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Andrea Vitali ricorda l’amicizia con Andrea Camilleri: “Gli ho voluto davvero bene. Era un piacere starlo ad ascoltare”


In comune avevano il nome di battesimo, un pubblico fedele che ama i loro libri e una dose di umiltà che ha resistito allo straordinario successo di cui godono: sono Andrea Vitali e Andrea Camilleri, due scrittori che hanno avuto modo di conoscersi e apprezzarsi reciprocamente, per instaurare un legame di affetto e di amicizia. In occasione del centenario della nascita di Andrea Camilleri (26 settembre 1925-17 luglio 2019)l La famiglia del grande autore siciliano, grazie alla Fondazione che porta il suo nome, ha dato vita alla prima edizione del Premio Andrea Camilleri nuovi narratori, chiamando a raccolta, in qualità di giurati, nomi noti della letteratura italiana, tra cui non poteva mancare quello di Andrea Vitali, medico bellanese e prolifico autore.
«Quando la nipote di Andrea Camilleri, Arianna Mortelliti, scrittrice anch’essa, di cui tra l’altro ho presentato anche il suo primo libro, mi ha invitato a far parte della giuria ho accettato molto volentieri. Mi fa piacere dare il mio piccolo contributo a rendere viva la memoria di questo grande scrittore italiano e tenere vivo il suo nome. Io credo che lui abbai riaperto la strada alla grande narrativa italiana dopo un periodo un po’ buio».



Come lo aveva scoperto da autore?
«Era il 1995 mi apre, e alla fiera del libro di Erba mi sono imbattuto nel suo libro, La stagione della caccia, edito da Sellerio. Non conoscevo ancora il suo nome, ma mi fidavo del catalogo Sellerio, di cui praticamente compravo tutto a scatola chiusa anche solo per la bellezza delle copertine. Ho scoperto quella scrittura in dialetto così particolare e divertente e non riuscivo a smettere di leggerlo e a ridere tanto che quella sera a letto mia moglie, che all’epoca era incinta, sentendomi così ilare da impedirle di dormire, mi chiese cosa avesse di tanto speciale quel libro. Beh, l’ho fatto leggere anche a lei, e a innamorarcene siamo stati in due. Da lì ho letto tutti i suoi libri, quelli storici, quelli di Montalbano… Praticamente ho dovuto comprare un pezzo di libreria nuova dedicata alla sua produzione».

C’è anche chi l’ha definita il Camilleri del Nord…
«Queste etichette lasciano il tempo che trovano, mi onora che possano pensarlo ma c’è una grande differenza tra i nostri libri. Oltretutto i miei libri neanche sono gialli, tuttalpiù… giallognoli!».

Invece quando vi siete incontrati?
«In tutto ci siamo visti in tre occasioni: in due Andrea Camilleri ha presentato un mio libro (uno dei quali era La signorina Tecla Manzi, a Roma, con Nico Orengo). Lui per me era un mito, era già un pilastro, ma ho scoperto che umanamente erano semplice e disponibile, senza spocchia. E una volta ho passato una mattinata a casa sua, tra sigarette e caffè, a chiacchierare. O meglio, ha parlato quasi sempre lui, ma era un piacere starlo ad ascoltare. Stava lavorando a Il nipote del Negus, e mi mostrava il frutto di tutte le ricerche storiche, i libri che si era fatto mandare dalla Sicilia, un vero affabulatore».

Vi siete mai scritti?
«No, l’unica lettera l’ho scritta dopo la sua morte alla figlia Andreina con l’unico scopo di farle arrivare il mio affetto e il mio ricordo».

Un’altra cosa che vi unirà a breve è il fatto che i vostri libri sono stati trasformati in una serie televisiva. Il Montalbano con Luca Zingaretti è già leggenda, mentre sono state appena avviate le riprese della miniserie tratta da alcuni dei suoi romanzi con protagonista il maresciallo Maccadò. Ma, come già accaduto per i libri di Camilleri, ambientati a Porto Empedocle e girati invece nel ragusanoi, le sue storie – rigorosamente bellanesi – saranno girate sul Lago d’Orta, che è già stato lo scenario di altre produzioni televisive. I lettori non si sentiranno un po’ traditi?
«Noi autori in questo non possiamo farci nulla. nel mio caso è stata la produzione a decidere quella collocazione, per vari motivi: Bellano, come tutto il lago di Como, è negli ultimi anni invasa letteralmente dai turisti e diventerebbe molto complicato bloccare il lungo lago per le riprese; inoltre essendo storie ambientare negli anni Venti, l’aspetto di Bellano è molto cambiato, mentre molti scorci dei paesi sul Lago d’Orta sono rimasti più simili all’epoca».

Lei è stato sul set?
«Non ancora, anche perché finora hanno girato a Cernobbio. Ma conto di fare una puntatina con l’editore sul set, forse verrà anche il sindaco di Bellano».

Un ricordo speciale?
«Un paio d’anni fa ero in via Asiago per un programma e uscendo ho incontrato per caso la signora Mariolina, la moglie di Camilleri, loro abitano lì vicino, ed è stata lei a riconoscermi per primo. Ci siamo salutati caramente, con sincerità, ed è stata davvero emozionante. Questo è stata la conferma di un affetto che ci legava, non motivato da interessi di bottega in quanto scrittori. Gli ho voluto davvero bene».





Dal sito Famiglia Cristiana

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