La richiesta di scioglimento del movimento giunge dal carcere di massima sicurezza in cui Abdullah Ocalan è rinchiuso dal 1999. Il PKK è stato coinvolto dal 1984 in un conflitto che in Turchia è costato la vita a decine di migliaia di persone
Paola Simonetti – Città del Vaticano
Una richiesta di tregua che ha il sapore di una svolta storica in Turchia. A esprimerla pubblicamente, in rappresentanza del leader curdo Abdullah Ocalan, esponenti del partito filo-curdo Dem, terza forza del Parlamento turco, che hanno in precedenza fatto visita a Ocalan in carcere. In una conferenza stampa hanno letto un suo messaggio: “Tutti i gruppi devono abbandonare le armi”, ha scritto Ocalan, 75enne rinchiuso da 26 anni nel penitenziario di massima sicurezza sull’isola turca di Imrali. “Un ‘appello per la pace e per una società democratica di cui mi assumo la responsabilità storica” ha affermato Ocalan fondatore in Kurdistan del PKK, partito dei lavoratori prima, gruppo armato poi che dal 1984 è stato coinvolto in un conflitto con lo Stato turco in cui sono morte almeno 40mila persone.
Le reazioni
Una notizia accolta con sollievo dal nemico storico di Ocalan: “Se il Pkk si scioglie – ha commentato il presidente turco Erdogan- la Turchia sarà libera”. Favorevole all’appello del leader curdo anche il governo della regione autonoma del Kurdistan iracheno, che esorta il PKK a “rispettare il messaggio e a obbedire”. Una mossa quella di Ocalan, che appare non inaspettata dalla comunità curda sparsa per il mondo, che da circa tre mesi segue con attenzione l’avvio del dialogo con le autorità governative di Ankara guidate dal presidente turco Erdogan.
Il profilo di Ocalan
Con l’appello del leader curdo sulla fine delle ostilità da parte del PKK, cala il sipario su oltre 40 anni di lotta di Ocalan, che, già alla fine degli anni ’70, iniziò a teorizzare un Kurdistan indipendente dalla Turchia. Il suo impegno poi, si trasferì sulla creazione del partito dei lavoratori Pkk, in seguito trasformatosi in gruppo armato di cui assunse la guida. E se divenne per la Turchia ricercato numero uno, da altri fu considerato un combattente per i diritti umani e civili del popolo curdo. La sua fuga in Siria non gli impedì di dirigere l’azione del PKK che, dopo i denunciati rastrellamenti degli oppositori, le carcerazioni senza capi di imputazione, processi politici, le violente rappresaglie turche nei confronti dei villaggi curdi, ha contrattaccato entrando in guerra, nel 1984, con la Turchia. Nella sua lotta, il leader curdoha messo al primo posto i diritti dei curdi con il loro riconoscimento come popolo, chiedeno anche che la loro lingua venisse introdotta nella Costituzione. Nel 1999 l’arresto di Ocalan in Kenya da parte dei servizi segreti turchi, con la collaborazione di Israele e Stati Uniti. È stato poi condannato all’ergastolo per reati di tradimento e separatismo.