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Azzardo, 1 persona indebitata su 2 finisce nell’usura. La Consulta contro la riforma: «Favorisce il gioco»

Ormai 1 persona indebitata su 2 incontrata ogni anno dalle Fondazioni ha come causa principale del debito l’azzardo. Se si considera che solamente nel 2023, intorno all’azzardo sono girati 135 miliardi di euro e le previsioni ci dicono che si supererà i 160 miliardi nel 2024. Le persone che soffrono di dipendenza dall’azzardo sono 1 milione e 200mila.

Per questo la Consulta Nazionale Antiusura “San Giovanni Paolo II” esprime dissenso e preoccupazione in merito alla linea intrapresa dal Governo sul settore dell’azzardo: distanziometro quasi annullato, luoghi sensibili ridotti a due, limitata riduzione di sale gioco e scommesse. «Con la bozza di riforma sul gioco d’azzardo fisico sta perseverando», lancia l’allarme il presidente della Consulta Luciano Gualzetti, «sulla linea della diffusione capillare dell’azzardo nel Paese, prevaricando Regioni e Comuni i cui provvedimenti normativi e regolamenti sindacali sono rivolti a ridurre l’impatto degli effetti distorsivi sull’economia e sulla salute dei cittadini sui territori. Come per il gioco on line, anche la riforma del gioco fisico, è strutturata in maniera tale che l’azzardo entri in tutte le famiglie italiane, soprattutto di quelle più disagiate, più povere, più fragili e quindi soggette a intravedere nella scommessa una via d’uscita dalla propria condizione di disagio».

Secondo la Consulta, la proposta di riforma attraverso l’introduzione della distinzione tra punti gioco certificati e non, e riducendo i punti sensibili solo alle scuole secondarie di secondo grado e ai SerD, di fatto liberalizza l’insediamento dei punti gioco, si vedranno le sale slot accanto a chiese e oratori.

«Manderà in fumo», spiega Gualzetti, «il lavoro svolto da molte Regioni e Comuni che, in applicazione delle leggi regionali vigenti, hanno provveduto a chiudere e/o delocalizzare esercizi con gioco d’azzardo. Inoltre, è in netto contrasto con pressoché tutte le sentenze dei tribunali amministrativi, che hanno di fatto riconosciuto la titolarità delle Regioni a legiferare e la correlazione tra aumento di patologie e presenza di punti gioco sui territori. Infine, introducendo fasce orarie di chiusura differenziate per esercizi certificati e non: certificati nella fascia oraria 5-8.30 e 13-15; non certificati 5-9 e 13-16, salteranno anche i limiti orari previsti dalle ordinanze sindacali. Gli effetti saranno che si continuerà a giocare durante tutta la notte e si aggirerà quanto prevedeva la Corte costituzionale nella sentenza 220/2014, che attribuisce alle ordinanze del sindaco la possibilità di limitare gli orari di apertura delle sale da gioco».

Per questo, la Consulta Nazionale Antiusura si unisce all’appello delle Regioni, dei Comuni e associazioni che quotidianamente operano sui territori, ascoltando la disperazione della gente finita nella trappola disumana dell’azzardo, di ritirare tale proposta di riforma del gioco fisico, in quanto non è rispettosa della dignità e della salute dei cittadini. «È necessario rivederla insieme a tutta la normativa vigente sull’azzardo, sulle direttrici di un effettivo riordino che sappia costruire una legislazione», spiega la Consulta che indica alcuni punti fondamentali per rivedere la normativa affinché, scrive, sia «trasparente sul fronte degli effetti, ai rischi che produce e sulla sostenibilità sociosanitaria degli effetti negativi che produce sulle persone e – in via diretta o indiretta – sulla finanza pubblica; equa riguardo alla disciplina del regime concessorio; tale da non generare disparità di trattamento e conseguenti ingiusti vantaggi in questo ambito; attenta ai deboli che si faccia carico di limitare gli effetti negativi sia preventivamente, che in termini di presa in carico e cura; sussidiaria, che sappia riconoscere e attivare le responsabilità dei diversi livelli di governo territoriale (Comuni e Regioni) e dei soggetti sociali».

L’obiettivo, spiega la Consulta, deve essere quello di «segnare un punto di discontinuità con il passato è dunque urgente e necessario dal punto di vista normativo, che si accompagni però a un nuovo patto socio-economico in cui le istituzioni, le imprese e le associazioni trattino l’azzardo per quello che è davvero: un detrimento per la salute dei cittadini, l’erario e l’economia».





Dal sito Famiglia Cristiana

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