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Cargo bike, le bici con cassone che possono rivoluzionare la mobilità

Le si vede parcheggiate fuori dalle scuole, scariche dopo aver trasportato giovanissimi passeggeri, oppure per le strade mentre incedono cariche e stabili, piene di pacchi in consegna. Le cargo bike In Italia sono poche, meglio pochissime, eppure non passano inosservate. Sarà per il cassone, una sorta di apripista nel traffico, sarà per quell’aria “controcorrente” che ad alcuni fa storcere il naso: troppo larghe e troppo costose, sentenziano. Eppure, proprio queste “biciclette extra” – 2 metri e mezzo circa di lunghezza per uno di larghezza – potrebbero dare il via alla rivoluzione sostenibile della mobilità urbana, come già successo in diverse città del nord Europa. Un esempio su tutti, Copenaghen, dove una famiglia con bambini su quattro utilizza le cargo bike per la mobilità quotidiana. In Italia a usare la bici per gli spostamenti quotidiani è un cittadino su dieci, la maggioranza (70%) preferisce l’auto. «In ambito urbano le cargo hanno un grande potenziale, sono l’ideale per gli spostamenti a corto raggio, entro i cinque chilometri, proprio quelli che nel nostro Paese sono coperti al 60% in auto», dice Claudio Magliuolo, direttore della campagna Clean Cities Italia per la Cargo revolution, che promuove anche il Cargo bike day, il 30 marzo a Milano con una Cargo bike parade per le vie della città e il Cargo bike village, stand e circuiti di prova nel centralissimo Parco Sempione. «È l’evoluzione naturale dell’andare in bici, la sua estensione a 360 gradi: utilissima quando bisogna trasportare oggetti e persone», dice anche Luca Polverini, consigliere nazionale della Federazione italiana ambiente e bicicletta (Fiab). 
Oltre che per la mobilità familiare, la Fiab sottolinea l’impatto positivo che le cargo bike potrebbero avere nella logistica dell’ultimo miglio, che mette alla prova le città italiane con centro storici delicati e dal parcheggio arduo soprattutto per furgoni e camioncini. A congestionare le città sono infatti anche i tanti furgoni utilizzati per le consegne del comparto on line. «A Milano, giusto per fare un esempio, si rilevano 180 mila operazioni al giorno. Le cargo sono due volte più efficienti e rapidi dei furgoni, costano un decimo per unità di consegna e azzerano le emissioni. Al contrario, sempre nel capoluogo lombardo i veicoli commerciali sono meno del 10% della flotta complessiva ma sono responsabili di oltre la metà dell’inquinamento dell’aria», dice ancora Magliulo.
Nella pratica, i vantaggi delle cargo bike sono il poter gestire in maniera efficiente e sostenibile il trasporto di bambini, zaini e cartelle, animali, strumenti musicali, come anche borse della spesa e carichi di qualsiasi tipo. Per condurle non servono abilità particolari se non il prendere confidenza con le dimensioni e il peso (i mezzi a pedalata assistita possono arrivare anche ai 30 chilometri orari, con sistemi avanzati garantiscono frenate sicure e tempestive). «In città la preponderanza delle automobili causa di conflitti mentre l’utilizzo delle cargo bike renderebbe più democratico l’utilizzo degli spazi aumentando anche il livello delle connessioni sociali», aggiunge ancora il direttore di Clean Cities Italia. 
Certo, riconoscono gli esperti del settore, i costi d’acquisto non sono indifferenti: si sta fra 3 e i 5 mila euro per i mezzi muscolari, mentre per quelli a pedalata assistita i prezzi salgono ulteriormente. «L’acquisto e la manutenzione annuale non hanno però costi paragonabili a quelli dei veicoli a motore, basta qualche anno per ammortizzare la spesa», nota Polverini. «Gli incentivi sarebbero preziosi – dice ancora Magliulo -servirebbe poi una rete d’infrastrutture ciclabili adatte, più larghe e senza deviazioni marcate, così come anche la possibilità di procedere con cargo sharing o affitto dei mezzi, come a Parigi». La strada, per le cargo bike, è lunga ma non impossibile: anche la rivoluzione della mobilità sostenibile può iniziare con una semplice – e decisa – spinta collettiva sui pedali.





Dal sito Famiglia Cristiana

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