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Ai Capitolini, in mostra la magnificenza dei Farnese


A Roma, fino al 18 maggio, in mostra a Villa Caffarelli la celebre collezione iniziata da Papa Paolo III. Un’occasione per vedere riuniti dopo secoli capolavori d’arte antica e rinascimentale, che descrivono una città in fermento e rinnovamento dopo il Sacco di Roma del 1527. Palazzo Farnese luogo di potere e di bellezza, con le sue celebri sculture riemerse dagli scavi archeologici, fu un vero museo che richiamò artisti, eruditi e molti visitatori

Maria Milvia Morciano – Città del Vaticano

È una mostra sontuosa quella che attende il visitatore negli spazi espositivi di Villa Caffarelli ai Musei capitolini, fino al 18 maggio. Sontuosa perché la fama, la qualità e il numero eccezionale di capolavori riuniti ed esposti insieme riflettono pienamente i fasti di una famiglia tra le più potenti del Rinascimento. “I Farnese nella Roma del Cinquecento. Origini e fortuna di una Collezione”. Più di centoquaranta capolavori tra sculture antiche, bronzi, dipinti, disegni, manoscritti, gemme e monete, ricomposti dopo secoli per mostrare una tra le più prestigiose raccolte di opere d’arte e reperti archeologici tra primi decenni del XVI secolo all’inizio del XVII.

La mostra, a cura di Claudio Parisi Presicce e Chiara Rabbi Bernard, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzata da Zètema Progetto Cultura in collaborazione con Civita Mostre e Musei.   

Prestigiosi enti prestatori

I maggiori contributi sono giunti da Napoli, città che custodisce nel Museo Archeologico Nazionale, nel Museo e Real Bosco di Capodimonte e nella Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” numerose opere appartenute alla Collezione Farnese. Preziosa è anche la collaborazione, tra gli altri, delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma – Galleria Corsini, della Galleria Borghese a Roma, delle Gallerie degli Uffizi, del Museo Nazionale del Bargello a Firenze, della Biblioteca Apostolica Vaticana e del Museo del Louvre di Parigi.


Raffaello e aiuti, Madonna del Divino Amore, 1516-1518, olio su tavola, 140 x 109 cm, © Museo e Real Bosco di Capodimonte, Napoli

Iniziata da Alessandro Farnese, asceso al soglio pontificio come Paolo III nel 1534, e ulteriormente arricchita dall’opera dei suoi nipoti, i cardinali Alessandro e Odoardo, la collezione Farnese fu tra le più celebri raccolte artistiche e archeologiche, che raccoglieva un grande numero di capolavori dell’arte antica. 

Nella prima metà del XVI secolo, la nascita e soprattutto lo sviluppo della collezione avvengono in un particolare contesto: la profonda e rapida trasformazione urbanistica di Roma, voluta e promossa da Papa Paolo III, dopo il tragico Sacco di Roma del 1527. In particolare, si deve al Papa Farnese l’iniziativa del grandioso rinnovamento di Piazza del Campidoglio, affidato a Michelangelo, con la collocazione della celebre statua in bronzo di Marco Aurelio, trasferita nel 1538 dalla Piazza del Laterano. E proprio alla fine del percorso espositivo, una sala è dedicata agli interventi urbanistici su Roma effettuati dal Pontefice in occasione del Giubileo del 1540. 

Ludovico Del Duca, Statua equestre di Marco Aurelio, 1580-1590, circa bronzo, h 28, cm. © Museo Nazionale del Bargello

Ludovico Del Duca, Statua equestre di Marco Aurelio, 1580-1590, circa bronzo, h 28, cm. © Museo Nazionale del Bargello

Se la passione che Paolo III nutriva per l’antichità, condivisa e incrementata poi dal nipote, il Gran Cardinale Alessandro, riportava Roma alla gloriosa epoca imperiale, il fatto che i Farnese acquisissero e collocassero un numero sempre più importante di capolavori antichi nel loro palazzo in Campo de’ Fiori, tra cui l’Ercole, il Toro e la Flora Farnese, rinvenuti tra il 1545 e il 1546 nel corso degli scavi nelle Terme di Caracalla, manifestava simbolicamente il potere che la Famiglia aveva assunto in quegli anni. Il costituirsi di un nucleo di opere così eccezionale rese Palazzo Farnese un vero museo che richiamava artisti a visitare e studiare le celebri sculture antiche. 

