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Il Papa ai giovani: “Non siate pensionati della vita”

«È un giovane come voi che ha testimoniato con la vita la gioia del Vangelo. Vi invito a conoscerlo e imitare la sua coerenza e il suo coraggio, la sua gioia». Papa Francesco affida i giovani «al beato Pier Giorgio Frassati. Io da bambino avevo sentito parlare di lui, perché il mio papà era membro dell’Azione Cattolica», chiosa. Incontrando i membri del Consiglio nazionale dei giovani, a venti anni dalla nascita dell’organismo, sprona a «continuare a impegnarsi con fiducia, prima che la gioventù se ne vada». Parla del tema del Giubileo, della «speranza che non delude» e rivela che gli ha fatto «piacere leggere dalla vostra “Quarta Rilevazione dell’Indice di Fiducia” che la speranza è l’atteggiamento interiore in cui i giovani italiani oggi si riconoscono di più. Incontriamo spesso persone sfiduciate perché guardano al futuro con scetticismo e pessimismo. Quelle persone dalla faccia lunga, così… il pessimismo.  È importante dunque sapere che i giovani italiani sanno essere artigiani di speranza perché sono capaci di sognare. Per favore, non perdere la capacità di sognare: quando un giovane perde questa capacità, non dico che diventa vecchio, no, perché i vecchi sognano. Diventa un “pensionato della vita”. È molto brutto. Per favore, giovani, non siate “pensionati della vita”, e non lasciatevi rubare la speranza! Mai! La speranza non delude mai!».

Inoltre, ricorda il Pontefice, «nel dialogo con le istituzioni, voi siete l’organo consultivo chiamato a rappresentare il mondo giovanile a livello locale, nazionale ed europeo. E a tale scopo dovete promuovere la partecipazione attiva dei giovani, facendo “rete” tra le molte realtà associative ispirate a valori quali la solidarietà e l’inclusione. Facendo “rete”, ma anche facendo “chiasso”. È molto importante. In questo compito – di fare “rete” e di fare “chiasso” – vi invito ad essere voce di tutti, specialmente di chi non ha voce. E oggi c’è tanta gente che non ha voce, tanti esclusi, non solo socialmente, per i problemi di povertà, mancanza di educazione, dittatura della droga… ma anche di coloro che non sanno sognare. Fare “rete” per sognare, e non perdere questa capacità. Sognare».

I giovani sono chiamati a molte sfide: «La dignità del lavoro, la famiglia, l’istruzione, l’impegno civico, la cura del creato e le nuove tecnologie. L’aumento di atti di violenza e di autolesionismo, fino al gesto più estremo di togliersi la vita, sono segni di un disagio preoccupante e complesso. Voi sapete che, nel mondo, i suicidi giovanili non si pubblicano tutti, si nascondono. È un cambiamento d’epoca, una metamorfosi non solo culturale ma anche antropologica. Per questo è fondamentale un cammino educativo che coinvolga tutti. Posso dire che serve un “villaggio dell’educazione” dove, nella diversità, si condivida l’impegno a generare una rete di relazioni umane e aperte. Serve un patto, un’alleanza, tra coloro che desiderano mettere al centro la persona e, allo stesso tempo, sono disposti a investire nuove energie per la formazione di chi sarà al servizio della comunità».

E ancora i giovani sono «chiamati ad essere testimoni della bellezza e della novità della vita. C’è una bellezza che va al di là dell’apparenza: è quella di ogni uomo e ogni donna che vivono con amore la loro vocazione personale, nel servizio disinteressato alla comunità, nel lavoro generoso per la felicità della famiglia, nell’impegno gratuito per far crescere l’amicizia sociale. Scoprire, mostrare e mettere in risalto questa bellezza significa porre le basi della solidarietà sociale e della cultura dell’incontro. Il vostro servizio disinteressato per la verità e la libertà, per la giustizia e la pace, per la famiglia e la politica è il contributo più bello e più necessario che potete offrire alle istituzioni per la costruzione di una società nuova. E questo non si fa con le idee, si fa con le capacità umane, tutte le nostre capacità, senza dimenticare gli “estremi” della vita».

Prima di salutarli il Papa lascia due domande: a chi ha già figli chiede se sanno giocare con i bambini, «E poi, un’altra domanda: voi siete capaci di accarezzare un anziano? Giocare con i bambini e accarezzare i vecchi. E oggi, nella nostra cultura, i bambini si lasciano crescere da soli, senza tenerezza, e i vecchi si mandano alle case di riposo, perché muoiano lì… Dobbiamo cambiare: giocare con i bambini e accarezzare i vecchi. E questo farà che la vostra gioventù sia feconda. Non dimenticate questo: bambini e vecchi». Ricordando sempre che «Dio ti ama» e che di fronte alle sfide e alle difficoltà non bisogna temere di attraversare i conflitti. «I conflitti ci fanno crescere. Ma non dimenticate che il conflitto è come un labirinto: dal labirinto non si può uscire da soli, si esce in compagnia di un altro che ci aiuti. Primo. E dal labirinto si esce dall’alto. Lasciatevi aiutare dagli altri. E sempre guardare in alto perché la vita non sia un giro labirintico, che uccide la gioventù. Invecchiare in un labirinto è invecchiare nei valori superficiali. È triste vedere un uomo o una donna, giovane, che vive la sua vita nella superficialità. È molto triste…  Serve, nella vostra vita – anche per attraversare i conflitti – serve la pazienza di trasformarli in capacità di ascolto, di riconoscimento dell’altro, di crescita reciproca. Provare a superare i conflitti è il segno che abbiamo puntato più in alto, più in alto dei nostri interessi particolari, per uscire dalle sabbie mobili dell’inimicizia sociale. Andate avanti nel vostro servizio: cercare, custodire e portare la voce e la speranza dei giovani italiani nelle sedi istituzionali per partecipare insieme al bene comune».





Dal sito Famiglia Cristiana

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