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A Roma la Via Crucis dei bambini in una struttura residenziale psichiatrica


Nella parrocchia romana di Santa Silvia, nel quartiere Portuense, i bimbi che frequentano il catechismo hanno animato le 14 stazioni all’interno di “Villa Giuseppina”, struttura residenziale psichiatrica che ospita anche una Rsa. Il parroco don Alfio Tirrò ha salutato i piccoli chiedendo un piccolo impegno “senza parole”: stare vicino a chi fatica a credere in Gesù perché “sarà Lui stesso ad avvicinarsi”

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Abbiamo camminato con Gesù e Gesù ha camminato con noi. Anzi, sapete qual è la verità, bambini? Che è sempre così. Gesù cammina sempre con noi

Sono parole semplici, chiare, quasi un dono da accogliere quelle che don Alfio Tirrò, parroco della chiesa di Santa Silvia nel quartiere romano di Portuense, ha scelto per concludere la Via Crucis che si è svolta lo scorso venerdì, 4 aprile, animata dai bambini del catechismo, all’interno di Villa Giuseppina, ex casa di Cura neuropsichiatrica privata dei primi del ‘900 e attualmente struttura residenziale psichiatrica che ospita anche una Rsa. 

Gesù ha camminato con i piccoli in un luogo curato, assolato, dagli alberi alti, dove ci sono tante panchine per sedersi e ammirare la vita che riprende a fiorire. Un luogo che ospita però anche il dolore di persone che vivono una sofferenza psichiatrica accanto agli anziani che, come dice spesso Papa Francesco, sono vittime della cultura dello scarto. Lì dentro, ha spiegato don Alfio, tutte le cose superflue della vita sono state gettate via e quel fare spazio permette di arrivare alla verità: “Villa Giuseppina è preziosa perché si incontrano solo persone vere. Questa Via Crucis – ha aggiunto – la faremo con gli occhi, con le orecchie, con i piedi, perché tutto quello che vivremo è un dono di altre persone bellissime, che sono i nostri bambini”.


Villa Giuseppina, luogo della Via Crucis dei bambini di Santa Silvia

Le domande importanti

In ogni stazione che accompagna il Calvario di Gesù, i bambini hanno offerto un segno, una chiave di lettura alle domande che le coccinelle e i lupetti degli scout hanno messo a punto. “Qual è la più grande sofferenza? Portare la croce o vedere tua madre che non poteva fare nulla?”; “Perché non reagisci?”; “Quanto dolore provi?”: “Perché sei morto per noi?”. Domande importanti, che spiazzano alle quali è difficile dare una risposta ma che aprono a riflessioni e preghiere, come la richiesta di “accorgerci se qualcuno attorno a noi è in difficoltà”, “a risollevarci quando cadiamo”, “a non essere rami secchi ma vivi e pieni di vita vera con il dono della misericordia”.

Simboli

I segni che i bambini hanno mostrato erano cartelli con le piaghe del mondo, con un cuore rosso per indicare gli scartati di questa terra: profughi, poveri, malati e anziani. C’era un abbraccio corale sotto la Croce, vasetti di semi che con le parole di Gesù si trasformano in tanti fili d’erba, c’erano rose offerte alle donne che soffrono e che sono vittime di violenza o scene di vita quotidiana che si intrecciano con la morte di Gesù.

I genitori coinvolti nella Via Crucis

I genitori coinvolti nella Via Crucis

Madre mia, fiducia mia

I bambini hanno camminato nella storia del Nazareno con partecipazione, a volte anche rumorosa, con impegno nel rendere bene la propria stazione, guardando con stupore quello che fanno gli amici di altri gruppi e con silenzio dinanzi al dolore di Gesù. L’approdo è stata la grotta di Lourdes, sotto lo sguardo di Maria, “l’altra grande compagna di viaggio”, ha sottolineato don Alfio. Si è recitato l’Ave Maria, si è pregato per affidare le preoccupazioni, le sofferenze e l’abbandono ma anche per ringraziare di quell’abbraccio di comunità nel quale i bambini si sono sentiti affidati e protetti. Il parroco ha chiesto loro di prendere un piccolo impegno “per aiutarci a vicenda”.

Le domande a Gesù

“Quando siamo più tristi, più arrabbiati, più delusi, quando abbiamo più paura – ha concluso don Alfio – è lì, in quel momento, che dobbiamo ricordarci che Gesù non ci ha lasciati soli, perché le cose brutte accadono, ma poi passano. Quando vediamo qualcuno che è triste, che è arrabbiato, che è deluso, che è ferito, che sta piangendo, quando vediamo qualcuno che fa fatica a credere a Gesù, anzi, magari gli sentiamo dire: ‘Gesù ma dove sei?’. Prendiamo l’impegno, senza parole, di stare vicino a quella persona e sarà Gesù ad avvicinarsi”.

La Via Crucis si è conclusa così con l’invocazione quasi gridata dai bambini: “Madre mia, fiducia mia”. Hanno poi corso verso l’uscita, alcuni guardando in su verso le finestre chiuse di Villa Giuseppina, magari qualcuno degli ospiti è riuscito ad intravedere quell’umanità variegata da cui forse in passato si è sentito rifiutato. Da quella finestra invece, in un venerdì di luce pasquale, non si è sentito distante dal mondo ma partecipe del camminare insieme avendo come compagno di viaggio Gesù.

Photogallery

La Via Crucis dei bambini di Santa Silvia



Dal sito Vatican News

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