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Cecilia Sala dorme per terra su una coperta, l’Italia chiede la sua liberazione immediata

Il governo italiano alza la voce nei confronti dell’Iran sul caso della giornalista italiana Cecilia Sala, rinchiusa nel carcere di Evin, in Iran, dallo scorso 19 dicembre. In un comunicato della Farnesina si legge che, «su indicazione del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani, il Segretario Generale, Amb. Riccardo Guariglia, ha convocato oggi alla Farnesina l’Ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran a Roma, Mohammad Reza Sabouri». Durante l’incontro «è stata innanzitutto chiesta la liberazione» di Cecilia Sala, «giunta in Iran con regolare visto giornalistico». Tramite l’Ambasciatore Gariglia l’Italia ha «ribadito la richiesta di assicurare condizioni di detenzione dignitose, nel rispetto dei diritti umani, di garantire piena assistenza consolare alla connazionale, permettendo all’Ambasciata d’Italia a Teheran di visitarla e di fornirle i generi di conforto che finora le sono stati negati».

L’iniziativa del governo italiano arriva dopo le ultime drammatiche notizie arrivate dal carcere di Evin (dove vengono rinchiusi i dissidenti del regime iraniano). Il 1° gennaio Cecilia Sala ha potuto fare tre brevi telefonate: alla madre, al padre e al compagno, il giornalista Daniele Raineri. Quanto raccontato dalla giornalista ai suoi familiari smentisce clamorosamente quanto dichiarato nei giorni scorsi dalle autorità iraniane. Cecilia Sala è in isolamento, dorme sul pavimento usando una coperta come materasso, le sono stati confiscati gli occhiali, non ha ricevuto il pacco portato dall’ambasciata italiana e contenente generi di prima necessità. Al momento l’accusa nei confronti di Cecilia Sala è molto generica: «Violazione delle leggi della Repubblica Islamica». La vicenda della giornalista sembra intrecciata con la detenzione dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini-Najafabad, esperto di droni, arrestato il 16 dicembre all’aeroporto di Malpensa su richiesta degli Stati Uniti.

E’all’attenzione dei giudici della Corte di Appello di Milano un documento trasmesso dalla giustizia americana in cui si afferma che Mohammad Abedini Najafabadi è un soggetto pericoloso e per lui è necessaria la detenzione in carcere. L’atto, di quattro pagine, è stato inviato per via diplomatica pochi giorni dopo l’arresto del 38enne iraniano, quindi prima dell’istanza con cui il difensore, l’avvocato Alfredo de Francesco, chiede i domiciliari. La nota del Dipartimento di giustizia del Massachusetts sarà ora posta all’attenzione della Procura Generale di Milano che dovrà fornire un parere, non vincolate, sulla richiesta di attenuazione della misura cautelare.

L’Iran non è nuovo alla detenzione arbitraria di cittadini stranieri, utilizzati come merce du scambio per ottenere concessioni, tra cui il rilascio di iraniani detenuti nei paesi occidentali. Il  caso di Cecilia Sala  sarà al centro di un vertice che si terrà questo pomeriggio a Palazzo Chigi tra il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il Sottosegretario alla Presidenza, Alfredo Mantovano e i Servizi di intelligence. Non si esclude anche un coinvolgimento delle opposizioni.





Dal sito Famiglia Cristiana

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