratta solo di omonimia. «Con il team di scrittura abbiamo visitato alcune case-famiglia, la Casa della mamma di Roma e Il seme nel Reatino, per poi arrivare a creare la nostra, che ha tutti gli elementi della realtà: è una struttura educativa, residenziale, con un modello di organizzazione familiare. Le ospiti sono minorenni allontanate dalle famiglie e ci sono anche ragazze madri. Alcune si ritrovano a sperimentare la dimensione familiare per la prima volta». Nella nuova stagione, quindi, niente più studentesse con le loro “scaramucce relazionali”, ma ragazze alle prese con “problemi veri”: «Parliamo di abusi e piccola criminalità. Le ragazze sono sfidanti, almeno all’inizio vivono la permanenza nella casa-famiglia come una “punizione”. Sono impazienti di andare via, di essere indipendenti, anche se nel profondo hanno solo un disperato bisogno di essere amate».
Questa volta non è il mondo che bussa al convento, ma è suor Azzurra a immergersi nel mondo: «Più che insegnare qualcosa alle ragazze, sarà lei a imparare. Azzurra è una suora che sbaglia, ha le paure che abbiamo tutti. Confido che il pubblico possa sentirla vicina nonostante il velo», dice ancora la sceneggiatrice.
Nella foto: Francesca Chillemi nei panni di suor Azzurra, nella casafamiglia “Il sorriso”. Con lei Ambrosia Caldarelli, nella fiction Cristina Vanzini, ospite della struttura con un passato burrascoso.