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CEI, l’Assemblea sinodale rinvia il documento finale: “Verso un testo più maturo”


Conclusi i lavori in Aula Paolo VI, iniziati il 31 marzo scorso. Numerosi gli emendamenti proposti al documento finale dai 28 gruppi, motivo per il quale la pubblicazione è stata rimandata all’Assemblea del 25 ottobre prossimo. I partecipanti scrivono al Papa: “Una palestra di sinodalità che ci ha insegnato uno stile per il futuro”. Castellucci: necessari ripensamento globale e aggiustamento di alcune parti. Zuppi: un testo più profondo permetterà scelte profetiche

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

«Una palestra di sinodalità, che ci ha insegnato uno stile da mantenere anche in futuro». Mentre viene rimandata a ottobre la pubblicazione del documento finale, atteso per l’Assemblea generale di maggio (rinviata, a sua volta, a novembre), tanti sono stati gli emendamenti e le modifiche proposte, i 1.008 partecipanti alla seconda Assemblea sinodale della Cei scrivono a Papa Francesco esprimendo, in qualche modo, la soddisfazione per i lavori svoltisi in Vaticano dal 31 marzo a oggi. «Una palestra di sinodalità», la definiscono nel messaggio inviato al Pontefice i 168 vescovi (sette cardinali), 252 sacerdoti, 34 religiosi, 17 diaconi e ben 530 laici (di cui 253 uomini e 277 donne) riuniti in questi giorni per vivere momenti di testimonianza e il pellegrinaggio giubilare, ma soprattutto per discutere e confrontarsi sulle 50 Proposizioni. Ovvero le proposte emerse dalle diocesi italiane lungo l’itinerario di questi ultimi quattro anni sugli ambiti di missione, formazione, corresponsabilità nella Chiesa.

La Chiesa non è un Parlamento

«Abbiamo vissuto giorni di discussione aperta e di studio approfondito delle Proposizioni, elaborate nel corso degli ultimi mesi», scrivono i delegati Cei al Papa, convalescente a Casa Santa Marta, del quale – affermano – hanno sentito «vicinanza» e «sostegno». «La Chiesa – sottolineano, citando il Pontefice stesso – non è un Parlamento, ma una comunità di fratelli riuniti nell’unica fede nel Signore, crocifisso e risorto: ciascuno ha portato e ha proposto quindi il suo bagaglio di fede, speranza e carità».

I punti al vaglio nel Documento

Più concretamente la seconda parte di questo itinerario sinodale, dopo la prima svoltasi nel 2024, ha visto ampie consultazioni e dibattiti in Aula Paolo vi, con circa 150 richieste di intervento sui diversi aspetti del documento. Due, in particolare, i punti al vaglio: l’integrazione delle persone che soffrono a causa di relazioni affettive, orientamento sessuale o identità di genere, e la responsabilità ecclesiale delle donne. Questioni da affrontare, secondo molti dei partecipanti, in modo più approfondito. Accanto a questi, i temi di trasparenza economica, bilanci, accountability, lavoro, migranti, ecologia, pace. Un cenno anche al dramma degli abusi sessuali, anch’esso da scandagliare ulteriormente.

Numerose proposte di emendamento

I 28 gruppi in assemblea hanno presentato «moltissime proposte di emendamento», facendo emergere la necessità di «un ripensamento globale» del documento finale. Oltre a questo, anche «l’aggiustamento di alcune sue parti», come ha evidenziato oggi in Aula Paolo vi, durante la sessione conclusiva, l’arcivescovo Erio Castellucci, presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale. Tutto, quindi, slitta al 25 ottobre, data della prossima Assemblea sinodale. «I gruppi, in queste due mezze giornate, hanno lavorato molto bene, intensamente e creativamente» e «hanno integrato e corretto il testo; che tuttavia non si presenta ancora maturo», ha spiegato il vescovo. Pertanto «verranno restituiti i lavori svolti nei gruppi e poi verrà avanzata una mozione da votare, per impostare il seguito del Cammino sinodale». Ciò che si chiede è «un passo avanti» per andare verso un documento che, «pur mirando alla sintesi e orientandosi a decisioni votabili (prima o poi occorre pure decidere), sia più discorsivo del presente testo delle Proposizioni, anche emendato con i lavori di questi giorni, e più ricco e profondo».

Un rinvio necessario

Il rinvio «ci è sembrato necessario viste le difficoltà emerse», ha detto il cardinale presidente della CEI, Matteo Maria Zuppi, nel successivo briefing con i giornalisti nella Sala Capitolare della Basilica di San Pietro. Necessario per «avere un tempo congruo di maturazione per arrivare a delle decisioni. Siamo sicuri che un testo più maturo permetterà scelte ancora più profetiche che riguardano il futuro». La preoccupazione del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale, ha spiegato ancora Zuppi, era quella di «non “girare intorno” e mettersi nella via delle decisioni» e, da questo punto di vista, c’è stato «molto spirito e partecipazione»; ora «bisogna tradurre questo con la consapevolezza che non esiste il “testo perfetto”».

Il «clima» che si percepiva nell’Assemblea sinodale, ha fatto eco Castellucci, «era vivace anche tra i vescovi, un clima bello. Un atteggiamento trasversale per rendere la nostra Chiesa più dinamica». Inizialmente dei tanti interventi liberi in aula (51 con un tempo di due minuti a testa) «il 95%», ha detto il vescovo, ha espresso «una forte critica nei confronti delle Proposizioni. Già lì si è colto un clima che non tendeva ad accettare molte parti del testo, alcune nemmeno nella sua struttura. Poi ci sono stati i gruppi di lavoro che hanno registrato un clima molto costruttivo, lavorando sul miglioramento delle Proposizioni».

Mai si è persa «la gioia», hanno affermato i relatori, e su questioni più delicate come l’accompagnamento alle persone omosessuali, ancora Zuppi, ha sottolineato che non vi sono state divisioni in Aula ma solo richieste di approfondimento. «Per me la scelta è che tutti si sentano parte di questa casa a prescindere dalle situazioni affettive», ha rimarcato il cardinale. È normale, ha aggiunto, che ci siano discussioni in un grande «spirito sinodale e di Chiesa», unite alle «preoccupazioni sull’accoglienza di tutte le persone».



Dal sito Vatican News

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