Il primo pensiero è un grande dolore personale: perché l’ho conosciuto bene e l’ho stimato. L’ho conosciuto da vescovo di Buenos Aires quando ci si chiedeva come la chiesa dovesse essere presente in una grande città e soprattutto nelle sue periferie. È stato un grande Papa in modo davvero particolare. Francesco ha molto seminato in differenti direzioni anche chiedendo la collaborazione della Chiesa e la sua recezione di fronte alle sue intuizioni e alle sue profezie. Non sempre questa collaborazione c’è stata perché è stato un Papa contestato e alcune sue istanze sono fatte cadere nel silenzio. Oggi, però, tutti sentono un grande vuoto. Perché Bergoglio è un uomo che ha detto molto al mondo. E soprattutto è una personalità che ha rappresentato il bene e la pace in maniera indiscussa. E in questo tempo di conflitti in un mondo che si divide e si articola e va in frantumi era un sicuro riferimento.
Il linguaggio e i segni di Francesco. La capacità di avvicinare le persone in un mondo che si allontana dal messaggio cristiano?
Non è stato un evangelizzatore isolato, Bergoglio è stato un uomo testimone di una fede comunicata e di una umanità buona. Il vero manifesto del pontificato di Francesco è l’Evangelii Gaudium che bisogna rileggere perché quel disegno di Chiesa è anche un testamento. Lui avrebbe sognato una chiesa in uscita, capace di essere in mezzo agli uomini e le donne del nostro tempo. Penso che questo si sia realizzato solo in parte per le pigrizie e le resistenze che ci sono state. Ma tutto questo resta come lascito della sua grande eredità. Bergoglio è stato un uomo veramente missionario in senso nuovo. Un missionario esperto di umanità.
Il dialogo con il mondo laico e la vicinanza con i lontani
In questo tempo liquido esiste un mondo di credenti e di credenti a modo proprio, di laici spirituali. Gli steccati laici/cattolici non esistono più. Francesco è stato lungimirante nel considerare superata una chiesa di puri e di duri. Al contrario ha voluto una chiesa come popolo dai confini aperti e mai chiusi, sapendo cogliere in ciascuno quel barlume di fede e soprattutto di amore che esiste in ciascuno di noi. Penso che questo sia stato Francesco: un abbattitore di muri che ha saputo vivere in questo nostro tempo liquido rappresentando una roccia della fede.
Un giudizio storico sul pontificato di Francesco. Come verrà ricordato in futuro?
Questo è il Papa che ha realizzato la chiesa dei poveri. Anche perché spesso in passato il rapporto con i poveri è stato delegato a istituzioni assistenziali. Francesco ha messo i poveri in mezzo alla chiesa, ha parlato di toccare i poveri, come esperienza pienamente umana e spirituale. Non è stato un Papa politico; eppure, la sua politica è stata quella della fraternità e del dialogo. Penso a quello stupendo documento che è “Fratelli tutti” un programma di affratellamento dei popoli e delle religioni. Una vera enciclica della pace. Se l’avessimo letta e ascoltata il mondo non sarebbe così in guerra. E poi il grande dialogo con le religioni. Quando è stato eletto il mondo cristiano era in grande difficoltà con l’Islam e invece Francesco è riuscito a costruire con il documento sulla fraternità tra cristiani e musulmani di Abu Dabi una piattaforma enorme. Poi ci sono stati altri momenti fondamentali con il mondo sciita come l’incontro con Al Sistani e con l’Imam di Al-Azhar. In un tempo faticosa e complicato Francesco è riuscito con l’islam ha costruire rapporti estremamente positivi. E non dimenticherei la sua fiducia nella medicina e nella scienza con la personale vaccinazione contro il covid. In quel tempo segnato dall’immagine che resterà per sempre di un Papa, sotto la pioggia, in una piazza San Pietro vuota, nella Pasqua 2020 di fronte a Gesù crocifisso.