Già nel XVI secolo il palazzo, noto non solo per la sua maestosità architettonica, ma anche importante centro politico e sociale per la nobiltà e il clero, era inserito fra i luoghi più importanti di Roma, che le guide invitavano a visitare. In questo sviluppo ebbe un ruolo di rilievo anche Fulvio Orsini, erudito umanista ed antiquario, che si dedicò totalmente alla valorizzazione della raccolta e ne divenne il conservatore, il bibliotecario, l’antiquario e l’iconografo di alcuni importanti affreschi del Palazzo Farnese.

Claudio Parisi Presicce, sovrintendente capitolino ai Beni culturali, condivide con i media vaticani  le caratteristiche più salienti della mostra.  

Ascolta l’intervista a Claudio Parisi Presicce, sovrintendente capitolino ai beni culturali

Quali sono le ragioni della mostra? 

Nell’anno in cui si celebra il venticinquesimo Giubileo ordinario, abbiamo pensato fosse importante ricordare quello che è accaduto negli anni in cui si preparava il decimo Giubileo, cioè quello del 1550. La figura di Paolo III, capostipite della famiglia Farnese che ha avuto una grande importanza a Roma per tutto il XVI secolo, è il modo migliore per celebrarlo e per ospitare nei Musei Capitolini una mostra di questo significato. Paolo III è stato protagonista di un rinnovamento importante della città dal punto di vista urbanistico subito dopo il disastro provocato dall’invasione e dalle distruzioni dei Lanzichenecchi durante il cosiddetto sacco di Roma del 1527. La figura del Papa Farnese  coniuga l’aspetto legato al recupero, al risanamento e al rinnovamento della grandezza di Roma e parallelamente la costruzione di una capacità della famiglia Farnese di proporsi come simbolo di un rinnovato potere personale e individuale che si trasmette dinamicamente di padre in figlio, di figlio e nipote.  

Piero di Giovanni Bonaccorsi detto Perin del Vaga, Ritratto del Cardinale Alessandro Farnese, 1540-1547, olio su tavola, 51x48 cm. Gallerie Nazionali d'Arte Antica - Palazzo Corsini, Roma

Piero di Giovanni Bonaccorsi detto Perin del Vaga, Ritratto del Cardinale Alessandro Farnese, 1540-1547, olio su tavola, 51×48 cm. Gallerie Nazionali d’Arte Antica – Palazzo Corsini, Roma

Oltre a Papa Paolo III, ci sono altre figure importanti. Ci può parlare di qualcuna in particolare?

Il nipote del pontefice, Alessandro Farnese, detto il Gran Cardinale, proprio per il peso che ha avuto nella Chiesa del tempo, è stato un personaggio veramente importante e continuatore della visione del nonno che aveva immaginato di arricchire la propria residenza, il palazzo che oggi chiamiamo Palazzo Farnese, con sculture e opere d’arte che potessero dare prestigio alla famiglia, ma nello stesso tempo restituire a Roma quella magnificenza che discendeva dall’essere erede dell’antica Roma.

