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«Cala la dispersione scolastica, ma non per gli immigrati di prima generazione»


«Mentre il resto della dispersione esplicita e implicita è crollata persino al Sud, per gli studenti immigrati di prima generazione è ancora sopra il 30%: dobbiamo colmare questo gap, per includere davvero». A dirlo è il ministro istruzione e del merito Giuseppe Valditara, nell’intervista a Famiglia Cristiana pubblicata sul numero in edicola dal 10 ottobre. La dispersione scolastica, che pure nel 2024 è calata al 9,4%, continua a essere un tema di grande urgenza per il Paese. A preoccupare sono la dispersione esplicita, ovvero l’abbandono precoce della scuola, come quella implicita, quando cioè si completa il percorso scolastico senza aver acquisito le competenze di base. Da non sottovalutare, poi, l’emergenza cronica della povertà educativa, spesso legata alla povertà materiale: in Italia ci sono 1,3 milioni di bambini e adolescenti che vivono in condizioni di povertà assoluta, e per tante famiglie non è possibile sostenere i costi scolastici, come i libri, i trasporti e le gite d’istruzione.

A confermare un quadro di criticità è anche il Tavolo delle associazioni contro la dispersione scolastica e le povertà educative, una ventina di organizzazioni di diverso orientamento, che il 3 ottobre ha promosso a Roma il convegno Dispersione scolastica: dai dati alle buone pratiche. «Gli ultimi dati sulla dispersione scolastica evidenziano un miglioramento ma c’è tanto da fare: è necessario prevedere un numero adeguato di alunni per classe, la promozione di programmazione personalizzata e una reale corresponsabilità scuola-famiglia», ha commentato Adriano Bordignon, presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, intervenuto al convegno. «Occorre uscire dalla perenne logica dell’emergenza, mettendo mano a un Quadro di sistema che punti al superamento della logica del precariato, alla formazione continua degli insegnanti e alla garanzia di confronto interno-esterno della qualità dell’istruzione, in forme partecipative e non verticistiche», ha detto poi Michele De Beni, docente dell’Istituto universitario Sophia di Loppiano, a proposito della formazione dei docenti. Su sollecitazione del Tavolo delle associazioni, l’anno scorso si è costituito l’Intergruppo parlamentare su dispersione scolastica e povertà educative presieduto da Irene Manzi (PD), che al convegno ha proposto di portare avanti due obiettivi congiunti: un finanziamento strutturale per le comunità educanti, per dare continuità al dialogo tra territori e scuole, e lo stanziamento di risorse per aiutare le famiglie a contrastare gli effetti della povertà educativa e materiale.

Intanto, per quanto riguarda i fattori che incidono sull’apprendimento, la European Teacher Survey 2024 – l’indagine annuale del gruppo Sanoma – documenta l’importanza del libro cartaceo, che non viene accantonato, ma unito alle potenzialità del digitale fa la differenza nei percorsi di apprendimento di ragazzi e ragazze. L’indagine è stata condotta in otto Paesi europei (Finlandia, Svezia, Paesi Bassi, Belgio, Germania, Polonia, Spagna e Italia), coinvolgendo più di 10 mila insegnanti delle scuole primarie e secondarie, ed evidenzia come il 95% degli insegnanti europei preferisca combinare materiali cartacei e supporti digitali. E se nei Paesi ad alta digitalizzazione riemerge la centralità del libro cartaceo (lo pensa il 57% degli insegnanti delle classi primarie in Finlandia e il 60% dei docenti delle secondarie in Svezia), in Italia il 70% dei docenti coinvolti sostiene che i supporti digitali nelle metodologie di insegnamento non superano, per importanza, i libri cartacei e in generale i materiali didattici tradizionali.
La European Teacher Survey 2024 individua poi tre aspetti in grado di influenzare positivamente il processo di apprendimento: la motivazione di studentesse e studenti a imparare, l’accesso a materiali di qualità forniti dagli editori e il ruolo del docente come guida nel percorso di apprendimento. Sia i docenti italiani sia i docenti europei danno anche molta rilevanza alla personalizzazione dei percorsi di studio e al monitoraggio delle performance: il 90% degli insegnanti coinvolti ritiene fondamentale l’accesso a strumenti e materiali didattici in grado di proporre percorsi didattici personalizzati.





Dal sito Famiglia Cristiana

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