Attese diecimila persone, tra oggi e domani, per l’evento dell’Anno Santo rivolto alle persone con disabilità. La messa in San Paolo fuori le Mura, la catechesi dell’arcivescovo Fisichella in Piazza San Pietro, la grande festa ai Giardini di Castel Sant’Angelo con musica e atleti, storie e testimonianze. Su “La via della speranza” gli stand su iniziative ed esperienze
Lorena Leonardi e Daniele Piccini – Città del Vaticano
Non “loro” e “noi”. Non solo “inclusione” ma autentica esperienza di “fraternità” e “comunione”. Ancora, da semplici destinatari del messaggio evangelico a veri “testimoni”. Il magistero di Papa Francesco sui disabili sembra aver assunto una concretezza più che mai tangibile stamani, quando piazza Pia si è risvegliata con un volto nuovo. Gli stand bianchi a puntellare via della Conciliazione fino a piazza San Pietro inaugurano un nuovo appuntamento dell’Anno Santo.
In attesa di 10 mila pellegrini
Lungo “Le vie della speranza” – così si chiamano i piccoli gazebo che raccontano esperienze e iniziative a supporto delle persone con disabilità, dalla scuola allo sport – passeggeranno in occasione del Giubileo dedicato alle persone con disabilità, tra oggi e domani, 28 e 29 aprile, i circa diecimila pellegrini attesi a Roma, tra cui anche famigliari e accompagnatori da oltre 90 Paesi del mondo.
Il programma del Giubileo
Sin dalla prima mattinata gruppi di disabili si sono messi in cammino dietro la Croce giubilare per oltrepassare la Porta Santa della basilica Vaticana. Nel frattempo, a San Giovanni Battista dei Fiorentini sacerdoti confessori formati per l’accoglienza di persone con disabilità sono a disposizione per quanti desiderano riconciliarsi.
Il programma dell’appuntamento giubilare è ricco: oggi pomeriggio alle 17, presiede la messa nella Basilica di San Paolo fuori le mura l’arcivescovo presidente responsabile del Giubileo, Rino Fisichella. Il quale, domani alle 11, terrà in piazza San Pietro una catechesi cui seguiranno testimonianze di persone con disabilità. Ai Giardini di Castel Sant’Angelo, dalle 15, i pellegrini vivranno un pomeriggio di festa con musica, esibizioni di band formate da persone con disabilità, interventi di atleti paralimpici e artisti. Tutti gli eventi e le celebrazioni prevedono la traduzione in lingua dei segni italiana e internazionale.
In cerca della strada migliore
Da Salerno arrivano i membri di “Insieme possiamo”, associazione nata due anni fa su iniziativa di un gruppo di genitori di ragazzi con varie disabilità, prevalentemente intellettive. Una comunità dove i ragazzi possono stare insieme, impiegando il tempo con lavori manuali e creativi: fanno esperienza di vita comunitaria, coltivano un orto. “Cerchiamo di capire quale sia la strada migliore per i nostri figli”, sottolinea Maddalena, mamma di Massimiliano, 26 anni, “contento di essere qui”.
Guarda il palco allestito in piazza Pia e sogna di salirci Angelo, 29 anni, cappellino con visiera calata sugli occhi: “Voglio fare il rapper”, confida, “e il mio mito è Capo Plaza”. “Si è appassionato alla musica dopo aver seguito un corso”, spiega la madre, ed è chiaro come anche una piccola scintilla possa accendere un sogno.
La paura del “dopo di noi”
Si riconoscono figlie che spingono madri, ma più spesso si scorgono padri chini sulle carrozzine di figli adulti, ricurvi di un peso insostenibile per un genitore. Il problema – emerge quasi sempre dopo le prime chiacchiere – è il “dopo di noi”, l’angoscia di immaginare il futuro per un figlio che non è nelle condizioni di provvedere a sé stesso in modo autonomo.
Parte del mondo e della Chiesa
Laddove il welfare non arriva, ci sono le associazioni. Lo spiega bene, dalla sua sedia a rotelle, la 35 enne Antonietta Pantoni, fin da bambina membro di “Fede e Luce”, associazione che mira all’inserimento dei ragazzi disabili nella società. “Per noi era difficile già lasciare l’istituto in cui viviamo, invece adesso possiamo andare al cinema e in pizzeria. Siamo qui per trasmettere il messaggio di Papa Francesco sull’inclusione dei disabili. È tutto mosso dall’amore, e noi facciamo parte del mondo e della Chiesa”.
L’emozione e la speranza
Poco più in là, Maria Giovanna, da Modica, spinge il marito Orazio: sono partiti dalla Sicilia ieri mattina, con un gruppo di circa 50 disabili. Sposati da 43 anni, negli ultimi tredici Maria Giovanna ha tenacemente affiancato il suo sposo costretto sulla carrozzina. Mentre la donna si dichiara “emozionata” per il suo primo Giubileo, Orazio non può trattenere le lacrime quando racconta che al passaggio della Porta Santa affida la speranza della guarigione.
Attraversa la strada una mamma bionda, spinge su una poltrona polifunzionale il figlio adolescente, gravemente disabile. Sulle gambe del ragazzino, seduta con naturalezza, si fa trasportare anche la sorellina, regalando un affresco di eccezionale leggerezza.
Fragili e felici
Mossi “dalla fede” e dall’invito del Papa, “valido anche se non è più qui fisicamente con noi”, da Rosà, vicino Bassano del Grappa, arriva un gruppo di pellegrini: sono ospiti e lavoratori dell’Istituto Palazzolo, realtà gestita dalle Suore delle Poverelle. “La fragilità non ha solo a che fare con le sedie a rotelle e, se ci pensiamo, di principio non c’è nulla che vieti alle persone con disabilità di fare quello che vogliono”, riflette la coordinatrice Maria Lucia, “serve soltanto essere accolti e amati da qualcuno che li aiuta”. Il viaggio a Roma, la confessione, il passaggio dalla Porta Santa: tutte tappe, continua, “che hanno reso i nostri amici disabili felicissimi. Credo che a volte noi cosiddette persone normodotate non sappiamo cosa sia la felicità vera”.