Audentes fortuna iuvat, il destino aiuta chi osa. E Filippo Volandri, capitano non giocatore dell’Italia di Davis, ha certo osato schierando in doppio due singolaristi come Jannik Sinner e Matteo Berrettini contro la coppia argentina specialista del doppio, molto rodata, e ancora di più nel farlo contro cabala, dopo che altre due squadre favorite (Stati Uniti e Spagna) avevano provato invano a salvarsi proprio compiendo quella stessa mossa. Poteva essere un azzardo, forse lo è stato: Sinner e Berrettini in doppio insieme non hanno praticamente mai giocato, erano giusto stati “provati” in allenamento, mentre la coppia Bolelli-Vavassori è un doppio affiatato e rodato.
La giornata in salita aveva mischiato le carte: la giornata nera di Lorenzo Musetti aveva caricato l’Italia, sotto 1-0, sulle spalle di Sinner. Vincere il secondo singolare e vincere il doppio, o andare a casa, tertium non datur. Si è deciso in corsa dopo il secondo singolare liquidato in 6-2, 6-1 in un’ora e dieci da un Sinner non nel pieno dei giri (tanti errori).
Dopo, tutti insieme hanno deciso di sparigliare, sapevano quello che tutti abbiamo visto alla fine nel sorriso che a Sinner non vedevamo da tanto (nemmeno a Torino, dopo avere stravinto la cosa più importante, aveva sorriso così): c’è tra Sinner e Berrettini un affiatamento umano, personale, che va oltre l’abitudine del campo, che può compensare la consuetudine a dividerselo che non c’è: i due si stimano ma non solo, sono amici.
Quando Berrettini era in crisi per i troppi infortuni Sinner lontano dai riflettori c’è stato, è stato lo stesso Berrettini a raccontare il retroscena che c’era dietro l’altro abbraccio si sono scambiati quel giorno in abito scuro davanti al Quirinale. Berrettini lo scorso anno in finale di Davis pur non potendo giocare era corso a tifare: non era facciata, la facciata di quando ci si inventa squadra da uno sport individuale dove ognuno pensa per sé (vedi Vezzali-Di Francisca), c’era un’autenticità sostenuta da una promessa da mantenere. A Coppa Davis 2024 vinta Sinner aveva detto all’amico Matteo infortunato: «l’anno prossimo la vinciamo insieme». E così è stato, ieri sera: rimettersi in sesto, trovarsi, rischiare, prendersi la responsabilità, giocarsela, anche un po’ improvvisando, con l’idea di divertirsi insieme, sperando di portare il risultato come corollario.
È andata così e s’è visto: quell’abbraccio finale, sorridente, autentico, vero sarà l’immagine della Coppa Davis 2025 comunque vada a finire: c’è strada da fare l’Australia in semifinale, una finale dopo se tutto va bene con la vincente tra Olanda e Germania. Bisogna fare in modo che Musetti non si abbatta, capire chi andrà a giocarsi i prossimi due singolari, calcolare se ci sarà abbastanza energia per far sì che la squadra vincente Sinner-Berrettini non si cambi. Ma intanto godiamoci questa bella immagine di sport e di amicizia.