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La forza del volontariato nella società, presentata la ricerca “NOI+”

Presentata a Roma l’indagine Caritas he ha coinvolto quasi diecimila ragazzi e ragazze in tutta Italia. Don Pagniello: “Animati dal desiderio di fare qualcosa per la propria comunità”

Francesco Ricupero – Città del Vaticano

“I volontari non solo sono spesso capaci di operare bene, ma sono anche consapevoli di ciò che può far crescere la società in umanità e nella prospettiva del bene comune”: è quanto ha affermato, lunedì mattina, don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana nel corso della presentazione della ricerca sulle competenze dei volontari italiani nata dall’indagine “NOI+. Valorizza te stesso, valorizzi il volontariato” promossa da Forum Terzo Settore e Caritas Italiana, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre. All’evento ha preso parte, tra gli altri, il viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Teresa Bellucci.

Agenti di cambiamento

Tra gli aspetti che sono emersi dalla ricerca, il volontariato viene considerato innanzitutto una pratica di solidarietà ma, per chi ne fa esperienza, è anche un luogo di formazione, crescita personale e apprendimento costante. I volontari percepiscono di essere agenti di cambiamento e ritengono che la loro attività abbia un impatto rilevante sia sulla realtà circostante che su sé stessi. “Dare piena attuazione alle normative che promuovono lo sviluppo del servizio volontario – ha aggiunto don Pagniello – va a beneficio di tutti, a cominciare dalle pubbliche istituzioni più vicine ai cittadini”.

Coinvolti diecimila volontari

L’indagine NOI+, che ha coinvolto circa diecimila volontari in tutta Italia, ha rilevato che la motivazione principale che spinge a fare volontariato è quella di offrire un contributo alla comunità (87,6 per cento) ma, soprattutto tra i più giovani, assume particolare importanza la possibilità di sviluppare i propri punti di forza e l’opportunità di arricchimento professionale. Oltre la metà dei volontari ritiene che il proprio impegno abbia un forte impatto nel modificare la realtà e più del 75 per cento afferma che fare volontariato ha cambiato profondamente il proprio modo di pensare. Inoltre, lo studio si è concentrato sull’impatto formativo del volontariato, mettendo in luce come l’impegno solidale favorisca lo sviluppo delle cosiddette “soft skills”, come le competenze personali, sociali e civiche: oltre il 50 per cento degli intervistati le mette in campo sempre o spesso durante la propria attività volontaria.

A sostegno delle comunità

La gran parte dei volontari italiani svolge, durante l’impegno solidale, svariate competenze trasversali, come la capacità di collaborare, gestire le proprie emozioni e i conflitti, sviluppare pensiero critico, apprendere lungo tutte le fasi della vita, affrontare i cambiamenti. “Dalla ricerca – prosegue il direttore di Caritas Italiana – emerge come i volontari siano animati dal desiderio di fare qualcosa per la propria comunità”. Si tratta di un dato assai confortante in un momento storico segnato dall’individualismo e dall’indifferenza. “I volontari e le volontarie, sono anche consapevoli di dare con il loro impegno un contributo efficace al cambiamento in meglio della società nel suo complesso. Un cambiamento che parte dalla loro stessa crescita personale. Anche questo – conclude Pagniello – ci parla del volontariato, e dei volontari, come una delle risorse più preziose del nostro Paese”.
 



Dal sito Vatican News

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