Il cardinale Alessandro Farnese, tra l’altro, lasciò un testamento che ai nostri giorni appare lungimirante. Un documento che intendeva scongiurare il rischio della dispersione della collezione…

Con quel testamento il cardinale aveva legato la collezione alla città di Roma destinandola con un fidocommisso alla famiglia stessa cioè al possesso da parte della famiglia. Purtroppo questo non è avvenuto, né rispetto al luogo, né rispetto alla proprietà, perché poi la famiglia si sarebbe estinta e sarebbero stati i Borboni ad averne cura e prendersi l’eredità. Infatti, le opere esposte,  ben più di centoquaranta, provengono da musei molto prestigiosi dell’Italia e dall’estero, quindi non solo Roma.

Secondo lei quali sono le opere più importanti tra quelle esposte?

In mostra abbiamo prestiti straordinari dai tre grandi complessi museali e biblioteche di Napoli che conservano la maggior parte delle opere. Dal Museo archeologico nazionale di Napoli provengono alcune delle sculture della collezione Farnese: sono quelle che Paolo III riuscì ad acquisire nella fase degli scavi che furono condotti nella Roma della prima metà del Cinquecento, in particolare alle Terme di Caracalla. Ricordiamo il famoso Ercole Farnese, una delle sculture più ammirate, più colossali che si siano conservate dell’antichità, o anche il toro Farnese con il supplizio di Dirce e la Flora Farnese. Sono sculture che hanno goduto di grande fortuna e che furono ammirate dai grandi artisti che venivano a Roma proprio per disegnarle, studiarle, capirne i segreti. Ci sono molte opere provenienti dal Real Bosco di Capodimonte che è stato il luogo dove sono state conservate altre opere di particolare significato della collezione originaria e anche di quella acquisita nella fase finale della raccolta. Tra questi, alcuni capolavori assoluti sono naturalmente il ritratto di Paolo III quando era ancora cardinale, opera di Raffaello, e il ritratto maturo di Tiziano, che ha fissato la sua iconografia rendendola immediatamente riconoscibile. Tantissime opere che erano state realizzate e acquisite appositamente per ornare la residenza di famiglia.

Il ritratto di Clovio che tiene in mano "Il libro delle Ore" da lui miniato e il manoscritto originale in mostra

Il ritratto di Clovio che tiene in mano “Il libro delle Ore” da lui miniato e il manoscritto originale in mostra

Ci sono manoscritti provenienti dalla Biblioteca nazionale “Vittorio Emanuele III” di Napoli che sono anch’essi prestiti eccezionali perché Paolo III e soprattutto i suoi eredi facevano realizzare dei manoscritti miniati appositamente per il loro studiolo. Questi ultimi dimostrano le dinamiche di relazione con gli intellettuali del tempo. Uno di essi era sicuramente Giulio Clovio un grande miniaturista che ha miniato il Libro delle Ore, una delle opere più straordinarie del tempo, acquisita all’inizio del Novecento dal Morgan Library di New York e che torna in Europa, in Italia, a Roma per la prima volta proprio in occasione di questa mostra. Un manoscritto che viene esposto accanto a un dipinto che raffigura appunto Clovio che lo tiene in mano. Quindi un grandissimo prestito che ci inorgoglisce e che in qualche modo rappresenta un unicum.

Dominikos Theotokopoulos detto El Greco, Ritratto di Giulio Clovio, 1571-1572, olio su tela, 62 x 84 cm. Su concessione del Ministero della Cultura – Museo e Real Bosco di Capodimonte

Dominikos Theotokopoulos detto El Greco, Ritratto di Giulio Clovio, 1571-1572, olio su tela, 62 x 84 cm. Su concessione del Ministero della Cultura – Museo e Real Bosco di Capodimonte

Libro d'ore miniato da Giulio Clovio

Libro d’ore miniato da Giulio Clovio

Proprio un gioco di specchi che si vede anche, per esempio, nei disegni dei Carracci e poi nella copia in scala degli affreschi del soffitto di Palazzo Farnese…

