Se n’è andato in punta di piedi, padre Angelo Lazzarotto, dopo una lunga e intensa vita dedicata alla missione e, in particolare, alla Cina. Nella casa di riposo del PIME a Rancio di Lecco, dove risiedeva da alcuni anni, gli stavano preparando una grande festa per i 100 anni, che avrebbe compiuto il 14 maggio. Ma padre Angelo se n’è andato l’altro ieri, quasi a schermirsi di tanta attenzione per lui: stamattina è stato celebrato il suo funerale, presieduto dal superiore generale dell’Istituto, padre Ferruccio Brambillasca.
Se n’è andato come aveva vissuto. «Un uomo umile, mite, operatore di pace, misericordioso», come l’ha ricordato il confratello e amico padre Gianni Criveller, nell’omelia della celebrazione. «Cordiale, rispettoso, sapeva interagire con tante persone, donne e uomini, senza discriminazione di idee, o fede religiosa, o appartenenza politica, o di sesso. Era un uomo umanamente molto gradevole e soprattutto mite». Quella sua mitezza, l’apertura costante al dialogo, la capacità di intessere rapporti sono stati anche la chiave del suo lungo servizio missionario. Trevigiano di Falzè di Piave, ordinato prete nel 1947, padre Lazzarotto era arrivato a Hong Kong nel 1956. Si è dedicato, a partire dagli anni Settanta, a riprendere i contatti con le istituzioni e i cattolici cinesi; per questo si era conquistato sul campo il titolo di membro di quella che scherzosamente fu chiamata la “banda dei quattro”, un piccolo gruppo di missionari-sinologi (oltre a padre Angelo c’erano il belga Jerome Heyndricks, il francese Jean Charbonnier e il polacco Roman Malek) che a partire dagli anni Settanta, ricominciarono le relazioni con quanto rimaneva della Chiesa cattolica in Cina, dopo gli anni bui della persecuzione maoista e della “rivoluzione culturale”.
Nel 1980 Lazzarotto è stato tra i fondatori dell’Holy Spirit Study Centre di Hong Kong, a lungo il centro più informato sulla Chiesa cattolica in Cina. E per il resto della vita ha scritto moltissimo, sia libri sia articoli per varie testate (in primis “Mondo e Missione” e “AsiaNews”) per far conoscere in Occidente la realtà della Cina, del suo popolo, della sua cultura. Il suo ultimo libro, pubblicato nel 2019, era intitolato “Un forte impegno per il Vangelo in Cina”. L’autore, beninteso, non attribuiva a sé quelle parole, bensì a un suo grande amico, il senatore italiano Vittorino Colombo, grazie al quale egli stesso alla fine degli anni Settanta, con le prime aperture di Den Xiaoping, aveva potuto compiere i suoi primi viaggi nella Repubblica popolare cinese.
Non è esagerato affermare che, con il suo stile discreto e un approccio all’altro intellettualmente onesto, Lazzarotto si sia mosso sulla scia del grande gesuita Matteo Ricci, che per tutta la vita ha puntato sulla via dell’amicizia e del dialogo. Nel 2010, in occasione del suo 85mo compleanno, una trentina di studiosi di tutto il mondo contribuirono alla realizzazione di una Festschrift, un volume in onore di padre Angelo, pubblicato in Germania da Monumenta Serica. A chi scrive fu assegnato l’incarico di una lunga intervista, dalla quale è stato tratto un ampio profilo biografico che compare nel volume e dal quale, ancora una volta, emerge il profilo di un uomo totalmente dedito alla causa della missione e del Vangelo ma, al contempo, capace di dialogare con chi credente non è, di intrecciare relazioni con alti funzionari del Partito comunista e prestigiose autorità accademiche, oltre che con vescovi, preti e semplici fedeli della Chiesa in Cina.
Ecco spiegato perché, in un messaggio indirizzato al PIME, oggi il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, afferma che «padre Lazzarotto è stato un pioniere dei contatti con la Cina. Sono sicuro che, da presso Dio, intercederà per tutti coloro che, sulle sue orme, cercano di consolidare i rapporti di conoscenza e di amicizia con quel grande Paese». Nell’omelia dei funerali padre Criveller ha rievocato i numerosi viaggi compiuti in Cina con padre Angelo, che non mancava di iniziare la giornata con una Messa celebrata in segreto, a orari antelucani e in albergo, e di finirla con dettagliate relazioni degli incontri e delle visite effettuate, che poi diventavano lunghi rapporti e preziose lettere agli uffici competenti della Santa Sede. «Aveva creato una rete enorme di contatti, ai quali scriveva molte lettere. Ho imparato tanto su questo punto da lui e gli sono riconoscente perché con generosità ha condiviso la preziosa rete che con anni di paziente tessitura era riuscito a costruire e ricostruire». Proprio come Matteo Ricci, maestro e modello di padre Lazzarotto e di tanti missionari che hanno operato nel “Regno di mezzo”.