Abbiamo cercato di raccontare attraverso il percorso della mostra la magnificenza del Palazzo Farnese e tra queste naturalmente la galleria che fu affidata ai fratelli Carracci e di cui abbiamo una serie di disegni preparatori dovuti appunto agli artisti, che illustrano accanto a un’immagine fotografica riprodotta della volta della sala, tutte le caratteristiche delle figure divine che la ornavano, che discendono dalla Metamorfosi di Ovidio. I Carracci hanno in questo innovato il modo di rappresentare le figure divine, perché si sono allontanati dai modelli ideali precedenti, anche se naturalmente i modelli di Raffaello e di Michelangelo sono sempre presenti nello stile dei Carracci, ma hanno umanizzato i personaggi divini, introducendo questo carattere nuovo che li avvicina a personaggi della vita comune. E in questa raccolta di riproduzioni di disegni preparatori abbiamo ottenuto davvero un’eccezionale possibilità di comprendere quali sono stati i modi attraverso cui i Carracci raggiungevano i risultati ottenuti.

Allestimento con, oltre alle sculture antiche, i disegni dei Carraci e un grande tavolo con la riproduzione in scala degli affreschi della volta del salone di Palazzo Farnese

Allestimento con, oltre alle sculture antiche, i disegni dei Carraci e un grande tavolo con la riproduzione in scala degli affreschi della volta del salone di Palazzo Farnese

Disegni preparatori di Annibale Carracci

Disegni preparatori di Annibale Carracci

La collezione per i Farnese non è semplicemente espressione di amore per l’antico, per l’arte, ma proprio un manifesto simbolico per l’affermazione del proprio potere. È lo strumento attraverso il quale la famiglia cercò di consolidare il proprio prestigio nella Roma pontificia…

Indubbiamente la famiglia, attraverso l’acquisto, la committenza di opere d’arte affidate a grandi maestri come Tiziano, Domenichino e Raffaello stesso, era riuscita a trasformare la propria residenza in un luogo ammirato da tutti. È il luogo dove alcune persone, venendo a Roma, si recavano proprio come oggi ci si reca in un museo. Palazzo Farnese era anche il luogo dove gli intellettuali, gli studiosi, gli eruditi del tempo si riunivano per confrontarsi su testi antichi, su opere d’arte di recente ritrovamento. Una delle figure forse principali che affiancò il cardinale e in generale la famiglia nella seconda metà del XVI secolo fu Fulvio Orsini, un grande erudito, antiquario lui stesso, che consigliava e faceva da punto di riferimento per le acquisizioni delle opere d’arte della famiglia. Era un collezionista insuperabile di monete e di gemme che spesso costituivano il modello di riferimento e di ispirazione per i temi e i soggetti che venivano scelti nella decorazione del palazzo. Infatti, in mostra ci sono alcuni splendidi esempi di gemme, come la famosa gemma di Ercole al bivio che ispirò la volta del camerino dello studiolo che in seguito è diventato punto di riferimento simbolico di tutta la vicenda collezionistica della famiglia Farnese.

Cammeo con Ercole al bivio, Età rinascimentale, agata calcedonio 4,4 x 3,4 cm. Museo Archeologico Nazionale di Napoli Napoli

Cammeo con Ercole al bivio, Età rinascimentale, agata calcedonio 4,4 x 3,4 cm. Museo Archeologico Nazionale di Napoli Napoli

All’insegna dell’inclusività

L’esposizione rientra nell’iniziativa “#Amanotesa” (PNRR CAPUT MUNDI), finalizzata a favorire l’inclusione sociale attraverso l’incremento dell’offerta culturale. Inoltre, per avvicinare quanti vivono nelle periferie, è stato organizzato un servizio di mezzi pubblici gratuiti “che muova verso il cuore della città, perché tutti abbiano l’opportunità di frequentare mostre prestigiose come questa, e tutti gli altri eventi culturali. Perché tutti possano godere della straordinaria bellezza di Roma”, ha dichiarato l’assessore alla Cultura Massimiliano Smeriglio.

Locandina della mostra

Locandina della mostra



Dal sito Vatican News

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